Sergio Rizzo, Corriere Economia 24/12/2012, 24 dicembre 2012
SANITA’: TAGLIA IL PERSONALE MA COMPRA MOBILI
«Non c’è consulente che possa insegnare qualcosa alla pubblica amministrazione. Basta aprire i libri». Così parla Enrico Bondi, che da commissario della Parmalat si è prima ritrovato a dare consigli al premier Mario Monti sulla spending review e poi a cercare di raddrizzare la barca della sanità del Lazio, pericolosamente inclinata su un fianco. «Nei libri troviamo tutto», insiste il 21 novembre davanti alla commissione d’inchiesta del Senato sul servizio sanitario nazionale che lo ascolta sul caso dell’Idi, l’istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma soffocato da centinaia di milioni di debiti sulla cui passata gestione sta indagando la Procura di Roma. «Troviamo l’eccellenza, come anche ciò che eccellente non è».
E a proposito di «ciò che eccellente non è» non lesina gli esempi. Questa è la registrazione testuale: «Dalle analisi che ho compiuto nella qualità di commissario alla spending review, puntualmente confermate sia da analisi statistiche esterne che da fatti interni, è venuto fuori, per esempio, che all’interno della stessa Regione un paio di occhiali può costare in un’Azienda sanitaria locale 100 euro e in un’altra 1.100. Posso portare l’esempio delle sedie, il cui prezzo è oscillato da 49 a 1.400 euro.
Ora, per carità, nell’ultimo caso ho scoperto che si trattava di una sedia particolare destinata a un paraplegico. Ma a parte quella, a 1.100 euro si arriva e così non può essere. Questo Stato spende ogni anno, di norma, 461 milioni in mobili. Mi chiedo come sia possibile che nella crisi in cui ci troviamo si acquistino mobili e poi si riduca il personale. Questo per dire che la spesa dev’essere amministrata in maniera oculata».
Abbiamo dovuto rileggere questo passaggio sconvolgente più volte, per realizzarne la devastante portata. Bondi dice che le pubbliche amministrazioni statali spendono ogni anno 461 (quattrocentosessantuno) milioni per mobili. Per capirci, stiamo parlando di una cifra che supera perfino il taglio mostruoso apportato al Fondo nazionale per le politiche sociali, ridimensionato a 70 milioni dai 518 del 2009. E che risulta di poco inferiore alle dimensioni del deficit sanitario della Regione Lazio, previsto per quest’anno in circa 600 milioni di euro.
Ovvio che il commissario concluda: «Se si vuole gestire in maniera rigorosa e da taccagno quale sono io, o per lo meno spero di continuare a essere, c’è un grosso risparmio da fare». Andando anche ben oltre la fattura dei mobili. Il «taccagno» Bondi si dichiara «furioso» per quello che ha visto al Policlinico Umberto I di Roma, dove «anziani in barella stazionano nella cosiddetta "piazzetta"», perché «non è possibile avere 9,2 giorni di occupazione letti mentre questi poveri anziani stanno lì ad aspettare. Ma siamo matti? Qui bisogna estirpare alla radice questo problema: non è ammissibile una situazione del genere».
In questo sistema ormai completamente impazzito, capita pure, racconta il reduce dell’incredibile vicenda Parmalat, che ci sia un «contenzioso in atto fra l’Università La Sapienza e l’Umberto I». E Bondi domanda agli allibiti senatori della commissione d’inchiesta presieduta da Ignazio Marino: «Ma secondo voi è giusto che lo Stato faccia causa allo Stato?». Tanto più che qui è come se non fossimo nemmeno nella stessa amministrazione, ma addirittura nel medesimo ufficio. L’Umberto I non è altro che il Policlinico universitario della facoltà di medicina del più grande ateneo romano. La Sapienza che fa causa a se stessa... Difficile spiegarlo a chi non sa come funzionano le cose in questo nostro meraviglioso Paese.
Chiosa il commissario: «Abbiamo già tanti avversari all’esterno. Ogni mossa che si fa ci viene contestata... Abbiamo tanta gente che ci attacca e noi, invece di usare le risorse per difenderci dall’esterno, facciamo harakiri?». Ma in quello, caro Bondi, siamo davvero specialisti.