Ettore Livini, la Repubblica 29/12/2012, 29 dicembre 2012
MA IL CAVALIERE GUADAGNA IL QUADRUPLO E ORA PUÒ DECIDERE CHI EREDITERÀ L’IMPERO [I
cinque figli e il tesoro da 4 miliardi: così cambia la contesa] –
MILANO
— Silvio Berlusconi dovrà rassegnarsi. Le donne — lui ne sa qualcosa — costano. E la separazione dorata da Veronica Lario, una botta da 100mila euro al giorno, obbligherà anche il Cavaliere a tirar la cinghia come tutti i comuni mortali, mangiandogli un quarto del suo stipendio mensile. I calcoli sono presto fatti: dal 1994 ad oggi l’ex premier — complice una manciata di leggi ad personam in Parlamento — ha messo da parte risparmi al ritmo di 400mila euro ogni 24 ore. E oggi siede su una montagna d’oro da 3 miliardi in contanti (al netto di case, ville e partecipazioni in Borsa), un tesoretto cresciuto in 18 anni, un centesimo alla volta, di 13 milioni al mese.
Certo non è più tempo di vacche grasse: Mediaset rischia di chiudere il suo primo bilancio in rosso, c’è l’incubo della sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori. E i redditi “ufficiali” di Berlusconi nel 2010-2011 sono stati lievemente inferiori ai 53,8 milioni che — secondo i calcoli
del Tribunale — ha incassato in media in ognuno degli ultimi cinque anni. Ma il portafoglio dell’ex premier è ancora gonfio. E il 159esimo uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 4 miliardi (parola di Forbes) e con una busta paga annua di 166 milioni non dovrebbe avere problemi a staccarne 36 — bruscolini — per calare il sipario sul suo secondo matrimonio. Un addio che tra l’altro, se e quando arriverà il divorzio, gli lascerà le mani libere per dividere tra i figli l’impero di Arcore.
IL VALORE DEL CAV.
Il primo divorzio non si scorda mai. Vale anche per Berlusconi che, viste le cifre in ballo ora, ricorda di sicuro con un pizzico di rimpianto il civilissimo commiato con Carla Dall’Oglio. La prima moglie (mamma di Marina e Piersilvio) è uscita di scena in silenzio nel 1985, accontentandosi — beata lei — di una buonuscita di 6 appartamenti, due negozi, un loft a Londra e 1,5 milioni in obbligazioni Enel. Da allora però il conto in banca del Cavaliere è cresciuto in modo geometrico: nel 1994 nelle sue casseforti personali — in sostanza il suo conto in banca — c’erano “solo” 162 milioni. Quella piccola fortuna si è moltiplicata per venti: le società che controllano il Biscione hanno versato nelle tasche di Silvio e dei figli 1,5 miliardi di dividendi. E malgrado questo salasso
(e i 600 milioni spesi in 25 anni per tappare i buchi del Milan) nelle casse delle otto holding di Arcore c’è un altro miliardo di liquidità cui i soci possono attingere in ogni momento.
UN MATTONE D’ORO
I soldi in contanti sono però solo la punta dell’iceberg del tesoro di Berlusconi. Le tre partecipazioni principali di Fininvest (Mediaset, Mediolanum e Mondadori) valgono da sole un paio di miliardi. E a margine del suo impegno politico il premier ha collezionato un Monòpoli di immobili — da Antigua alla Sardegna, dalla Bermuda fino all’appartamento in cui vive il fido Mariano Apicella — di valore inestimabile. Villa Certosa, vulcano compreso, è stata stimata 470 milioni. La magione di Macherio, ex buen ritiro di Veronica, viene valutata in modo conservativo 78 milioni. La Sweet Dragon Limited, altra creatura dell’ex premier, ha appena sborsato senza batter ciglio 8 milioni per un sobrio appartamento in Dubai.
Le spese di mantenimento, ovvio, sono alte (1,8 milioni ogni dodici mesi solo Villa Belvedere), le inquiline di diversi appartamenti — specie quelli di via Olgettina — non pagano l’affitto. Ma lo sterminato risiko in mattoni del Cavaliere, forse per questo odia l’Imu, vale da solo più di un miliardo.
IL REBUS DELL’EREDITÀ
Cosa cambia per i rampolli di Arcore con la separazione tra Silvio e Veronica? Dal punto di vista patrimonial-professionale poco: tutti hanno un percorso lavorativo più o meno delineato nel perimetro del gruppo. E grazie ai dividendi degli ultimi anni Marina ha già in tasca 100 milioni cash, Piersilvio 230, Barbara, Eleonora e Luigi, i figli di Lario oltre 300. L’armistizio di Natale però, almeno in prospettiva, libera il Cavaliere da un incubo: la gestione (lunga vita all’ex premier) della sua eredità. Fino a quando Veronica resta sua moglie, cioè fino al divorzio che potrebbe arrivare tra un annetto, le norme sulla cosiddetta “legittima” — non a caso una legge che Berlusconi ha ripetutamente cercato di cambiare — gli legano le mani. Consegnando in sostanza il 56% di Fininvest, vale a dire il controllo dell’impero di famiglia, ai figli di secondo letto e alla loro madre.
Ottenuto il divorzio, tutto cambia. E in base alle norme sulla successione, senza bisogno di interventi governativi “ad personam”, il pallino tornerà in mano al leader del centro-destra. Che potrà distribuire le quote in modo proporzionale tra i cinque (tra di loro in passato c’è stata qualche scintilla) o far pendere la bilancia dalla parte di Marina e Piersilvio che hanno speso tutta la loro vita professionale al vertice di Mondadori e Mediaset. E così con un piccolo sacrificio — cosa sono in fondo 100mila euro al giorno — il Cavaliere potrebbe riuscire finalmente a esorcizzare lo spettro della Dinasty di Arcore.