Lucrezia Dell’Arti, Io donna, 28 dicembre 2012
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JELENA
PETROVIC–
Struzzo La principessa del Montenegro Jelena Petrović Njegoš, che il 24 ottobre 1896 sposa il futuro re Vittorio Emanuele III, l’abito bianco con un lungo strascico guarnito di piume di struzzo, sul capo un diadema di brillanti e un prezioso velo veneziano.
Montenegro Il Montenegro, un piccolo Stato di 2500 abitanti, senza Parlamento, senza partiti, senza avvocati, un unico quotidiano e una rivista letteraria.
Fichi “Le nozze coi fichi secchi” (titolo di Edoardo Scarfoglio sul Mattino)
Beltà «Gli italiani vedranno la loro futura regina e constateranno co’ loro occhi che essa non è la gigantesca rigeneratrice d’un sangue illanguidito, né la beltà fulminatrice, che s’è detto. Graziosa, gentile, dolce creatura; ma non certo un’Elena greca infiammatrice di cuori» (Scarfoglio sul Mattino).
Soprattutto Lo zar Nicola II, che nell’annunciare alla giovane Elena l’arrivo del principe Vittorio Emanuele, lo definì «se non propriamente bello, almeno di un certo fascino e soprattutto di una grande casa regnante»
Doni Tra i regali agli sposi: album con scritti, disegni e musiche autografe di autori contemporanei (dal ministro della pubblica istruzione), una pagina dell’Otello (da Giuseppe Verdi, con grande irritazione di Vittorio Emanuele), ecc.
Piccioni Per annunciare in Montenegro l’avvenuto matrimonio tra Elena e Vittorio Emanuele furono liberati duecento piccioni viaggiatori.
Trota Appassionata di pesca alla trota, Elena possedeva circa ventimila ami e un’attrezzatura sempre aggiornata, tanto che alla fine della Seconda Guerra Mondiale il negozio Hardy di Londra, distrutto dalle bombe, le chiese indietro parte dei pezzi per riuscire a riprendere l’attività.
Capra La regina Elena, solita cucinare al re piatti russi o montenegrini, carne salata di capra, infusi di erbe, trecce salate, dolci di riso e frutta imbevuta di liquore.
Quirinale Durante la I Guerra Mondiale la regina trasformò, a spese del re, il Quirinale in un ospedale: 250 posti letto che ospitarono 2.648 feriti, lei sempre in corsia a curare i malati, soprattutto i più gravi, e a lavare e vestire i cadaveri uccisi dalla spagnola.
Quattrini «Per le sue opere di bene la regina spese un patrimonio, era sempre a bussare a quattrini dal re per questo o quel caso pietoso. E il re a lei non negava mai niente» (Bianca Macchiati, dipendente di Casa Savoia a Renato Barneschi).
Paralitica Affetta da un tumore all’intestino, nel 1952 si trasferì a Montpellier, in Francia. Qui conobbe una paralitica che vive con la madre in una stamberga, l’aiutò donandole cibo e biancheria e le fece sistemare la casa utilizzando la metà dei soldi che le restavano sul conto corrente, 455mila franchi.
Regina «(…)Tutto è finito. Come nella vita/fosti discreta, silenziosa e assorta/così, Regina mia, Tu sei partita/e così, nell’esilio, Tu sei morta./Il passato che odora di cedrina/oramai vibra dell’amor per Te.../Ma se si vive male senza il Re,/come si vive senza la Regina?» (Diego Calcagno)