Marco Zatterin, La Stampa 31/12/2012, 31 dicembre 2012
TRE ANNI DOPO IL CRAC BANCARIO DUBLINO PRENDE LE REDINI DELL’UE
[Il salvataggio costò 85 miliardi. Nel 2013 i bond irlandesi torneranno sul mercato] –
La tradizione conforta l’Irlanda che il primo gennaio prende le redini semestrali dell’Europa: per Dublino è la settima presidenza in quarant’anni esatti di vita comunitaria. Il timone dell’Unione passa da un’isola sull’orlo della bancarotta, Cipro, a una che ha visto la morte finanziaria in faccia e ora sente aria di resurrezione. «Saremo il primo paese ad uscire dal programma di salvataggio di Unione europea e Fondo monetario internazionale», stima il ministro degli Esteri, Eamon Gilmore, leader laburista dal 2007. Vuol dire che in novembre, a tre anni dall’iniezione di 85 miliardi che ha consentito di ricapitalizzare le banche malandrine, Dublino vuole tornare sul mercato. Lo slogan a cui si vincola è «stabilità, lavoro e crescita». E’ lo stesso che ha scelto per guidare l’Unione. I ciprioti hanno fatto bene, ma dagli irlandesi i membri del club europeo si attendeno di più. E’ un paese liberista e centrato. Vive di export e finanza e allo stesso tempo ha un maledetto bisogno di tornare a generare sviluppo. «Vogliamo rimettere l’economia sulla strada giusta», suggerisce Gilmore, che è anche Tanaiste, ovvero vicepremier.
Rigore moderato e commercio La ricetta del governo prevede di continuare con una politica del rigore, senza esagerare, e facilitare il commercio, posto che «il 90% della crescita di qui al 2015 verrà alimentata da paesi fuori dall’Ue». Un obiettivo è avviare la trattativa per l’accordo bilaterale Ue-Usa. Un sogno antico, la storia che intreccia passato e futuro. Il semestre europeo cerca conferme, più che balzi in avanti. Il vertice del 13 dicembre ha chiuso la cornice della prima fase dell’Unione bancaria lasciando intendere che sino al prossimo autunno, quando si terranno le elezioni tedesche, il cuore che fa pulsare l’integrazione resterà da questa parte dell’ostacolo. «Saremo onesti - assicura con un sorriso Gilmore - e molto presidenziali». Vuol dire impegnarsi sull’attuazione del programma definito dal Consiglio. Lavoro di progresso legislativo. Non glorioso, ma indispensabile.
Unione bancaria, sopratutto. L’Europa s’è votata a definire entro marzo i passaggi tecnici del trasferimento della vigilanza bancaria alla Bce, almeno sulle banche più grandi del continente. E’ rilevante perché il sistema sia pienamente operativo per fine anno, così che sia possibile autorizzare il fondo salvastati Esm a ricapitalizzare le aziende di credito in difficoltà. Senza l’una, non si può fare l’altra cosa. «Occorre spezzare il legame fra crisi finanziaria e crisi del debito», precisa Gilmore. Creare le premesse perché le bancarotte non gravino sui conti pubblici e sui contribuenti. Fra febbraio e marzo tornerà sul tavolo la croce del bilancio Ue 2014-20.
L’esito della trattativa, fallita nel vertice di novembre è destinato a influenzare nettamente il semestre irlandese. La disponibilità dei Ventisette ad allargare il cordone della borsa peserà sul dossier tecnologico e sulla possibilità d’aiutare le piccole e medie imprese. Internet, poi, è in cima a tutto. Nota Lucinda Crieghton, ministro per le politiche comunitarie, che «solo il 35% dei consumatori va su internet a fare acquisti, frenata da preoccupazioni relative alla sicurezza». Interveniamo qui, è il messaggio, è saremo un passo avanti. Il Trattato di Lisbona ha svuotato di contenuto la presidenza rotante. Gli irlandesi rispondono con una serie di conferenze organizzate in casa, con quella sulle reti e sugli scambi destinata ad «essere l’evento più importante che organizzeremo», spiegano a Dublino. E’ un approccio che sottolinea la dicotomia curiosa dell’economia isolana, il pil pro capite è alto, ma in molti faticano ad arrivare a fine mese. «Guadagnano le società, le banche, i servizi - spiega una fonte diplomatica -. Il problema è portare la gente nei negozi...».
La crescita torna in positivo Già quest’anno l’Irlanda dovrebbe avere una crescita appena positiva, 0,2 punti contro gli 0,6 che ci si attendeva. Il tesoro ha già fatto qualche emissione test di titoli pubblico e la risposta è stata confrontane. Ora i tassi, sottolineano a Dublino, «sono come quelli italiani». «Abbiamo quattro paletti per riguadagnare l’indipendenza sovrana - racconta la fonte irlandese -: la nostra economia, quella europea, i riflessi della normativa bancaria, l’azione di mercato della Bce che Draghi ha promesso ma non ha ancora chiarificato». Il mercato delle costruzioni pare in lieve risalita, «però il buco nero è l’occupazione». Servono «realismo e ottimismo -, puntualizza Gilmore -. Se vi sembra che le priorità irlandesi e quelle europee siano simili, non sorprendetevi». A questo punto della storia, assicura, le esigenze coincidono sino in fondo.