Giacomo Dente, Il Messaggero 29/12/2012, 29 dicembre 2012
I TERRORISTI DEL VINO
Si trasforma la criminalità. Cambiano i linguaggi. Resta l’evocazione, minacciosa e sinistra, di una violenza che colpisce simboli e valori. La vecchia mafia, ancora legata al mondo contadino, minacciava o puniva sgarrettando le bestie, sradicando piedi di vigna. Oggi, nei nuovi codici di una criminalità che segue il passo dei tempi, si colpisce la cantina, il luogo simbolo, ma anche il luogo-patrimonio di ogni viticoltore. Difficile interpretare in modo diverso l’“attentato” alla cantina di Pantelleria di Calogero Mannino.
Mannino, già politico di lungo corso e oggi viticoltore di qualità, è stato colpito da ignoti che hanno svuotato settecento ettolitri del suo vino. Un fiume alcolico, disperso, gettato con spregio, un fiume per gran parte formato da uno dei passiti che fanno l’orgoglio del nostro made in Italy. Difficile immaginare affronto più atroce per un produttore. Ma colpisce ancora di più il fatto che all’inizio di dicembre, con un modus operandi molto simile, questi nuovi criminali del vino avessero colpito nel cuore delle colline toscane, a Montalcino, falcidiando ettolitri del “Case Basse”, il mitico Brunello di Gianfranco Soldera. Come in un thriller viene a questo punto da chiedersi se non si debba temere un prossimo capitolo, quasi che questa nuova mafia del vino tenda a rendere la sua minaccia qualcosa di ancor più ambizioso del semplice, puntiforme avvertimento a questa o a quella cantina.
Il danno è enorme. Gettare del vino, al di là della perdita economica, è colpire una storia fatta dei tempi della campagna e del lavoro lento e meticoloso della cantina. Un atto terribile, intriso di liturgia, che colpisce dritto al cuore e alle emozioni. Il repertorio della nuova delinquenza si allarga a un nuovo soggetto di paura e di ricatto: il vino. In tempi di “foodies”, di wine bar, di corsi di sommelier, di Vinitaly, di riviste e trasmissioni dedicate al pianeta Bacco, si profila un inquietante nuovo lato oscuro della forza. Certo, non scorre sangue, ma l’orrore del gesto annichilisce. In qualche modo l’atto criminale si carica di un valore aggiunto di nefandezza. Dietro una bottiglia c’è la terra, il lavoro, il sogno, la fatica, gli uomini, e ci sono un territorio con la sua natura, le sue chiese, i suoi piccoli o grandi musei. Un vino è un pezzo della nostra identità. Colpire una cantina è un vulnus che trascende il singolo colpito, ma tocca il nostro patrimonio culturale. Vigliacchi.