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 2012  dicembre 28 Venerdì calendario

«PONTIFEX», IL SITO CHOC CONTRO GAY ED EBREI —

Su una sola cosa, almeno, con il Vaticano — anzi con «loro» — è d’accordo: «Non ho niente a che fare con loro, quando mai abbiamo sostenuto che siamo la voce del Vaticano?». Poi si fa una risatina: «Sulla storia di Twitter e del nome "pontifex", se proprio vogliamo essere precisi, saremmo noi a potere piuttosto fare causa al Vaticano: abbiamo registrato il nome del sito dal 2007, se poi scelgono lo stesso nome per i tweet del Papa fatti loro, ma è da dilettanti...». Si potrebbe obiettare che il nome latino per pontefice, ovvero «colui che costruisce ponti», è in uso nella Chiesa da svariati secoli ma pazienza, il punto è un altro: e cioè che dietro al sito «Pontifex.roma.it», che un po’ per il nome e un po’ per le sparate su ebrei, musulmani, gay e donne riesce a fare breccia tra siti e agenzie di stampa, con tanti saluti al new journalism, c’è un signore che si chiama Bruno Volpe, ha 51 anni, si presenta come avvocato e giornalista e criminologo e vive nel quartiere Murat di Bari.
Volpe si definisce cattolico, anche se «le nostre posizioni, bene o male, sono più che altro vicine a quelle della Fraternità Pio X», che poi sarebbero i lefebvriani, «ma non condivido alcune posizioni estreme». Prego? «Sulla liturgia, intendo». Ogni tanto alla Santa Sede tocca far sapere che gli è stato rifiutato l’accredito alla sala stampa vaticana e non ci può mettere piede o che le sue posizioni non corrispondono a quelle della Chiesa, ma lui non se la prende, «mi sembrano precisazioni pleonastiche, mai sostenuto il contrario». Don Corsi non lo conosce, «ho saputo della sua esistenza al telegiornale, non è che potessi vietargli di mettere il mio pezzo», ma insomma «rispecchia il mio pensiero e non vedo il motivo di tanto scandalo, ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole, piena solidarietà a don Piero».
Nessun problema, e perché mai? Agli scandali che «fanno titolo» ci è abituato, anche perché sono una strategia mediatica: gli annunci di querela a Nanni Moretti e Vauro per «offese» alla religione, commenti del tipo che la morte del ragazzo che montava il palco di Jovanotti a Trieste fosse una sorta di avvertimento divino contro il «libertinaggio» del cantautore, tutto fa brodo, «abbiamo fino a 25 mila contatti al giorno». Con l’ausilio di una compagnia di giro che comprende anziani vescovi emeriti — e cioè in pensione — come monsignor Giacomo Babini (Grosseto), uno che finì su tutti i giornali perché nell’aprile 2010 comparve una sua intervista a «Pontifex» nella quale diceva che lo scandalo pedofilia era «un attacco sionista» dei «giudei deicidi», un complotto dei «nemici di sempre del cattolicesimo, ovvero massoni e ebrei». Monsignor Babini smentì le parole sui «fratelli ebrei», o fu fatto smentire dalla Cei. Fatto sta che l’emerito ha continuato a rilasciare interviste a «Pontifex»: pochi mesi dopo sosteneva che fosse «blasfemo e offensivo» far cantare Elton John davanti alla cattedrale di Trani, chiaramente per la sua «vita depravata» in quanto omosessuale, e poi è andato avanti dicendo che l’«Islam è un castigo del Signore», che «il femminicidio deriva anche da un clima di libertinaggio diffuso», che «Mussolini era meglio del gay Vendola» e avanti così. Ogni tanto arrivano le smentite, sempre accompagnate da controsmentite o minacce di querela, come quando il vescovo polacco Tadeus Pieronek negò di aver parlato della Shoah come di una «invenzione ebraica». Di recente, ancora sul governatore pugliese — un’ossessione, per Pontifex — è apparsa un’intervista a Odo Fusi Pecci, vescovo naturalmente emerito di Senigallia, che accusava Vendola di «vivere da pervertito», parole come da copione smentite con relativa controsmentita del sito.
In Rete, come un contrappasso circola la notizia del «consulente legale B. V., 49 anni, del quartiere Murat di Bari», arrestato nel 2011 per stalking contro una ragazza di 26 anni, sms, telefonate, email, agguati, un fegato animale sul citofono, finché venne sorpreso mentre con una bomboletta spray tracciava croci e insulti sulla casa della vittima. Stesse iniziali, stessa età, stessa laurea, stessa zona... «Ho la sfiga di avere un tizio con le mie stesse iniziali che abita a quattro isolati da qui. Ma io non c’entro nulla, non sono io lo stalker, ho già vinto quattro querele», sillaba Volpe. Ma perché non ha smentito in Rete? «Lo faccio nelle sedi opportune». Inutile obiettare, Volpe è tetragono nelle sue idee. Il femminicidio e le donne che provocano? «Io condannavo la violenza e può darsi che la parola provocazione fosse infelice: ma se vai nel Bronx non giri con un Rolex d’oro, no? Un eventuale ladro lo istighi o lo provochi, no?». Ma non trova sia tutto anticristiano, specie sotto Natale? «Perché, il Vangelo dice che a Natale non si può dire la verità?». E la faccenda di chi è senza peccato scagli la prima pietra? «L’adultera non peccava contro natura». Gli ebrei deicidi? «Lo dice San Tommaso, finché non mi dimostrano che è eretico... ». E via così. Sapendo che, anche oggi, si parlerà di «Pontifex».
Gian Guido Vecchi