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 2012  dicembre 29 Sabato calendario

GUERRA SUL SIMBOLO TRA EX DC

A volte ritornano: vale anche per i partiti. Proprio ora che Pier Ferdinando Casini incassa il via libera di Monti alla “sua” lista, preoccupato di salvaguardare il valoroso simbolo dello Scudo crociato e il radicamento territoriale di un partito strutturato, ecco che vengono allo scoperto due vecchie volpi del mestiere quali Ombretta Fumagalli Carulli e Gianni Fontana, e si scopre che la Democrazia cristiana non è mai morta. Meglio: l’hanno fatta rinascere. E sono pronti a mettersi di traverso contro l’Udc.

Oggi parte l’intimazione a Casini per via giudiziaria di non usare il simbolo “Libertas”. Annuncia la Fumagalli in qualità di presidente di un partito che afferma di essere rinato dalle ceneri: «La direzione politica della DC assumerà tutte le iniziative necessarie a tutelare la proprietà del simbolo e del logo della Democrazia Cristiana diffidando sin da ora chicchessia dall’uso del nome e del simbolo».

Dev’essere vero che il simbolo dello Scudo crociato vale da solo, a prescindere da tutto e tutti, l’1,5% dei voti. Non si spiegherebbe altrimenti la guerra che si trascina da oltre venti anni sulla proprietà del marchio.

Una sentenza della Cassazione sembrava aver chiuso ogni questione, dando ragione all’Udc di Casini e Buttiglione. Tra le righe di quella sentenza, però, è scritto che formalmente la Democrazia cristiana non è mai morta e che il simbolo è concesso in uso ai vertici dell’Udc in quanto continuatori dell’impegno politico democristiano. Tesi che ora viene usata da Fumagalli Carulli e Fontana in tutt’altra chiave.

«Gli unici titolari del simbolo e del nome - sostengono - erano gli iscritti al partito del 1992 e pertanto nessuno era ed è erede della Democrazia Cristiana, e nessuno può vantare o ritenere acquisiti diritti derivanti da uno scioglimento mai avvenuto».

Il partito che fu di De Gasperi e Moro l’hanno rianimato nel corso di un clandestino Consiglio nazionale il 30 marzo scorso. Fu quella una rimpatriata di vecchie glorie, convocate dal più anziano consigliere dell’epoca Clelio Darida. Avevano anche provato a coinvolgere Rosa Russo Iervolino, che era stata l’ultima presidente del Consiglio nazionale, ma l’ex sindaco di Napoli ha lasciato cadere l’invito. Così i consiglieri si sono autoconvocati. Tra loro, il sempiterno Paolo Cirino Pomicino. Come secondo passo, l’autoconvocato Consiglio nazionale ha convocato i vecchi iscritti alla Dc attraverso un avviso sulla Gazzetta ufficiale. C’è da dire che ben pochi se ne sono accorti, salvo Casini che quell’avviso l’ha notato eccome. Tanto è vero che ha provato con un ricorso al giudice civile di bloccare il tutto, ma invano. Fatto sta che tra il 10 e l’11 novembre hanno celebrato il XIX congresso che «all’unanimità ha deciso che la Democrazia Cristiana prosegua la propria battaglia politica». E si ricomincia.