Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera 29/12/2012, 29 dicembre 2012
«GRIGI» CONTRO «MARRONI», IL VERO BARATRO E’ GENERAZIONALE —
«Grigi» contro «marroni». Senior bianchi contro junior neri, asiatici, latini. Gli americani nati negli anni Quaranta e Cinquanta (dal «baby boom» in poi) si confrontano con la «Millennial generation», i ventenni e i trentenni di oggi e del prossimo decennio. A differenza degli anni Sessanta e Settanta non ci sono marce in vista. Monta, invece, un nervoso brusio che accompagna il confronto tra repubblicani e democratici sul «fiscal cliff», il baratro fiscale che potrebbe aprirsi davanti al Paese a partire dal primo gennaio. Il presidente Obama e i leader dei due partiti rischiano (anche) un corto circuito politico-sociale se non troveranno il giusto equilibrio tra aumento delle tasse e tagli alla spesa pubblica. Nei giorni scorsi Ronald Brownstein, editorialista del National Journal, ha suggerito di dare un’occhiata alla dinamica demografica, proprio per cogliere l’importanza strategica delle scelte in discussione.
L’ultimo schema presentato da Obama, al centro anche dell’incontro alla Casa Bianca di ieri sera con i leader dei due schieramenti, prevede un sostanziale aumento delle tasse per chi ha un reddito superiore ai 250 mila dollari all’anno e, in parallelo, tagli discrezionali alla spesa pubblica, con l’eccezione di pensioni (Social Security) e assistenza medica per gli anziani (Medicare).
Bene, queste misure colpiranno alcuni blocchi sociali, favorendone altri. Nel dettaglio: l’incremento delle tasse dovrebbe scaricarsi sulla fascia più ricca della popolazione, senza alcun rischio politico per il presidente e il partito democratico. I quattro-quinti degli americani maturi sono bianchi (o meglio «grigi) e, secondo i sondaggi, i tre quinti di loro alle presidenziali hanno votato per il repubblicano Mitt Romney. Il problema nasce quando si tocca la spesa pubblica. Diverse inchieste sociologiche mostrano come la «Millennial generation», cioè i «marroni», chieda investimenti pubblici nelle scuole, nella formazione professionale, nella tecnologia al servizio dei cittadini, nella salute. I giovani, specie i figli dei «non-bianchi», osservano con sospetto le manovre che puntano a tagliare la spesa. Ora, i tre quinti degli elettori tra i 18 e 29 anni hanno votato in blocco per Obama. Oggi, però, il presidente, simbolo numero uno dell’integrazione del Paese, e il partito democratico sono costretti a ridurre le uscite pubbliche per contenere il debito, ma soprattutto per raggiungere l’accordo con i repubblicani. Altro paradosso: i progressisti al governo, per un punto d’onore ideologico, difendono l’impianto dell’assistenza agli anziani (Medicare) di cui, tuttavia, beneficiano soprattutto i «grigi», gli elettori dei Repubblicani.
Certo, la politica dovrebbe essere capace di ragionare su larghi orizzonti. E, in definitiva, i «marroni» di oggi saranno i «grigi» di domani. Tuttavia è proprio la storia americana degli ultimi decenni che sta proiettando sul futuro un tracciato di iniquità strutturale. I figli del «baby boom» hanno avuto tutto. La più grande massa di investimenti che dagli anni Sessanta in poi ha modernizzato il Paese, con autostrade, ospedali, università. I «grigi» poi hanno goduto della detassazione generalizzata, inaugurata nel 1980 da Ronald Reagan e ora, infine, osservano compiaciuti la cura con cui si preservano pensioni e assistenza medica. Investimenti pubblici per crescere, poche tasse per risparmiare (o godersi la vita), vecchiaia sicura: sono esattamente le cose che mancano ai giovani «marroni». Tutte insieme: ed è un po’ troppo.
Giuseppe Sarcina