Gherarda Schia, Dagospia 28/12/2012, 28 dicembre 2012
Come diceva con un tocco di geniale perfidia Giorgio Manganelli: «non l’ho letto e non mi piace»
Come diceva con un tocco di geniale perfidia Giorgio Manganelli: «non l’ho letto e non mi piace». Non c’è infatti bisogno di essere costretti per farsi un’opinione su un libro dover seguire per filo e per segno pagina dopo pagine tutte le parole dell’autore. Perchè anche quando si legge per filo e per segno, non si leggono mai le stesse parole, così capita che anche a rileggerlo per tutta la vita ‘’Guerra e pace’’ ci sembrerà sempre diverso. Ma questo succede solo ai capolavori. Possiamo perciò affermare con un certo sussiego intellettuale che tutti i libri compresi in questa controclassifica di libri da non leggere è stilata senza averli letti. Qualcuno sfogliato, anche in profondità, ma letto tutto proprio no. Ma non per risparmiare tempo. Per dire, che senso ha leggere le migliaia di pagine che in tutto a occhio e croce dovrebbe fare quasi due milioni di parole, delle tre sfumature ora raccolto in unico volume da Mondadori, Cinquanta sfumare di grigio, di nero, di rosso, E.L. James, Mondadori, (decimo posto) per stroncarlo in due parole? «Senza parole»! E siamo rimasti senza parole anche col Gesù di Joseph Ratzinger. Le parole che ha trovato Vito Mancuso sulla Repubblica per stroncarlo sul piano teologico senza nessuna pietà cristiana sono sufficienti per dare un pessimo giudizio dell’opera firmata dal papa (voto 2), ma anche per issarlo al vertice dei libri da non leggere (primo posto). Non per fare i mangiapreti, ma abbiamo cercato ne "L’infanzia di Gesù’’, Rizzoli, visto che si tratta di un libro di storia oltre che di fede, una risposta sulla vita famigliare del giovanetto di Nazareth. Per esempio: che ne è di quei quattro fratelli di cui si parla, nome per nome, nei Vangeli di Marco e Giovanni, non si fa invece il nome delle due sorelle, e citati anche nella Lettera ai Corinzi di Paolo? Ci sarebbe anche piaciuto un trattamento all’altezza delle vertigini della teologia sul tema della verginità della Madonna. Per carità, niente di eccezionale: ma capire se sia trattato di una fecondazione eterologa ad opera dello Spirito Santo, avrebbe aperto strade nuove alle vie della modernità della Chiesa. Pazienza. Consigliamo ai delusi, non per banale competizione, la lettura di una saggio poco noto uscito parecchi anni fa sulla rivista Studi storici del Rabbino capo di Roma, Di Segni, sulla gran quantità documentata di «vergini e madri» nell’ebraismo... Per motivi estranei alla trama al racconto e alle sue doti scrittorie, (voto 6) certamente da non leggere Il silenzio sull’onda di Gianrico Carofiglio, (nono posto) per aver denunciato l’autore di una stroncatura seppure feroce, forse pensando di poter vincere col suo passato di magistrato eccellente (sperando che non denunci anche noi). Per rango dopo il papa, (secondo posto) i due libri di Mario Monti, La democrazia in Europa con la sua amata Silvie Goulard (Rizzoli) e Le parole e i fatti con Federico Fubini, che valgono come uno (voto 4), sebbene comprati, libri letti da pochi ma da tutti vissuti e pagati a proprie spese. Abbiamo riflettuto a lungo sul piazzamento da assegnare al libro di Alain Elkann, Spicchi di un’arancia, Bompiani, (ottavo posto) che invece abbiamo letto con grande attenzione, e ce lo siamo anche un po’ fatto piacere, perché è un grande amico, se non fosse che dentro non c’è scritto niente (voto 3). Poi ci siamo detti che sarebbe stato grave offesa escluderlo. Sono le ragioni per cui abbiamo escluso da questa lista di eccellenze il centone (voto 4) di Vittorio Sgarbi, Nel nome del figlio, Bompiani (la casa editrice diretta dalla sorella). Adesso che lo sappiamo in Inghilterra, pronto ad andare a insegnare ad Harvard, con maggiordomo al seguito, ci auguriamo che Elkann voglia scrivere un grande romanzo sulle storielle che l’hanno costretto ad abbandonare il quartiere dei Coronari e poi Roma, Torino e l’Italia tutta infine, per la somma dignità di modi connaturata al suo carattere. Ci offriamo gratis per una riscrittura in stile Maupassant! Confessiamolo: i prossimi due, li abbiamo compulsati con un po’ di attenzione. L’autore è a prova di critica. Anzi è lui il massimo criticone italiano delle scienze umane e storiche, ne sa qualcosa Salvatore Settis moralista per gli altri, sprovveduto autore delle scoperte sul Papiro di Artemidoro. Luciano Canfora, (voto 10) massimo specialista di fama mondiale di cose greche e anche latine, filologo e storico, poligrafo che trova diletto nella storia politica fra fascismo e comunismo, supertogliattiano, che messo alle strette non parlerebbe nemmeno troppo male di Stalin, preso dalla foga ha scritto nel giro di pochi mesi quasi lo stesso libro (terzo posto) in due libri distinti: prima Gramsci in carcere e il fascismo e dopo qualche mese Spie Urss e antifascismo. Gramsci 1926-1937, tutti e due per l’editore Salerno. (terzo posto). Al centro c’è la questione annosa su chi fosse la spia che fece arrestare Gramsci. A cui si aggiunge l’inevitabile polemica storiografica sulle ragioni che spinsero Stalin e quindi Togliatti a tenerlo in prigione. Il primo uscito a giugno colpisce per la nuova interpretazione del ruolo di Ruggero Grieco, l’autore della «strana» o «famigerata» lettera che aveva indotto Gramsci a pensare di essere stato abbandonato dai compagni, sospettato di essere non solo un cospiratore maldestro ma addirittura il canale fra il Pci e l’Ovra. La «strana lettera» sia pure «famigerata», finora considerata da Canfora prima falsa poi manipolata adesso è diventata vera ma fraudolenta. Nel secondo libro, Spie, Urss, antifascismo, appena uscito, un altro grande comunista fondatore, poi transfuga antistaliniano, Angelo Tasca viene accusato in pratica di essere il grande manipolatore di Grieco, cioè il responsabile dell’arresto di Gramsci. C’è invece sicuramente un buon motivo per non leggere ‘’Open’’ di Andre Agassi, Einaudi (settimo posto). Si dà il caso che lo stesso libro possa essere letto in due modi assolutamente contrapposti: il primo è una stupidissima e noiosissima autobiografia di un campione di tennis che fa finta di odiare lo sport che lo ha fatto diventare grande pur rimanendo sempre uno stupido Peter Pan. Non vi dico delle pagine in cui fa lo scemo con Barbra Streisand, strepitosamente più grande di lui, oppure quando ci vuol far partecipare ai suoi drammi amorosi con Brooke Shields, roba da amore al tempo delle medie quasi elementari. Se invece sappiamo che il libro è stato scritto da un genio della riscrittura giornalista J.R. Moehringer, che si è fatto prestare, anzi ha usurpato la vita di Agassi per raccontare il romanzo di uno stolto che scala le classifiche mondiali del tennis vestito strano e con i capelli ossigenati, lo stesso libro diventa geniale. E allora lo si può anche leggere come fosse un moderno Idiota. Non ci facciamo mancare nemmeno la poesia: «... tutti procediamo/ tastando con la mano cercando invano, cercando invano,/ il punto che da luce»: giudicate voi! Franco Marcoaldi (voto 5) è scrittore felice di storie culturali, viaggi e inchieste, cuoco sopraffino di sapori esotici cucinati con stile, e abbondanza di suggestioni... E anche come poeta, un suo più antico libretto di amorosi patimenti ci era piaciuto anche perché conoscevamo in carne e ossa la Beatrice per cui erano stati pensati e con cui erano stati vissuti. Perciò consigliamo di evitare la Trappola di Franco Marcoaldi, Einaudi (quarto posto). Riuscirà a passare alla storia come cronista del suo tempo (sesto posto) Paolo Guzzanti, Senza più sognare il padre. Romanzo di una vita, Aliberti editore. (voto 4) O invece sarà costretto a essere ricordato in poche righe della Garzantina dello spettacolo come padre dei tre cominci emblema della sinistra a cui ha insegnato l’arte di far ridere, di cui è maestro come si è visto in parlamento quando si è ritrovato arruolato fra le fila di Berlusconi? La seconda che abbiamo detto! Se abbiamo trasgredito la convinzione di non inserire in questa lista, che un certo pregio deve averlo in fondo, anche Luciana Littizzetto, ‘’Madama Sbatterflay’’, Mondadori (quinto posto) il merito è tutto della Pagella di Antonio D’Orrico sulla Lettura del Corsera. Che gli ha dato un voto esemplare, presentando la classifica dei libri più venduti, sostenendo la sua tesi con un’ineccepibile argomentazione filologica, che in sintesi noi riduciamo alla constatazione che si tratti di un libro del "cazzo". E confermiamo (voto 0). Post scriptum. Ci scusiamo, per averli lasciati fuori dalla listi dei primi 10 libri da non leggere, Margaret Mazzantini, Paolo Giordano, Massino Gramellini, Aldo Busi, Valerio Massimo Manfredi, Alberto Angela, Bruno Vespa, Philippe Daverio, Corrado Augias e soprattutto Umberto Galimberti.