Anna Guaita, Il Messaggero 30/12/2012, 30 dicembre 2012
L’FBI: SORVEGLIATE MARILYN
La mattina del 5 agosto 1962, il corpo senza vita di Marilyn Monroe venne trovato riverso sul letto, faccia in giù. L’inchiesta stabilì che si trattava di suicidio da barbiturici. Ma i dubbi e le domande senza risposta sono continuati ad aleggiare su quella morte, con teorie sempre più folli. Parte di quei dubbi scaturivano da alcune riflessioni dello stesso medico legale, Thomas Noguchi, che pur dichiarando che la morte era stata «molto probabilmente un suicidio» ammetteva di essere turbato dal fatto che la documentazione dell’Fbi sull’attrice presentava una serie di «omissis e censure». A dire del medico, fino a quando l’Fbi non avesse reso pubblico il dossier dell’attrice «la controversia» non sarebbe finita.
Ebbene, il dossier è stato reso pubblico, ma invece di gettare luce sul decesso dell’attrice, scopriamo che i federali l’avevano seguita, spiata, ascoltata e indagata perché sospettavano che fosse comunista. Dal 1955 al 1961, in seguito una spiata di un conoscente che si diceva «allarmato» dalle amicizie rosse di Marilyn (il cui vero nome era Norma Jeane Baker), il Bureau aveva messo in campo i suoi agenti. Ma dopo 6 anni di controlli, la stessa Fbi ammetterà che se le idee della Monroe erano «evidentemente di sinistra», non esisteva alcuna prova che «il partito la stesse usando ai propri fini».
IL MISTERO
Chi sperava di trovare nelle cartelle del Bureau chissà che rivelazioni sul decesso di Marilyn è rimasto invece delusissimo: il dossier dimostra che l’Fbi era consapevole dei sospetti sulla morte, ma non li aveva trovati abbastanza seri da meritare ulteriori indagini.
E così il mistero continua. Ma almeno impariamo a conoscere meglio questa attrice che è rimasta un mito, ancora 50 anni dopo la sua morte. Intanto viene confermato che «credeva fortemente nei diritti civili, nell’eguaglianza dei neri», e che aveva una profonda fiducia che il presidente John Kennedy sarebbe riuscito a «cambiare l’America in meglio come aveva fatto Franklin Delano Roosevelt». Idee che oggi non la metterebbero di certo nella lista degli estremisti, ma che nel 1955 erano davvero di sinistra.
In quegli anni la paura dei rossi scatenata dal senatore Joseph McCarthy con le sue inchieste a ruota libera non è ancora finita. E l’Fbi ascoltava e spiava praticamente tutte le personalità in vista, anche gli attori, alcuni dei quali ebbero la carriera rovinata. Il potente capo del Bureau, J. Edgar Hoover, era peraltro odiatissimo, e anche Marilyn viene "beccata" a esprimere il suo disprezzo per l’uomo. I controlli sull’attrice cominciano quando è al massimo della sua popolarità. È appena uscito il film Quando la Moglie è in Vacanza, reso immortale dalla famosa scena in cui Marilyn, per trovare refrigerio nel caldo dell’estate, sta ferma sulla grata della metropolitana e la sua gonna si alza a scoprirle le gambe. Marilyn è fidanzata al drammaturgo Arthur Miller, le cui passate simpatie per il comunismo erano cosa nota. Poco dopo il loro matrimonio, nel 1956, l’Fbi viene informata di una telefonata anonima al quotidiano Daily News in cui si sostiene non solo che Miller è ancora comunista, ma che controlla la società di produzione di Marilyn stessa, e che la società è «un covo di rossi». Tuttavia i continui controlli non dimostrano che l’attrice rappresenta un pericolo. Semmai, nonostante la sua immagine di star sexy un po’ sciocchina, la Monroe si rivela una donna intelligente e per niente plagiabile. Le sue sono debolezze affettive: vuole essere amata, e non si sente mai amata abbastanza. Il Bureau la segue comunque fino al dicembre del 1961. La segue anche in Messico, dove si reca a far visita a un vecchio amico - un comunista - che è stato diseredato dalla ricca famiglia ed è dovuto fuggire al sud per vivere in pace. Dalle spiate dell’Fbi si può intuire che fra Marilyn e quest’uomo, Frederik Vanderbilt Field, deve esserci stato un breve amore, un interludio romantico, ma di complotti neanche l’ombra.
IL DOSSIER
Il dossier reso noto in questi giorni era stato richiesto dalla agenzia di stampa Associated Press per il cinquantesimo anniversario della morte di Marilyn. Il dossier era stato presentato nel passato, ma coperto da censure e omissis. L’Ap ha però fatto ricorso con successo al Freedom of Information Act, una legge che richiede che tutti i cittadini possano ottenere informazioni purché esse non siano giudicate pericolose per la sicurezza del Paese.