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 2012  dicembre 27 Giovedì calendario

QUESTO SIGNORE È IL «NERO» PIÙ POTENTE DELLO SHOWBIZ. E NON SOLO


Forse un po’ del mio pubblico non mi seguirà, penso soprattutto alle nonne che vanno al cinema subito dopo la messa; ma mi farò perdonare facendo qualcosa apposta per loro in futuro» dice Tyler Perry con un gran sorriso. Parla di Alex Cross, un adrenalinico e violentissimo action movie in cui interpreta un detective della polizia di Detroit a caccia di un sadico serial killer. Per Perry è la possibilità di farsi finalmente conoscere in tutto il mondo, perché finora è stato quello che gli americani definiscono «il segreto meglio custodito».
Eppure, nelle comunità afroamericane è famoso quanto Denzel Washington o Will Smith. In più è anche sceneggiatore, regista, produttore, boss di un gigantesco Studio ad Atlanta, commediografo, saggista, proprietario di un canale tv. È un superricco che l’anno scorso la rivista economica Forbes ha piazzato al primo posto nella classifica dei più ricchi personaggi dello spettacolo con 130 milioni di dollari di guadagno (Steven Spielberg era terzo con 107 milioni); quest’anno è «solo» sesto con 105 milioni di dollari (al primo posto c’è la sua amica e mentore Oprah Winfrey).
«Ma chi diavolo è Tyler Perry?» ha titolato il mensile di cinema inglese Empire quando ha dovuto presentarlo ai suoi lettori. Finora infatti, malgrado la lingua comune, nessuno dei suoi 12 film (6 dei quali sono dedicati al personaggio di nonna Madea, la matriarca della famiglia Simmons, che lui interpreta vestito da donna) aveva mai varcato l’oceano. Se qualcuno aveva sentito parlare di Perry era solo per una particina in Star Trek e per avere prodotto Precious, 6 nomination e 2 Oscar nel 2010.
Perry ha 43 anni, è alto 1,96, non si è mai sposato.
Quindici anni fa lei era senzatetto e dormiva in macchina. Come ha fatto a creare il suo impero?
Con l’unica dote che ho sempre avuto, la perseveranza. In una delle puntate del suo show televisivo, Oprah Winfrey disse che scrivere era catartico, perché ti aiuta a chiarire le idee e a curare problemi e dubbi. Era la prima volta che sentivo un tale concetto da una persona con la pelle come la mia. Le ho creduto sulla fiducia.
E quale è stata la prima cosa che ha scritto?
Una specie di diario. Nel senso che parlava delle cose che mi erano capitate, nei miei 20 anni di vita, ma le attribuiva a vari personaggi dai diversi nomi. Un mio amico lo lesse e disse che era quasi una commedia. Gli misi un titolo, I know I’ve been changed (Lo so, mi hanno cambiato), e tentai di metterla in scena per molti anni, ma il teatro restava sempre deserto. Alla fine provai in una chiesa e cominciai a fare il tutto esaurito.
Lei ha raccontato con molto candore e coraggio di abusi fisici e sessuali e di un paio di tentativi di suicidio…
Nei momenti di disperazione è stata la voce di Dio a salvarmi.
Un suo segreto?
Nessuno conosce il mio pubblico come me. So quello che vuole e che gli altri non gli danno.
Un consiglio da uomo d’affari?
Crea il tuo marchio e difendilo coi denti (Perry vende i dvd delle commedie che mette in scena; quando poi diventano film, conserva il 100 per cento dei diritti, ndr).
Un suo pregio?
La puntualità maniacale e l’autodisciplina. Mi sveglio ogni mattina alle 5 per lavorare.
I critici spesso la maltrattano.
Non li leggo. Mi stupisco perfino che si interessino di me, soprattutto se non sono neri.
Non crede di fare troppe cose?
È la mia forza. Così posso controllare la qualità di tutto. Sa cosa dicono i miei collaboratori? Qualunque sia il loro lavoro, io l’ho già fatto. È vero: dall’imbianchino all’elettricista. Una volta li ho contati: erano più di 40.
Non le è sembrato strano in «Alex Cross» fare solo l’attore?
Se vuoi comandare, devi sapere anche ubbidire. Per la prima volta nella mia vita mi sono potuto concentrare solo sul personaggio: un grande lusso.
Si sente mai un divo?
Io sono come il mio pubblico: un parente, un amico, il prossimo. E alla stessa maniera considero loro.