Marco Franchi, il Fatto Quotidiano 30/12/2012, 30 dicembre 2012
QUEL BUCO NASCOSTO DEI MICRO-COMUNI CON MAXI-DERIVATI
[Da Copparo a Orvieto, le amministrazioni vanno allo scontro con le banche per i contratti capestro che hanno firmato senza capire le clausole] –
Con quasi diciottomila abitanti sparsi in 157 chilometri quadrati nella parte centro-orientale della provincia di Ferrara, il Comune di Copparo è noto soprattutto per il suo Palio che si corre a giugno nella piazza principale del paese e per aver dato i natali al più grande trottatore di tutti i tempi Varenne. Ma il piccolo Comune è finito sulle pagine di cronaca finanziaria per i derivati. In particolare per il collar swap sottoscritto a luglio del 2005 con Unicredit in sostituzione di due precedenti swap che il municipio romagnolo aveva firmato nel 2002 e nel 2003 con la stessa banca. Ma con la chiusura dei due contratti e la contemporanea apertura del nuovo, il Comune ha sostituito un debito potenziale di 20 mila euro (la perdita calcolata al momento della sostituzione) con uno di 122 mila euro, per i circa 102 mila euro di costi applicati dalla banca per il cambio. Alla fine a Copparo è andata bene: il 24 maggio di quest’anno la Giunta ha approvato l’estinzione dell’operazione che si è conclusa con un valore positivo per il Comune di 35.510 euro.
MATERIA OSCURA
L’esempio del paesino ferrarese è utile per capire quanto sia delicata la gestione dei derivati venduti agli enti territoriali. Complesse operazioni che dovrebbero servire per coprirsi dai rischi, spesso si rivelano moltiplicatori di debiti. Solo consulenti indipendenti (dalle banche) sono in grado di valutare le clausole nascoste che potrebbero far impennare il conto. I funzionari comunali spesso non sono preparati in materia di mercati finanziari, variabili statistiche e contratti spesso disciplinati dal diritto inglese o dalla contrattualistica internazionale.
Per chi inciampa sulla mina derivati e sui prezzi opachi dei contratti, la strada di maggior successo, almeno fino ad oggi è stata infatti quella delle transazioni. La Puglia ha chiuso con Merrill Lynch una spinosissima questione di derivati da 200 milioni. Milano nelle scorse settimane ha fatto da apripista con una sentenza storica che, dopo due esposti in procura, due anni di processo e due contenziosi aperti, sia quello penale che quello civile, ha condannato per truffa quattro banche straniere e salvato il bilancio 2012 di Palazzo Marino. Ma non tutti possono permettersi di portare avanti battaglie così lunghe. Soprattutto i micro comuni come Copparo.
BUCO DA 6,2 MILIARDI
A settembre 2012, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, 210 enti locali erano esposti con banche italiane su strumenti di finanza creativa per una cifra superiore agli 11 miliardi su cui è maturata una perdita potenziale di 6,2 miliardi. Il Tesoro, considerando anche le operazioni con istituti esteri, aveva censito a fine 2009 18 Regioni, 42 Provincie e 603 Comuni soffocati da swap per un valore di 35,7 miliardi. Secondo l’Anci, i Comuni con derivati sarebbero circa 800. Si tratta in molti casi di piccole amministrazioni.
Come Cassino, 33 mila abitanti, che giocando al casinò degli swap ha perso fior di miliardi: la firma di un contratto nel 2003 con Bear Stearns (poi acquistata da Jp Morgan) permise a Cassino di guadagnare soldi solo il primo anno, nel 2003. Poi, con l’aumento dei tassi di interesse interbancari, i costi per il Comune cominciarono a lievitare. E la banca iniziò ad incassare. Anno dopo anno. L’emorragia è stata interrotta nel 2008, quando il Comune ha fermato i pagamenti e fatto causa a Jp Morgan. L’anno seguente, per chiudere la partita, la banca americana ha pagato alla città 386 mila euro come compensazione. Morale: a causa dei derivati, Cassino ha perso 577 mila euro, più della metà di quanto spende ogni anno per gli asili nido comunali.
TUTTI CONTRO LE BANCHE
Orvieto ha fatto causa a Bnl, Acqui Terme ha trascinato in tribunale Unicredit. Il Comune di Ortona ha chiesto l’accertamento della nullità di tre contratti firmati con lo stesso istituto di Piazza Cordusio nel 2006 e i giudici lombardi hanno dichiarato nulli i contratti e condannato la banca alla restituzione delle rate già versate dall’ente in quanto sono stati rilevati costi occulti. Sulla stessa linea, con ordinanza del 12 aprile 2012 il Tribunale di Orvieto ha confermato un precedente provvedimento reso in favore del Comune di Orvieto che aveva richiesto la sospensione immediata di tutti i contratti derivati in essere con Bnl. Il tribunale umbro ha ritenuto fondata la richiesta del Comune sia per la “presenza di uno squilibrio genetico tra le posizione dei contraenti”, sia per la violazione dei doveri informativi integranti un grave inadempimento. Non sempre però vincono i Comuni: il Tribunale di Pescara ha preso atto della validità dei derivati sottoscritti dal Comune di Penne con Bnl e hanno imposto all’amministrazione di corrispondere alla banca i differenziali di pagamento che lo stesso ente aveva rifiutato di versare. Bnl ha invece dovuto restituire al Comune le commissioni implicite risultanti dal differenziale di valore degli swap.
Altre battaglie, intanto, continuano: come quella combattuta in Sicilia dove il Tribunale ha cancellato il decreto di sequestro di 17 milioni nei confronti della Bnl che i Comuni di Messina e Taormina speravano potesse aiutarli nel contenzioso. In Sardegna, il Comune di Oristano ha deciso di promuovere un’azione legale nei confronti della stessa Bnl per chiudere il contratto Interest rate swap stipulato nel 2005 con la banca romana. L’obiettivo è quello di evitare perdite che potrebbero essere molto pesanti, visto che attualmente l’amministrazione - e soprattutto gli abitanti di Oristano - ci stanno rimettendo più di 2 milioni di euro.