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 2013  gennaio 03 Giovedì calendario

DALLE IMPOSTE A RUBY: PROMESSE E SMENTITE NELLO SHOW DEL CAVALIERE

[Intervista a Sky:“Io premier? Non è detto”] –
Col consueto approccio da allegro ganassa («Sono la persona più democratica che esista, non so dare ordini»; «sono l’italiano più europeista che si possa incontrare»; «io purtroppo sono uno completo»; «io, col solito spirito di generosità...»), Silvio Berlusconi si è sudato un’altra tappa della sua travolgente tournée. Stavolta a Sky per un’intervista con Gianluca Semprini («questa televisione l’ho fondata io», ha detto andandosene, e ricordando le origini di Tele+ ), nella quale l’ex e aspirante premier ha dimostrato - ce ne fosse bisogno - che la campagna elettorale è la sua cuccagna. Se lo stato di forma del capo è intuibile dalla quantità ed effervescenza delle simpatiche frottole che racconta, ieri era davvero su di giri. «Non ho mai promesso la riduzione delle tasse al 33 per cento» è stato il gioiello di giornata e persino inatteso, poiché è un tema infine accantonato dopo i fasti del ’94 (8 marzo, «se un italiano pagasse non il 30, ma il 33 per cento di quanto guadagna, sono convinto che avrebbe meno interesse a evadere e globalmente il gettito fiscale avrebbe un incremento»), del 2003 (14 novembre, «vogliamo ridurre entro il 2006 le aliquote delle imposte personali sul reddito al 23 e al 33 per cento») e del 2008 (31 marzo, «raggiungere il traguardo di aliquote al 33 per cento è possibilissimo»). A seguire un’inedita precisazione sul caso Ruby, da lui mai qualificata come nipote di Hosni Mubarak, piuttosto come «figlia di una famiglia vicina come grado di parentela al presidente egiziano»; una formula piuttosto farraginosa e contrastante con il virgolettato a verbale, e subito diffuso ieri pomeriggio dal Post.it, secondo cui Berlusconi al telefono con la questura di Milano disse che la ragazza gli era «stata segnalata come la nipote del presidente Mubarak».

Sono bazzecole. Berlusconi è così. Si scorda, precisa, aggiunge e leva da vent’anni. Lo si è fatto per spiegare, appunto, che la corsa è partita e lui si sta caricando e sgomiterà, e ieri ha sgomitato. Giura che i sondaggi gli danno fiato, forse proprio perché ha la forza d’animo di andare in tv a promettere che abbasserà le tasse, pur senza specificare la soglia, stavolta, e perché «io ho sempre mantenuto le mie promesse», per esempio creando non un milione, ma un milione e mezzo di posti di lavoro; e dunque si dimezzeranno i parlamentari, si semplificherà la macchina statale, la Carta, i regolamenti eccetera. Rivolterà il paese, lo cambierà da cima a fondo, anche se purtroppo non è nemmeno riuscito a cambiare il nome al Pdl «acronimo che non commuove» - e il resto del mondo si ostina a non pronunciare un più vibrante «Popolo della libertà»; è il tempo che manca, altro che il quid, anche ad Angelino Alfano «per farsi conoscere meglio». Il solito stordente prestigiatore, per cui macché bunga bunga, Nicole Minetti doveva portare gli ospiti stranieri in giro per la Lombardia a mostrargli le bellezze architettoniche (ehm...); il prestigiatore inafferrabile che non coglie l’ambiguità della frase «io sono sempre stato antipolitico», ed è in tale slancio da coniare il neologismo «mascalzonaggine». È lì perché lì ci sono «i comunisti» - termine però pronunciato una sola volta perché di sapore annacquato - e ci sono i magistrati alla Antonio Ingroia e per non dir di Beppe Grillo. È lì perché Monti non ha accettato di riunificare i moderati, ruolo che lui gli aveva offerto. È lì perché Monti ha invece accettato di fare il leaderino del centrino, motivo per cui ha tradito la parola data al presidente della Repubblica e al paese. Nemmeno gli occasionali cedimenti della logica sanno fermare questo settantaseienne, il quale nemmeno esclude che - chissà, boh... - non sarà lui il candidato premier, ma soltanto il leader della coalizione, in un’imprevedibile atto di filologia costituzionale. Vi pare che uno così traboccante dicesse di no all’invito di tornare a Sky per il confronto con gli altri candidati? «Ben volentieri. Ma se ritenete, torno anche da solo».