Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 28 Venerdì calendario

ROMA — Tre, forse quattro consiglieri di amministrazione. Due vice direttori generali con enormi poteri gestionali

ROMA — Tre, forse quattro consiglieri di amministrazione. Due vice direttori generali con enormi poteri gestionali. Manager che siedono su poltrone vere, pesanti. Uomini e donne che ancora governano testate giornalistiche, programmi, spazi strategici di palinsesto, uffici stampa. L’esercito di Berlusconi in Rai è ancora tutto lì e viene ora assillato dal leader che vuole condurre in tv la sua ultima campagna elettorale. Dice bene il direttore generale della televisione di Stato, Gubitosi: «Il Cavaliere ha approcciato direttamente le reti e le testate giornalistiche » cercando sponde ovunque per questa sua forsennata tournée. Lo spietato Manuale Cencelli lo vuole in quota Lega Nord. Ma le origini socialiste, mai rinnegate, ne fanno interlocutore fidato di Berlusconi. Antonio Marano — vice direttore generale della Rai con delega pesantissima alla “Offerta televisiva e radiofonica” — si è beccato una condanna (in primo grado) a un anno e 4 mesi, a novembre, pur di non tradire certi vincoli di fedeltà. Durante il processo, il Gup di Milano chiede a Marano se davvero avesse cancellato la trasmissione di Massimo Fini “Cyrano” su esplicito ordine di Forza Italia nel lontano 2003, quando era direttore di Rai-Due. E’ una domanda retorica, visto che Massimo Fini aveva registrato segretamente una chiacchierata con Marano da cui emergeva chiara la congiura forzista. Ma in tribunale Marano non ammette un bel niente, semmai contesta la legittimità della registrazione ed è condannato così per falsa testimonianza. Gianfranco Comanducci è l’altro vice direttore generale Rai dagli enormi poteri. Acquisti, servizi immobiliari sono dossier milionari che passano per la sua scrivania. Berlusconiano anche lui. Anzi, “previtiano” doc, per il rapporto che lo unisce all’ex ministro e avvocato di Berlusconi, Cesare Previti. Nelle trattative segrete con gli ambasciatori di Mario Monti, alla vigilia della nomina del nuovo consiglio della Rai, il ministro uscente Paolo Romani è il plenipotenziario del Cavaliere. Ed è lui a chiedere che Lorenza Lei, direttore generale uscente, venga trasferita alla guida della concessionaria pubblicitaria Sipra. Un iter che “iscrive” la Lei — di colpo — al partito berlusconiano. Stessa etichetta che si attacca alla schiena di Angelo Teodoli, da novembre a capo della Seconda Rete. Nel 2009, d’altra parte, Teodoli ha ricevuto una super offerta da Mediaset ed è trattenuto a Viale Mazzini promosso a vice direttore di Rai Uno. In consiglio di amministrazione, Antonio Pilati non sta lì a vedere se il Cavaliere fa capolino in questo o quel programma. Tra gli estensori della legge Gasparri, esperto dei media nel cuore di Confalonieri, lui guarda semmai alle questioni industriali. Molto più politico è il ruolo del consigliere Antonio Verro, 7 anni da deputato di Forza Italia prima di approdare a Viale Mazzini. La stessa Maria Luisa Todini vola al Parlamento europeo, a soli 28 anni, nel 1994 sotto le insegne forziste. Tra gli irriducibili berlusconiani, in prima fila c’è Bruno Vespa che avrebbe ospitato il Cavaliere in prima serata se non fosse intervenuto il direttore generale Gubitosi a bloccare la cosa. Berlusconi, invece, fa in tempo a sfondare a “Uno Mattina”, nello spazio che è sotto la responsabilità di Susanna Petruni, vicinissima allo storico portavoce del Cavaliere Paolo Bonaiuti. Lo stesso Bonaiuti che, a braccetto dell’ex ministro Gasparri, è ospite d’onore al matrimonio della giornalista, a ottobre scorso in Campidoglio. Il network berlusconiano ha infinite altre ramificazioni e arriva fino all’Ufficio Stampa. Dove siede un dirigente dai modi civili, esperto e prudente. Quel Fabrizio Casinelli che vanta anni di militanza nei palazzi del potere romano, portavoce dei gruppi parlamentari forzisti.