Paolo Guzzanti, il Giornale 30/12/2012, 30 dicembre 2012
Il coraggio dei giudici francesi bocciata la tassa sui ricchi - Il Consiglio Costituzionale francese, che non è un organismo di origine politica, ma terzo e impassibile, ha bocciato la grande idea di Hollande che consisteva nel tassare nella misura dei tre quarti, settantacinque per cento, la parte dei redditi che eccedono il milione
Il coraggio dei giudici francesi bocciata la tassa sui ricchi - Il Consiglio Costituzionale francese, che non è un organismo di origine politica, ma terzo e impassibile, ha bocciato la grande idea di Hollande che consisteva nel tassare nella misura dei tre quarti, settantacinque per cento, la parte dei redditi che eccedono il milione. La Corte ha detto di no, punto e basta. Hollande ha incassato e annunciato un nuovo provvedimento in linea con i principi richiamati dal Consiglio. L’aspetto politico di questa sentenza francese è evidente e ci riguarda. Qui non si tratta di proteggere i ricchi, ma di proteggere un principio che riguarda tutti: laricchezza, se legittima e onestamente guadagnata, può essere tassata ma non perseguitata. E questo perché nel mondo occidentale, ma persino nella straricca Cina comunista, la ricchezza si produce, prima di essere distribuita, e coloro che producono ricchezza si chiamano imprenditori e se si ammazzano gli imprenditori, o si scoraggia a morte il loro legittimo desideriodiaumentarelericchezze proprie e quelle da distribuire, si blocca il meccanismo principale che mantiene in vita le nostre economie, specialmente nei momenti di grave contrazione economica, come accade in questi anni. Ma c’è un aspetto ideologico da sottolineare: sia Hollande che Obamae-nelle intenzioni -Bersani, hanno lanciato una campagnaditerrorismo populista contro i «ricchi»(non importa se calciatori, vincitori di lotterie, imprenditori, gangster, cantanti, attori, proprietari di aziende…) per sostenere i poveri. Bersani, durante il suo dibattito con Renzi e con quell’aria da gatta morta che prende quando vuol dire qualcosa di insopportabile, disse che in fondo governare la crisi non è poi questa cosa così complicata,basta togliere un po’ di più a chi ha di più e darlo a chi ha di meno che, detto così, sembra una cosa da buoni frati con la ciotola e che invece vuol dire più tasse a patrimoniale. In America Obama sta affrontando in questeultime ore dell’anno il nodo scorsoio del Fiscal Cliff che è bloccato proprio perché il partito repubblicano si oppone al principio della tassa sul ricco in quanto ricco e non in quanto comune soggetto cittadino che paga le tasse. Obama almeno ha un obiettivomenoideologicodiquello di Hollande e di Bersani: il suo scopo è quello di proteggere il ceto medio borghese a spese dell’aristocrazia del denaro. Dunque pone la sua asticella al limite di duecentocinquantamila dollari come reddito annuo massimo, primachescattilasupertassa. Proteggere il ceto medio è comunque un obiettivo un po’ meno cialtrone di quello generico e populista che,alla Robin Hood, consiste nel dare ai poveri la testa dei ricchi mozzata e inalberata sulle picche. L’aspetto ideologico è molto importante in questa vicenda francese, anche perché la Francia non ha mai dimenticato la sua componente ugonotta, cioè calvinista, dunque quella componente che a noi in Italia manca del tutto che, per tradizione e per convinzione considera la ricchezza onestamente raggiunta come il frutto della virtù, della superiorità di chi spende il proprio talento, il propriorischio, lapropriadeterminazione, per creare e godere della ricchezza costruita. Quella componente calvinista, o anche giansenista, in Italia non c’è e vince il rozzo pauperismo per cui un povero è per definizione un buono e un ricco è per definizione malvagio, il denaro è sterco del diavolo e in definitiva impiccare il ricco e fargli vuotare le tasche a testa in giù è uno sport non solo lecito, ma virtuoso. E poi c’è da provare invidia nei confronti della Francia per il fatto che abbia una corte - le Conseil costituzionale in grado di opporsi a un governo di sinistra e alle sue trovate demagogiche. In Italia questo non è praticamente possibile. LanostraCorteCostituzionale, per sua natura e composizione è di sinistra e serve puntualmente la casa madre che ha generato gran parte dei suoi membri. Ciò che molte volte ha denunciato Berlusconi è perfettamente vero: le leggi approvate in Parlamento da una maggioranza di centro destra vengono poi ad una ad una, quelle significative, impacchettate e spedite alla Corte Costituzionale che le spacchetta e le butta nel cesso. E poiché questo andamento non è a doppio senso, ma sempre a senso unico, viene il legittimo sospetto che un vizio ideologico guidi l’andamento e il comportamento di un «Conseil» - la nostra Corte- che non si è mai conquistato la reputazione di imparzialità di quello francese. Dal punto di vista economico le teorie di Hollande e Bersani, un po’ meno quelle di Obama,consistono nella bella trovata di colpire ai livelli più alti, quindi di maggior successo, allo scopo di inseguire il bottino elettorale facile: quello non tanto dei poveri veri, persone da rispettare e proteggere, ma di coloro che amano vivere alle spalle di uno Stato provvidente come parassiti, legati a tutte le greppie improduttive e ora economicamente fragili. Assecondare le pulsioni rozze pauperistiche e populiste, quelle sì populiste, vuol dire minare consapevolmente e in maniera ideologica le basi della produzione della ricchezza. E se c’è poca ricchezza prodotta perché si sono appesi les aristocrates à la lanterne , come si cantava nel Ça ira , alla fine ci sarà sempre meno ricchezza da distribuire. Questa ci sembra la lezione francese in una giornata di per sé plumbea e caotica.