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 2012  dicembre 30 Domenica calendario

IL TERRORISMO FINANZIARIO PREMIA BERLINO

Si tirano le somme dell’anno finanziario mondiale e per l’Europa emerge un dato, sorprendente. Quelli che dovevano andare peggio, sono andati meglio: i guadagni più elevati sono dei titoli del debito pubblico a lungo e medio termine dei cosidetti Pigs, sigla spregiativa («pig», in inglese vuol dire «maiale») per indicare Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna e degli Stati dell’Est (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca) considerati ad alto rischio, che viceversa sono molto migliorati. E l’elevato spread con i Bund tedeschi, nel corso dell’anno si è abbassato. Il miracolo che Mario Monti vanta per l’Italia, in realtà riguarda questo gruppone, su cui la sua presunta bacchetta magica non operava. Chi avesse investito un anno fa in titoli portoghesi di durata superiore a un anno, tra interessi e rivalutazione del capitale, ha guadagnato il 29,73%.
Chi ha comprato quelli irlandesi , ha portato a casa il 28,13%. I disprezzati titoli statali ungheresi hanno reso il 24,44% e quelli italiani il 22%. Per i polacchi il rendimento è stato il 16,05% e per i cechi il 13,54%. È stato vantaggioso persino l’acquisto dei titoli spagnoli che hanno reso il 5,81% , nonostante la crisi che ha investito Madrid, costringendo il Paese a chiedere gli aiuti finanziario europei (a cui noi contribuiamo). E l’operatore americano che ha guadagnato di più nelle speculazioni finanziarie, è uno, secondario, che ha comprato, in controtendenza, rendita pubblica greca. Il miracolo che ha investito i titoli dei «maiali» e dell’Est ha un nome, quello di Mario Draghi, il quale, con le manovre monetarie della Bce, ha invertito le valutazioni sulla crisi dell’euro, che veniva data per imminente, con la fuoriuscita della Grecia ai primi di questo dicembre e quella dell’Italia e della Spagna nel 2013, che ora viene esclusa. Molti titoli di stato dei Pigs sono stati comprati dalle banche con i soldi che a loro ha prestato la Bce al tasso dello 1%. Le manovre di Draghi fatte o annunciate, hanno generato un ribasso degli spread dei titoli dei Pigs con percentuali variabili, da Stato a Stato, e conseguente rialzo dei loro valori capitali di un multiplo.
Anche l’Est europeo così si è consolidato. Il panico si è ridotto. Ma è bastato per dare un grosso guadagno ai contribuenti tedeschi che pagano tassi di interesse molto bassi sui Bund . Ci guadagnano in Germania anche le imprese che hanno fruito di credito facile , a causa dei flussi di capitale che dai Pigs si sono spostati al Nord , considerato sicuro. E l’indice Dax, di Francoforte, ha registrato il guadagno record del 28,13%, cioè 3,3 volte il rendimento di Piazza Affari. Ma ci hanno guadagnato le banche dei Pigs e dell’Est che hanno avuto fiducia nei titoli di Stato nazionali. E con tali operazioni, disprezzate come rischiose da analisti finanziari europei famosi come Nuriel Rubini, hanno rafforzato i propri patrimoni.
Ci ha guadagnato anche la Bce che aveva acquistato titoli dei Pigs per abbassarne gli spread. Però c’è stato chi, a causa del nebbione di pessimismo messo in giro, ci ha rimesso. In primo luogo il nostro contribuente, il quale ha dovuto subire l’aumento delle spese per interessi dovuto all’artificioso rialzo degli spread. Ci hanno rimesso le imprese dei Pigs che hanno subito tassi di interesse cari, dato il legame tra i tassi sui loro prestiti e quelli del debito pubblico. E ci hanno rimesso quegli speculatori internazionali che puntavano sul crollo dell’euro, contando sulle proprie vendite allo scoperto di rendita dei Pigs e sul panico che si era creato. Ma nel caso dei pesci grossi, le loro ferite vengono medicate dalle rispettive banche centrali, per ragioni di pubblico interesse. Una cosa , dunque, emerge e che Monti non ha capito: l’Europa non sta solo a Berlino, ma sta anche tra noi presunti Pigs e nella vasta area dell’Est europeo, erroneamente snobbata.