Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 28 Venerdì calendario

ANNA MARIA

ORTESE–
Anagrafe Anna Maria Ortese, nata a Roma il 13 giugno 1914, figlia di Oreste Ortese, impiegato governativo, e di Beatrice Vaccà, dipendente delle Poste, cinque fratelli (di uno suo gemello, Antonio, morto a 29 anni) e una sorella (Maria) passò un’infanzia di stenti a vagabondare da un paese all’altro, lasciò la scuola a quattordici anni ma si mise a studiare sui libri dei fratelli e imparò, sola, il francese e lo spagnolo. L’esordio in poesia nel 1935 con una lirica dal titolo Manuele, come il fratello marinaio, morto in Martinica due anni prima.
Ignorante «Sono ignorante. Non conosco né i greci né i latini; poco dei moderni; nulla o quasi dei modernissimo. D’Annunzio è per me, con reverenza, un Ignoto» (dal risvolto di sinistra di Angelici dolori)
Editoria La Ortese, sempre preoccupata di svendere le sue opere, si impegnava con un editore ma intanto contrattava di nascosto con un altro.
Cartoncino «Scrivo così male perché non adopero, per scrivere, il tavolo, ma un cartoncino rigido che pongo sulle ginocchia» (lettera di Anna Maria Ortese a Dario Bellezza).
Case Anna Maria Ortese racconta di aver abitato in dieci città diverse cambiando circa trentasei case, quasi tutte assediate dal rumore, cadenti, buie, gelide o soffocanti.
Temporali Così spaventata dai temporali che quando iniziava a piovere si rifugiava, con la sorella Maria, nell’unico locale senza finestre dell’appartamento di Rapallo: l’ingresso.
Rumore La Ortese, che non sopportava i rumori e detestava sentir le macchine, a Rapallo prese a dormire con i pollici nelle orecchie.
Zingara Elio Vittorini, che la definì una sonnambula, «una zingara assorta in un sogno».
Formica «Io ammiro le zingare, ma non posso esserlo: forse lo sono stata, una zingara della sofferenza, ma ormai sono una formica che si è rifugiata, immobile, sotto una panchina. Non ho altra difesa che l’assoluta solitudine, in cui mi sento talvolta persino allegra»
Denaro Povera, fu aiutata da molti: Salvatore Quasimodo e Adriano Olivetti, il presidente Luigi Einaudi e il banchiere Raffaele Mattioli, Natalia Ginsburg e Giulio Andreotti […]. Non ebbe un buon rapporto con il denaro: «Vorrei scrivere questa antipatica parola con lettere piccolissime, quasi invisibili!».
Piedi Tormento di Anna Maria Ortese per il fatto che gli uomini non riflettono abbastanza sugli animali e, relativamente ai piccioni, non si accorgono che hanno i piedi rossi (tema di un’intervista a Repubblica che ha occupato un’intera pagina)
Vivere «È il mio castigo, quando mi metto a vivere: non so vivere. Ogni volta che voglio vivere scrivo».
Televisione Abitudine della Ortese di guardare la televisione con la sorella: cartoni animati e telenovelas.
Maria La sorella Maria, con cui abitò per tutta la vita, morì nel 1993. Anna non andò ai funerali per ricordarla com’era e, anche diversi anni dopo, a chi ignaro le chiedeva notizie di Maria, rispondeva: «sta bene, grazie».