Letizia Tortello, la Repubblica 30/12/2012, 30 dicembre 2012
Lui è l’uomo dei cassonetti. Dan Dohotariu, 36 anni, romeno, quattro figli, una moglie disoccupata
Lui è l’uomo dei cassonetti. Dan Dohotariu, 36 anni, romeno, quattro figli, una moglie disoccupata. Ogni giorno che Dio manda in terra, salta sulla sua bici e li passa in rassegna uno ad uno. Metodico come un contabile, apre, rovista, seleziona, raccoglie e carica sulla moutain bike di recupero attrezzata con una cassettina gialla sul retro. Un pellegrinaggio che lo porta a ficcare il naso nei tesori di una Torino che non appartengono più a nessuno. Là dentro si trova «tutto tutto», per dirlo alla sua maniera un po’ goffa e stentata. La nostra vita passata, di cui abbiamo deciso di volerci disfare. Oggetti, vestiti, pentolame, orologi, scarpe, giocattoli, talvolta mobili, medicine, libri. Ma soprattutto cibo spesso commestibile e metalli, dal rame all’alluminio al ferro. I cassonetti dell’immondizia per Dan rappresentano da sei anni il supermercato a costo zero con cui mantiene tutta la famiglia. «Guadagno tra i 30 e i 40 euro al giorno, rivendendo ogni oggetto che pesco. Prima ho l’occhio sui cassoni buoni e conosco le zone dove trovi la roba che vale qualcosa», spiega. Vecchi televisori, magari ancora funzionanti, pezzi del pc, caricatori dei cellulari, «telefonini come questo», dice con un grande sorriso sdentato e una gestualità molto teatrale, mostrando uno sgangherato Nokia. E ancora, «radio, pentole, oggetti di alluminio rotti e non rotti, non va sprecato niente. Se funzionano meglio, sennò conta il materiale con cui sono fatti». Sul mercato nero degli scarti metallici, i rivenditori acquistano qualunque cosa. «Mi mantengo così da sempre - racconta -. Da sei anni sono a Torino e non ho fatto nessun altro lavoro. Mia moglie è asmatica. Ho tre figlie femmine, di 13, 15 e 17 anni, l’ultima è incinta di quattro mesi, e un maschio di 14 anni che va a scuola vicino a San Mauro». Questo mestiere da irregolare è comodo e gli permette di sopravvivere, tirando la cinghia: «Vedo la crisi in giro, sento sempre parlare di gente che non ha il lavoro. Io mi accontento di vivere così. Nei cassonetti faccio anche la spesa, ma preferisco andare al supermercato con i soldi guadagnati», scherza. Batte i contenitori dell’immondizia dalla mattina fino alle 2 di pomeriggio, poi la sera e la notte, per arrivare prima del servizio raccolta rifiuti. «Non immaginate neppure quanto sprecate. Buttate roba bella, roba che si può ancora usare» dice. Unico guaio, la concorrenza. «È tanta. Ci sono molti ragazzi come me in giro per Torino. Abbiamo le nostre zone, ma è una guerra». Una lotta ad accaparrarsi i pezzi migliori. L’alluminio è valutato sui 1200 euro a tonnellata, il rame anche 2000, il ferro 180. «Io guadagno poco, con quel che riesco a trasportare: 50 centesimi qui, 2 euro là. Se ho fortuna, trovo le pentole in acciaio inox, me le pagano 1 euro». Dan rifornisce di metalli un negozio di ferramenta della periferia. Se raccoglie un numero sufficiente di vestiti, cappelli, sciarpe, scarpe, si spinge fino a Porta Palazzo per rivenderli. Lo stesso vale per i giocattoli: «Se ne trovano proprio tanti, si vede che i bambini si stufano presto». Come un subacqueo in un mondo sommerso, ricicla rifiuti che non potrebbero per legge avere una seconda vita. Così ha arredato la sua casa. Così, tra una doccia e l’altra «al bagno pubblico, per tornare profumato dalla mia famiglia», sbarca il lunario Dan, che di crisi, lavoro, pensione non ha mai sentito parlare, perché «l’importante nella vita è mangiare, bere, stare coi figli e stare tranquilli, aggiustarsi come si può».