Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 01/12/2012, 1 dicembre 2012
ETTORE DE CONCILIIS «IL VELO DELLA NOTTE IL RIFLESSO SUL FIUME»
Ancora una volta Ettore de Conciliis ammalia l’osservatore con «il velo della notte e il riflesso sul fiume», come recita il titolo di questa mostra che raccoglie una trentina di tele del Maestro avellinese, da quelle storiche ad alcune più recenti (nella foto «Notturno con strada»). Aperta fino al 31 dicembre presso la galleria d’Arte 20artspace, in via XX settembre 122, la rassegna è accompagnata dalla proiezione del documentario «Il Riflesso dipinto», che Carlo Laurenti e Augusto Marchetti hanno dedicato all’opera di de Conciliis coinvolgendo diverse personalità della cultura internazionale che di questa opera sono estimatori. Alcuni di loro si ritrovano come testimoni anche nel catalogo della mostra, edito da Il Cigno, che contiene scritti del romanziere marocchino Tahar Ben Jelloun, il quale ammira De Conciliis perché «avvicinandosi cautamente a quello che vede, lo dipinge con pudore, lo accarezza, lo avvolge con lo sguardo, poi lo isola e ce lo restituisce lentamente». Il critico Maurizio Calvesi esalta invece la sua pittura perché, lontana da qualsiasi cadenza delle avanguardie e delle post avanguardie, «propone la propria bellezza al di fuori dei programmi, si muove nel proprio spazio immune da compromessi con la ricerca forzosa del nuovo». De Conciliis, che dopo un periodo in Sicilia e un soggiorno in America si è stabilito a Roma, aveva cominciato la sua carriera artistica realizzando i primi esempi di Land Art in Italia. Il più citato è il suo Memoriale di Portella della Ginestra, del 1980, a ricordo della strage di contadini compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano. Ma ci sono anche il Murale della Pace nella chiesa di San Francesco ad Avellino, il Murale contro la mafia nel Centro studi di Danilo Dolci a Trappeto, il Parco della Pace alle porte di Roma, con le sculture dedicate alle religioni ebraica, islamica e cristiana, insieme a un teatro all’aperto e a una via letteraria costellata da pietre-sculture su cui sono incisi versi poetici, ispirati alla pace e alla fratellanza. Poi l’incanto della natura ha avuto il sopravvento sull’artista. E il ritorno alla pittura era inevitabile. L’impegno sociale e la ricerca artistica della giovinezza hanno lasciato il posto a una riflessione delicata e intimista che continua ad apparire nei suoi paesaggi luminosi, nei cieli sterminati, nelle acque placide del Tevere, nei notturni estivi punteggiati di lucciole.
Lauretta Colonnelli