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 2012  dicembre 30 Domenica calendario

L’AZZARDO DOPPIA I FONDI PENSIONE

Gli italiani iscritti a un fondo pensione complementare so­no 5,5 milioni, i giocatori d’az­zardo 15 milioni, quasi il triplo. Le ri­sorse investite ogni anno in pensioni integrative ammontano a 3,7 miliar­di, la spesa in giochi e scommesse a 24 miliardi. Questo vuol dire che ogni i­taliano investe 664 euro l’anno nella previdenza integrativa e ben 1.260 eu­ro in Gratta e vinci, slot, video poker e lotterie varie. Tradotto nel quotidiano: 1,8 euro al giorno per assicurarsi un futuro previdenziale, 3,5 euro al gior­no – il doppio – per bruciare il pre­sente. E non solo. Queste poche cifre, accostate, resti­tuiscono l’immagine desolante di un Paese che, se da un lato sta pagando a caro prezzo il conto della crisi econo­mica, costretto a fare i conti con un welfare sempre più in difficoltà, dal­l’altro continua a comportarsi, anche individualmente, con irresponsabile superficialità. E colpisce, in una fase in cui le riforme della previdenza hanno profondamente cambiato le carte in tavola, azzerando il patrimonio di pri­vilegi e ’diritti acquisiti’ delle genera­zioni precedenti, leggere una tabella nella quale emerge che il patrimonio accumulato dai fondi pensione è di quasi 90 miliardi, quello dell’az­zardo di 400 miliardi, e che le gestioni previ­denziali integrative rap­presentino meno del 6% del Pil nazionale contro il 27% dei giochi.
Insomma, un popolo che sembra preferire la sorte alla costruzione di un futuro più solido. L’idea di affiancare le ci­fre delle pensioni pri­vate con quelle del gio­co d’azzardo legale è di Alberto Bram­billa, ex sottosegretario al ministero del Welfare con delega alla previden­za e docente all’Università Cattolica di Milano. Un accostamento efficace, perché lega due ’attività’ agli antipo­di in una scala di valori declinati in ter­mini di responsabilità.
«Spesso si dice che mancano le risor­se per il welfare o per i fondi pensione – spiega Brambilla –. Ma se guardiamo queste cifre possiamo capire che in realtà vi è uno spreco enorme. E, so­prattutto, una bassa consapevolezza dovuta a scarsa informazione. Penso a quei tanti anziani con pensioni mi­nime, integrate con risorse pubbliche, che gettano via i soldi in Gratta e vin­ci o slot-machine: lo Stato dovrebbe preoccuparsi di far giocare meno, an­che a costo di contenere gli incassi dai giochi. E penso ai giovani, che do­vrebbero essere informati molto me­glio di quello che li aspetta a livello pre­videnziale ».
Le riforme pensionistiche degli ultimi anni hanno messo in sicurezza i con­ti, ma anche annullato molti ’privile­gi’ storici. «Si dovrebbe ricordare più spesso che per tutti i giovani che han­no iniziato a lavorare dal 1 gennaio 1996 non ci saranno più né l’integra­zione al minimo e nemmeno le mag­giorazioni sociali delle pensioni – sot­tolinea Brambilla –. Per capire di cosa stiamo parlando teniamo presente che oggi lo Stato integra quasi 7 milioni di pensioni, il 30% di quelle in paga­mento, di fatto tutte quelle sotto i mil­le euro mensili, tolti gli assegni di re­versibilità. Bene, questa integrazione domani non ci sarà più. Dunque se i giovani non avranno versato a suffi­cienza, dovranno lavo­rare anche da vecchi». A maggior ragione se con­tratti di lavoro precari a­vranno comportato un livello basso di contri­buti versati.
Per queste ragioni il te­ma della previdenza complementare è deci­sivo, soprattutto se si tiene conto che l’Italia è agli ultimi posti della classifica Ocse nel rapporto tra patri­monio investito in fondi pensione e Pil, con il 4,6% contro una media del 33,2% (l’Olanda è al 135%, la Gran Bre­tagna all’87%; la Germania al 5,2% e la Francia allo 0,2%, ma in questi Paesi c’è una forte presenza di fondi pen­sione aziendali). Il problema è che fin­ché lo Stato era capace di generosità pensionistica, questo poteva anche non essere un limite, ma oggi il pro­blema si pone in modo serio. «La cri­si finanziaria, il debito e l’invecchia­mento della popolazione stanno tra­sformando radicalmente il nostro mo­dello di welfare – spiega ancora Bram­billa –. Tenere sotto controllo la propria posizione previdenziale e sanitaria di­venta sempre più importante». E sa­pere che oggi spendiamo in giochi il doppio di quello che investiamo in pensioni integrative può essere d’aiu­to. A capire che la pensione non è una scommessa.