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 2012  dicembre 29 Sabato calendario

BONDI, L’ESAMINATORE DEL CANDIDATO PULITO

MONTI l’ha presa e presentata alla lontana, buttando lì un’espressione straniera –
due diligence, dovuta diligenza – che mai finora aveva illuminato quell’evento arcano e arbitrario che è la formazione delle liste elettorali.
DUE diligence appartiene al mondo degli investimenti economici, finanziari, commerciali e immobiliari. Che hanno bisogno appunto di un processo investigativo prima di fare delle scelte: valore, convenienza, rischi, condizioni di affidabilità e moralità.
E tuttavia, quando nella sala della conferenza stampa presidenziale con altrettanta noncuranza il Professore ha pronunciato il nome della persona cui egli aveva deciso di delegare “la verifica di conformità dal punto di vista penale o di possibili conflitti d’interesse”, all’istante si è capito che dal mondo astratto e raziocinante delle idee, dei principi, delle norme e dei protocolli, il destino degli aspiranti candidati dovrà fare i conti con il dottor Enrico Bondi — e nessuno vorrebbe ora trovarsi nei loro panni.
La fama del dottor Bondi non è esattamente quella di un grande inquisitore, categoria che in Italia abbonda di tipi normalmente votati a rivelarsi piuttosto singolari, ma quella di gran lunga più rara del risanatore ormai non più solo di aziende, ma pure di comparti pubblici ridotti allo stremo, in genere dai politici.
E’ bene che i marpioni dell’Udc, i topastri di Fli, i transfughi del Pdl, i tardo-dissidenti del Pdl, i combattenti e reduci dell’Api, i paraventi della Cisl, insomma è bene che tutti costoro e anche gli ingolositi esponenti della società civile e imprenditoriale sappiano che Bondi non guarda in faccia nessuno e da quando Enrico Cuccia lo scoprì e Romiti lo valorizzò, ormai da più di un quindicennio egli è andato avanti a testa bassa e in silenzio indossando la maschera del cattivo professionale.
Ultimi due incarichi: quello di commissario per la spending review; e di commissario straordinario per la Sanità nella Regione Lazio. Su quest’ultima poltrona Bondi ha già dato modo di proseguire, infiorettandola, la leggenda di virtuoso sadismo. Ha visitato di persona un ospedale, ha visto le consuete scene terribili e pare se ne sia uscito con una frase tipo “ma qui sono tutti matti”. Quindi ha preso poi dei provvedimenti, e quando gli hanno riferito che Polverini avrebbe fatto i capricci, ha detto: “Non vi preoccupate, fatela venire nel mio ufficio ché le faccio vedere due numeretti”, mentre un lampo sinistro rischiarava lo sguardo di chi ben altri potenti si è divertito a spaventare e a piegare.
Il fisico asciutto di certo l’aiuta. Ha 79 anni molto ben portati, occhietti incavati, calamari da lavoratore notturno, zigomi segnati e un’aria quasi ascetica che lo fa sembrare una figura della Divina Commedia, per quanto riscattata da un mezzo ciuffetto. E’ di Arezzo, città di giostre militari — “Corridor vidi per la terra vostra,/ o aretin, e vidi gir gualdane,/ fedir torneamenti e correr giostre”, Inf. XXII — e si sente. Nella sua città oltretutto, come si trova scritto, la famiglia o alcuni suoi parenti possiedono un’impresa di pompe funebri. Le poche volte che si è sentito in dovere di fare lo spiritoso, sedendosi al tavolo guardava fisso e serio la controparte e cercava di tranquillizzarla esprimendosi, come dicono gli psicanalisti, per negazione: “Io ‘un mordo”. E non morderà, il dottor Bondi, almeno tecnicamente, ma chi lo conosce assicura che gli scoppi di ira, del genere freddo e caliente, sono in i casi spettacolari. E’ l’approccio assai determinato, per così dire, che indubbiamente ha reso al personaggio quella nomea che nei titoli dei giornali richiama atmosfere da film horror. “Mani di forbice”, e va bene, ma poi anche “l’uomo con la scure”, “ the cutter”, “il tagliatore di teste”, là dove quelle rotolate nella cesta erano responsabili di immani disastri.
Questa specialissima attitudine risanatrice l’ha portato a compiere necessarie atrocità e inaspettati miracoli quasi dovunque ha messo piede: Ferruzzi, Montedison e soprattutto Parmalat. Con Ligresti è finita malissimo. Prodi lo voleva alla Rai. Il nome di Bondi è risuonato anche sulle macerie del San Raffaele. Nessuno sa che cosa abbia votato. Interviste quasi zero. Stima per i giornalisti a dir poca scarsa. Tiene conferenze, teneramente, per i giovani dell’Azione cattolica su temi come “Il giusto mezzo” o “La parsimonia”.
Ieri in pratica Monti gli ha affidato il compito di vagliare candidature con un sì o con un no. E’ un potere che nella prima Dc si riservavano i vescovi e la Santa Sede e che nel primo Pci apparteneva all’Ufficio Quadri, con la partecipazione straordinaria dell’ambasciata sovietica. Oggi la tecnocrazia ascesa in politica affida l’esame del proprio sangue e altrui a un risanatore che per le sue terribili virtù funge quasi da vendicatore. Anche questo un segno dei tempi, difficili come si è ben capito.