Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 08/12/2012, 8 dicembre 2012
GRECIA IN CRISI MA NON DI ARTE
Esiste un’arte greca contemporanea? La domanda fu posta da Pupi Avati, invitato qualche anno fa a visitare una mostra di pittori greci a Bologna. Alla domanda del regista risponde oggi indirettamente il collezionista Sotiris Felios, che fino all’11 gennaio presenta al Vittoriano (Sala Centrale, via San Pietro in Carcere) una mostra con ottantotto dipinti di venticinque artisti greci delle ultime generazioni. Felios, avvocato con studio ad Atene ma originario di Tripolis, capoluogo del distretto regionale dell’Arcadia nel Peloponneso, in trent’anni ha raccolto circa ottocento opere di pittori figurativi e li ha riuniti in una fondazione, che in omaggio alla terra natale ha chiamato «L’altra Arcadia». Da questa raccolta Felios ha selezionato le opere della rassegna romana grazie anche all’aiuto di Louis Godart, consigliere per il patrimonio artistico del presidente Giorgio Napolitano, di Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia e dell’ambasciatore greco a Roma Mikis Cambanis. Sotiris racconta che ha scelto di persona ogni quadro della sua collezione; che trascorre gran parte del suo tempo libero a conoscere gli artisti della generazione tra i quaranta e i sessant’anni; che non colleziona per investire, ma perché si innamora delle opere che acquista, scegliendo da solo e non guidato da consulenti.La mostra, curata da Giuliano Serafini, ha due obiettivi. Il primo è far conoscere l’arte di un popolo che attraversa la modernità faticosamente, ancora gravato dall’astro troppo fulgido della civiltà greca antica, dalla situazione socio-economica debole e oggi particolarmente precaria, dalla perifericità rispetto all’Europa, dalla scarsità di comunicazione e interazione col resto del mondo. Il secondo obiettivo è quasi un grido: la Grecia, con il suo cielo mediterraneo oscurato dai tempi bui della crisi, riesce ad essere culturalmente viva e creativa anche se sta sull’orlo dell’abisso, anzi, «con maggior tenacia e ostinazione», come afferma Cambanis. Gli artisti presentati al Vittoriano hanno studiato e lavorato all’estero, hanno attraversato i linguaggi del contemporaneo, dalla pop art al minimalismo al concettuale. Sono tornati alla figura umana, consapevoli, come Picasso, che quando nell’arte il corpo umano perde la sua integrità è perché nella vita reale gli uomini vengono uccisi.
Lauretta Colonnelli