Mauro Chiabrando, Domenicale, ilSole24Ore 30/12/2012, 30 dicembre 2012
COLLANE GIUSTE PER TUTTI I GUSTI
La fortuna degli editori italiani coincide quasi sempre con il successo delle loro collane letterarie, storicamente veri e propri architravi su cui poggiano i programmi editoriali. Una volta concluse o, ancor più spesso, interrotte, solo alcune di esse, come certi vini nobili, alimentano nel tempo l’interesse e il gusto collezionistico. Fin dai tempi di Sonzogno e poi di Carabba esistevano collane (le cosiddette "universali") pensate come biblioteca di cultura per la diffusione del sapere a prezzo contenuto, la cui mole potrebbe richiedere decenni per essere completata: pensiamo soprattutto agli 822 titoli della Bur Rizzoli, capolavoro "architettonico" di Luigi Rusca e Paolo Lecaldano nonché impresa titanica di Angelo Rizzoli. Intera la si può trovare (ciclicamente) alla Libreria Malavasi di Milano (€ 5.500), altrimenti per cominciare a raccoglierla sarà utile il catalogo delle copertine a cura di Oliviero Diliberto (Nostalgia del grigio. 60 anni di Bur, Biblohaus, pagg. 284, € 20,00), il politico-bibliofilo che l’ha completata tempo fa. C’è chi raccoglie anche la sua gloriosa concorrente, l’«Universale economica», creata su direttiva di Togliatti all’indomani della sconfitta elettorale socialcomunista (1949) dalla Cooperativa del libro popolare (Colip). Prima di diventare nel 1955 «Universale Feltrinelli», sotto l’insegna del Canguro, furono pubblicati 200 titoli con la direzione editoriale di Luigi Diemoz, finissimo intellettuale oggi dimenticato.
Altre collane invece nascevano in veste lussuosa proprio per "fare biblioteca", magari con un numero di volumi predefinito come la celeberrima «Romantica Mondadori» (1930-1942), pensata da Giuseppe Antonio Borgese per regalare 50 opere di classici stranieri di ogni tempo e nazione nelle versioni dei migliori specialisti (Praz, Kociemski, Küfferle, Mazzucchetti, Felyne) e di scrittori italiani famosi (Alvaro, Deledda, Negri, Bontempelli, Prampolini, Bacchelli, Vittorini, Linati, Palazzeschi eccetera). Tra le due guerre, accanto a molte collezioni per l’infanzia oggi molto ricercate come «La Scala d’oro» Utet, sorgevano collane illustrate già impostate per essere raccolte. Nella lillipuziana collana in 64° «I Breviari Intellettuali» dell’Istituto Editoriale Italiano di Umberto Notari (su 305 titoli in tutta pelle previsti nel 1916 ne uscirono poco più di 200) l’immagine stava solo in copertina (due fregi sbalzati di Luigi Cambellotti).
O i «Classici del ridere» di Formiggini (108 titoli, compresi 2 volumi Bietti), con i fregi di De Karolis e illustrati da maestri quali Servolini, Cisari, Angoletta, Mussino, Gustavino, uscivano con una copertina in similpergamena che faceva storcere il naso a Leo Longanesi, riscattandosi invece nella lussuosa versione in tutta pelle sbalzata che è oggi quella più ricercata (valutazione media € 50 a volume). Ci sono poi collane dalla vita effimera ma assai difficili da collezionare, per esempio la «Biblioteca europea» di Franco Antonicelli (1932-1936), gioiello tipografico di Carlo Frassinelli, che annovera solo 9 titoli, spesso con copertine d’autore (Mario Sturani, Ezio D’Errico, Gigi Chessa), ma tutti non facili da trovare in prima edizione (senza Antonicelli la collana proseguirà anonima e con materiali mai più di qualità così eccellente) e in particolare con la sottile sovraccoperta protettiva intatta. I due volumi del mitico Moby Dick di Melville nella versione di Cesare Pavese, secondo titolo della collana, sono uno dei rari libri italiani del Novecento che abbia una quotazione internazionale (circa € 1.000).
La prima serie della «Medusa» Mondadori, nata per fare conoscere agli italiani la letteratura straniera contemporanea, è forse la più longeva (1933-1971) e certamente la più collezionata delle collane italiane: il segreto estetico sta nella semplicità elegante della robusta veste verde ideata da Giovanni Mardersteig, un segno inconfondibile che connota tutte le varianti (prima solo in brossura, poi anche in cartonato con sovraccoperta e negli ultimi numeri della prima serie, con sovraccoperta fotografica) succedutesi nel corso degli anni, comprese le ramificazioni rosse «Quaderni della Medusa» (1935-1967, 75 titoli) e arancio «Medusa degli Italiani» (1946-1961, 128 titoli). Ricercati sono naturalmente i cataloghi e le plaquette della collana come quella (1961) che contiene la storia delle prime edizioni dell’Ulisse di Joyce a cura di Carlo Golier.
Anche i grandi classici delle letterature straniere, avendo il vantaggio di essere fuori diritti, trovavano ampio spazio nei cataloghi degli editori. I «Grandi Classici Stranieri Sansoni», partiti già nel 1943 con Shakespeare tradotto da Mario Praz, dagli anni Cinquanta erano proposti in due vesti: una in tutta pelle rossa, l’altra in tela beige con anonime sovraccoperte monocrome destinate dal 1967 a essere sostituite con quelle straordinarie di Leonardo Mattioli stampate su fine (e purtroppo fragilissima) carta Fabriano. Analogamente, nel 1951 apparivano i «Classici inglesi Garzanti», collana diretta dall’anglista Salvatore Rosati, oggi raccolti e apprezzati anche per le belle e altrettanto fragili sovraccoperte di Fulvio Bianconi.
Un capitolo a parte andrebbe dedicato alle 101 collane "storiche" del catalogo Einaudi, in teoria tutte meritevoli di essere collezionate: e, in proposito, da non perdere è la mostra «Giulio Einaudi. L’arte di pubblicare» (fino al 13 gennaio 2013) al Palazzo Reale di Milano. È un viaggio, storicamente e filologicamente documentato, attraverso i 312 titoli della collana «I coralli» (1947-1976) nelle quattro versioni scaturite dal dialogo fittissimo di letterati, grafici, pittori e finanche tipografi. La percezione estetica che se ne ricava dà conto del perché una certa editoria "d’autore" fosse allora in grado di orientare sottilmente persino la storia del gusto.
Tra le collane Einaudi è impossibile non citare «I Gettoni» di Elio Vittorini, delicati come ali di farfalla e molto rari con la fascetta editoriale, la cui immagine di copertina riprende gli elementi grafici dell’«Universale Einaudi» (1948-1962) nuova serie (63 numeri), anch’essa molto collezionata.
Un vero rompicapo per il collezionista sono «I Millenni» nella prima serie colorata e numerata (57 titoli), assommando di fatto tre collane in una. Innanzitutto ci sono 31 titoli (senza immagini) con dorso colorato (in tela e in brossura fino alla metà degli anni Cinquanta), ma con un’infinità di varianti: i primi quattro uscirono in prima edizione con un dorso grigio retinato, presto abbandonato perché assai poco leggibile; il colore dei dorsi cambiava casualmente da una edizione e/o ristampa all’altra dello stesso volume; infine, dal 1948 al 1956 la legatura in tutta tela uscì prevalentemente con dorso piatto per il semplice motivo che a uno dei fornitori mancava in legatoria il macchinario per curvare i dorsi. Il titolo n. 27 accorpa gli 11 lussuosi volumi de «Il Parnaso italiano» (€ 1.000) e anche i 26 raffinati titoli strenna, caratterizzati dai dorsi variamente istoriati e da un ricco apparato iconografico, anch’essi non privi talvolta di varianti da edizione a edizione.
Le più recenti collane Einaudi nel mirino dei collezionisti sono le «Centopagine»(1971-1985) di Italo Calvino (77 titoli) e l’«Einaudi Letteratura» (79 titoli) di Paolo Fossati e Davico Bonino con i ricercatissimi titoli di arte contemporanea (Bragaglia, Melotti, Paolini, Fontana, Mulas ecc.). Ci sono anche amatori che raccolgono una collana quasi esclusivamente per la veste grafica d’autore, magari cavandosela con poche decine di euro a volume, come nel caso della «Biblioteca di letteratura» Feltrinelli, diretta da Giorgio Bassani (con l’ovvia eccezione della prima edizione de Il Gattopardo, € 1.400 per un esemplare perfetto da Pontremoli) e le copertine di Albe Steiner oppure dei 138 titoli de «La Scala» Rizzoli (1962-1974) con le copertine di Mario Dagrada, autore a cui il Centro di documentazione su progetto grafico Aiap di Milano dedicherà l’anno prossimo una interessante retrospettiva.