Stefano Semeraro, La Stampa 30/12/2012, 30 dicembre 2012
ZANARDI: CON UNA VITA COSÌ, CHIEDIMI SE SONO FELICE
[Dall’incidente al trionfo ai Giochi: il simbolo delle Paralimpiadi è il campione dell’anno] –
A novembre durante Handimatica, un forum sulle tecnologie per disabili nella sua Bologna, un ragazzino non vedente si avvicina a Zanardi. «Mi abbraccia - racconta Alessandro - sente le protesi sotto i pantaloni e mi dice: te devi aver preso una gran botta, vero?». Una botta che avrebbe spezzato molti. Non lui, ex pilota di grido in F3 e F3000, due volte campione IndyCar, idolo delle folle tra la via Emilia e il West che quel 15 settembre 2001, centrato dalla monoposto di Alex Tagliani sulla pista del Lausitzring, si ritrovò in un attimo «alto poco più di 1 metro, da un metro e 75 che ero».
La nuova vita Amputazione traumatica di entrambe le gambe, cinque arresti cardiaci, l’estrema unzione. Poteva essere la fine. È stato un secondo inizio.
Zanna» è tornato a correre in auto, nel 2005 ha vinto il campionato mondiale turismo. Quest’anno sull’asfalto di un circuito che conosceva, Brands Hatch, a bordo di una hand-bike, messa a punto dalla stessa Dallara automobili che costruiva le sue F3, ha vinto due medaglie d’oro e una d’argento alle Paralimpiadi di Londra. L’atleta dell’anno, l’esempio che nella vita si può ricominciare sempre, comunque. Che puoi rialzarti anche se i piedi non li hai più. Senza lamentarti, con sovrana ironia emiliana. «I miei difetti? Sono pigro, un po’ disorganizzato. Del resto in famiglia la testa è mia moglie Daniela. Io sono le gambe». Da figlio dell’idraulico Dino e «della magnifica casalinga» Anna a pilota e medaglia d’oro: come si diventa Zanardi? «Messa così sembra qualcosa di speciale, ma il segreto è scegliersi un orizzonte e decidere che è quello che vuoi raggiungere. Sono molto curioso, a volte quando raggiungo l’obiettivo mi scoccio anche perché la cosa appagante era il percorso. Se invece sei mosso solo dall’ambizione rischi di non arrivarci nemmeno, al traguardo».
Sfide Paternità «Ho scoperto l’attività paralampica at- «In America, sul gradino più alto del traverso l’hand-bike, finché questa vec- podio delle gare automobilistiche, mi chia carcassa tiene botta ho voglia di con- inseguiva spesso una malinconia: Dio tinuare a fare sport, buono, se mio papiuttosto che com- dre fosse qui a vementarlo o gestirlo. dermi. Poi diventi «Sfide» (la rubrica padre a tua volta e televisiva che que- ti capita di vedere st’anno conduce su tuo figlio Niccolò Rai3, ndr) invece è che a rubabandieun’esperienza che si ra riesce a prendeapre e si chiude. E re il fazzoletto, poi parlare di passio- corre e ti abbracne per lo sport è mol- cia felice di quella to nelle mie corde». piccola impresa. E
ti esplode il cuore Normalità dall’emozione. Allora capisci che a «Con la Dallara stiamo pensando a una contare non è tanto il dove riesci a hand-bike per normodotati ma che pos- ottenere una vittoria, ma il come. Io sa essere adottata da chi ha solo le brac- sono arrivato a Londra perché mi cia. Mi vedo nell’officina del mio giardino piace andare in bicicletta, non sono a tornire, saldare, fresare... Quando pos- salito in bicicletta perché volevo arriso concedermelo, sono felice». vare a Londra».
Sogni «Da ragazzino era Imola, un sorpasso in staccata all’ultimo giro, con il pubblico in delirio, dopo una rimonta pazzesca. Chiaramente su una Ferrari. L’avversario non aveva un volto, e neanche il mio compagno di squadra. Che però, grazie alla mia impresa, vinceva il Mondiale. Magari un Jody Sheckter, tanto per capirci, e io il Villeneuve della situazione».
Pistorius e le Olimpiadi «Per dirla alla bolognese, Oscar è un “buon cinno”, cioè un bravo ragazzo. Giusto che abbia corso alle Olimpiadi di Londra con i normodotati, ma bisogna chiarire: avremmo bisogno di una giuria di tecnici, e non di filosofi, che sancisca la regolarità della gara. Non è solo un diritto di Pistorius correre. Anche i suoi avversari devono essere sicuri che, se Oscar li batte, l’unica cosa da fare è stringergli la mano. Fra l’altro credo che se Pistorius dopo tutti gli esami avesse mostrato la capacità di competere per la vittoria non gli avrebbero permesso di partire».
Ferrari «In F1 Vettel ha vinto meritatamente, ma Alonso è stato un marziano. La Red Bull era più veloce, come tifoso però mi sarebbe piaciuto che la Ferrari fosse riuscita a regalare a Fernando un paio di decimi al giro. Se mi piacerebbe salire su una Ferrari di Formula 1? È come chiedere a un gatto se gli piacciono i topi. Scriviamolo: così magari a qualcuno viene l’idea. Sono molto amico di Stefano Domenicali, dopo Londra un paio di sue chiamate mi erano scappate. Così la settimana successiva alla conferma di Massa, quando mi ha richiamato gli ho risposto: «Confessa che sei arrabbiato nero perché non mi hai trovato e così ti è toccato di riconfermare per un altro anno Felipe…».
Emozioni «Dopo la mia prima vittoria nel Mondiale turismo, nel 2005, la gente mi chiedeva: «Cosa pensi di fare?». Ma il sottotitolo era chiaro: «Nella tua condizione non potrai mai competere alla pari». Ma io davvero pensavo di potercela fare. Sul podio ho chiuso gli occhi e in tre secondi mi è passata la vita davanti. Come a Londra, quando sono sceso dalla bicicletta e mi sono chinato a baciare l’asfalto. Ho sentito il contatto delle labbra con quell’elemento così importante per me e ho rivisto mio padre con la “cagnetta” in mano, i tempi del go-kart, gli Usa, l’incidente, il ripartire».
Dio «Credoche in tutti noi ci sia una coscienza che ci permette di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, anche senzaleggere a tutti i costi un testo religioso. È la parte che Nostro Signore ci ha donato. Credo che esista una sorta di albero madre, come nel film “Avatar”. Mi rifiuto di pensare che siamo figli di una fortunata combinazione di elementi chimici».
L’incidente «Se potessi cambiare solo l’esito di quel giorno, non lo farei. Non credo che accetterei il rischio di essere molto più infelice di quanto sono oggi».
Obiettivi «Il Mondiale, qualche gara internazionale. Aggiungo la folle idea di partecipare di nuovo alla maratona delle Dolomiti, la più bella gara italiana. Si articola su tre percorsi: 55, 109 e 138 km. Quello da 55 l’ho già fatto, vorrei buttarmi sui 138. Sono 4000 metri di dislivello, un’impresa titanica».
Agenda Zanardi «Per la politica al momento non mi sento pronto, in futuro chissà. Preferisco dedicarmi alla solidarietà, anche attraverso l’associazione “bimbi in gamba” che ho contribuito a creare. Da politico riformerei il sistema scolastico: occorre pretendere di più dai nostri ragazzi, ma regalando loro gli strumenti per rendere più competitivo lo studio, prevedendo più importanza per lo sport. E se domani facessero un partito senza ideologie, ispirato al buonsenso e fatto da sole donne, lo sosterrei. L’unica cosa che noi uomini siamo in grado di fare in maniera nettamente superiore è parcheggiare. Per il resto ci battono dieci a zero in tutto».