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 2012  dicembre 29 Sabato calendario

RICOMINCIO DA ZERO

Chiedimi se sono felice dice Flavia Pennetta ora che questo 2012 vagamente orribile se ne va e il nuovo anno si accende all’orizzonte con un sogno luminoso e semplice: «Stare bene in salute e tornare più forte di prima». Erano tredici anni che non faceva Capodanno a casa sua a Brindisi e sarà, come sul dirsi, un’esperienza elettrizzante: «Dovevo già essere partita per l’Australia e invece sono ancora qui tra allenamenti, tombolate e fisioterapia. Almeno mi godo la famiglia, le amiche e una vita normale che mi appare tanto strana».
Rientra prima lei o prima Nadal?
«Mi sa io. E mi dispiace davvero per Rafa che è un grande amico ma che purtroppo stavolta ha un problema serio. Questo ennesimo rinvio è un brutto segnale».
Come va il suo polso dopo l’operazione?
«La cicatrice si vede».
Ora se troverà marito sarà solo per i soldi...
«Già... Le mie amiche continuano a dirmi fatti il laser, falla sparire, è orribile, ma a me invece non dispiace, fa un po’ tipa vissuta, una piccola Rambo che non ha paura».
Lei non ha avuto paura di smettere con il tennis?
«Guardi, per quattro mesi ho giocato senza sapere perché mi faceva male il polso, poi mi hanno detto che avevo una cisti sinoviale, poi a Montreal il 9 agosto ho giocato il mio ultimo match, e poi mi hanno detto che il tendine scafo lunare del mio splendido polso destro era consumato all’85 per cento. Mi è crollato il mondo addosso, ho pianto per due giorni di fila, poi ho capito che l’unica cosa da fare era operarmi. L’intervento in Spagna è andato bene, ma il tennis in questi mesi mi è mancato talmente tanto che per la disperazione a un certo punto mi sono messa a giocare con la sinistra. Ora reggo un’oretta e mezzo di gioco e tiro abbastanza forte, ma per esempio la volée di rovescio ancora non va e per questo ho lasciato perdere con l’Australia. Tornerò a giocare in Sud America a febbraio, poi vedremo».
Non pensa di aver pagato con gli interessi quei due anni dissennati con 135 partite a stagione?
«Ma no, è solo la legge dello sport, il tennis logora e gli infortuni vanno messi in preventivo. E poi ho avuto tre anni meravigliosi, nel 2008, 2009 e 2010 ho vinto partite fantastiche che mi sono rimaste nel cuore e in più ho fatto cose che nessuna italiana aveva mai fatto prima. Non le sembra una cosa straordinaria?».
Senta un po’, lei che è così carina, com’è che la lasciano tutti? Prima Moya, poi la sua compagna di doppio Gisela Dulko, ora il suo coach Urpi...
«Moya per fortuna è roba vecchia. Gisela invece si è sposata, si è costruita una famiglia e a 27 anni ha scelto la vita fuori dal tennis che sognava. Certo è dura, prima eravamo sempre insieme e adesso ci sentiamo solo per telefono, ma sono felice per lei. Quanto a Urpi, il mio coach storico, lui ha avuto un’offerta dalla federazione francese che non poteva rifiutare e io sono stato d’accordo con lui, era una cosa per la vita. In ogni caso sono rimasta in Spagna con lo staff di Robredo, mentre per il doppio ho scelto come nuova compagna Svetlana Kuznetsova, anche lei mezza ammaccata quest’anno, ma anche una che se sta bene gioca a tennis come nessuna».
E lei? Non riparte un po’ da zero?
«Ero numero 10 del mondo e ora sono 45, ma per sei mesi avrò la classifica protetta, quindi potrò giocare i grandi tornei. L’inizio non sarà facile, ma io sono una ragazza poco italiana. Sono una dura».