Roberto Bertinetti, Il Messaggero 3/1/2013, 3 gennaio 2013
LA SCOPERTA DEL METRO’
Quando venne inaugurato il primo tratto, il 10 gennaio 1863, il Times commentò: “Crediamo sia un insulto al buon senso comune pensare davvero che la gente possa mai preferire lasciarsi trasportare attraverso il fetido sottosuolo, in mezzo a un’oscurità che si può toccare con mano e a pericoli di ogni tipo”. Gli abitanti della capitale, però, si mostrarono di avviso diverso e la Metropolitan Railway divenne subito popolare: un secolo e mezzo fa collegava appena due stazioni (Paddington e King’s Cross), negli anni seguenti si sarebbe spinta sino a South Kensington e a Mansion House, racchiudendo il cuore della metropoli all’interno del cerchio che è oggi, appunto, la Circle Line. Con quattrocento chilometri di binari, duecentosettanta stazioni e tre milioni e mezzo di utenti in media al giorno, l’underground celebra l’anniversario e progetta il futuro immaginando un’ulteriore espansione che le assicuri una leadership europea del settore, a dispetto dei fastidiosissimi disagi che i permanenti lavori in corso garantiscono ai pazienti passeggeri. Il progetto dei trasporti sotterranei, che nessuno in precedenza aveva immaginato al mondo, fu accettato a fatica in epoca vittoriana. Si temeva, infatti, che il traffico sovrastante, avrebbe fatto franare le gallerie, che le case sarebbero crollate a causa degli scavi. Molti catastrofisti si spinsero addirittura a prevedere la morte dei temerari passeggeri a causa delle esalazioni del vapore delle locomotive.
IL SUCCESSO
Al contrario, il successo fu immediato. Il 10 gennaio 1863, narrano le cronache, “la folla agli ingressi era fitta come quella di un teatro al debutto di un attore tra i più popolari”. Di fatto, sottolinea Peter Ackroyd in London Under, si trattava di un vero e proprio spettacolo, con vagoni che sparivano per incanto sotto la superficie della terra come demoni in una pantomima, soddisfacendo così l’insaziabile fama di sensazionalismo dei londinesi e la loro idolatria del progresso.
L’attuale rete inizia a prendere forma compiuta a fine Ottocento, quando cambia anche il sistema di scavo: al posto del pionieristico “tagli e ricopri”, che non permette grandi profondità, gli ingegneri introducono il traforo, in inglese “tunnelling shield”, ovvero il “tube”, da cui il nomignolo con il quale è universalmente nota. L’espansione è continua: nel 1900 la Central Line, quindi Bakerloo Line e Piccadilly Line nel 1906 e un anno più tardi Northern Line, sempre con vetture senza finestrini visto che, si afferma, al buio c’è ben poco da vedere. Il prototipo della popolarissima mappa ancora oggi utilizzata risale all’inizio degli anni Trenta. A realizzarla è Harry Beck, un tecnico dell’azienda, che si ispira allo schema di un impianto elettrico. In precedenza si seguivano fedelmente i percorsi: troppe curve, un mare di complicazioni, un rompicapo per cambiare linea. Da Beck il colpo di genio, definito dallo storico Eric Hobsbawm «una delle migliori opere d’avanguardia tra le due guerre», con il risultato di raddoppiare il numero dei passeggeri.
IL RIFUGIO
Durante il periodo peggiore del secondo conflitto mondiale, con Londra martoriata dai bombardamenti dai bombardamenti aerei tedeschi, diventa un protettivo rifugio. I cittadini si raccolgono la sera nelle stazioni (aperte sino alla mezzanotte), poi quando vengono cacciati la rabbia esplode silenziosa e le autorità permettono loro di restare senza limiti. Pagando un biglietto, naturalmente. Simbolico, ma nel rispetto delle regole. Sacro agli inglesi. Chi ha ricostruito storie e leggende della metropolitana più antica al mondo afferma che le linee hanno particolari connessioni mentali: la Northner trasmette disperazione, la Central energia, la Circle gusto per l’avventura. Tutte, secondo lo scrittore G. K. Chesterton, “ci fanno sperimentare la millenaria magia di Londra e, a chi sa percepirle, offrono testimonianze del continuo dialogo tra passato e presente”. Ci sono racconti di spiriti o di strane presenze nelle sue profondità. Certamente esistono stazioni fantasma con marciapiedi in disuso, tabelloni e manifesti quasi privi di colore. Ne restano, pare, circa quaranta, silenziose e invisibili. A queste va aggiunta quella di Walford East, che i turisti cercheranno invano sulla mappa perché è stata costruita in uno studio e serve soltanto i protagonisti della popolare serie tv Eastenders, un’autentica icona della cultura popolare contemporanea. A fermare la metropolitana di Londra ci hanno provato i topi nel 1996, tre giorni di stop, e più di recente i fondamentalisti islamici. Ma dopo una pausa le vetture riprendono sempre a correre. Come d’abitudine da un secolo e mezzo. Verso il futuro, garantiscono i londinesi.