Maurizio Tropeano, La Stampa 28/12/2012, 28 dicembre 2012
CONTI SANITARI IN ROSSO IL PIEMONTE RISCHIA IL COMMISSARIAMENTO
[Cota: paghiamo colpe non nostre] –
L’ incubo del commissariamento della sanità piemontese prende forma dalle riflessioni dell’assessore alla Sanità, Paolo Monferino: «Tecnicamente - spiega - i dirigenti del ministero delle Finanze e della Salute potrebbero decidere di caricare sul bilancio regionale del 2013 i 900 milioni di debiti pregressi che noi abbiamo ereditato. Ma farlo sarebbe, come ha spiegato il presidente Cota, un paradosso». E il punto di vista del governatore leghista è semplice: «In questi due anni abbiamo risparmiato 200 milioni e per la prima volta i conti sono a posto. Peccato che in questa azione di risanamento abbiamo scoperto e comunicato al governo la presenza di una situazione debitoria pregressa. Un lavoro che avrebbe dovuto fare lo Stato che invece negli anni passati non ha fatto adeguati controlli».
Che cosa è successo? Paolo Monferino, ex manager Iveco prestato alla politica, si è accorto della progressiva mancanza di liquidità del sistema sanitario e «andando a scavare tra i documenti abbiamo capito che cosa è successo»: dai bilanci della Regione 2006 e 2007 sono stati cancellati i debiti verso le aziende sanitarie ed ospedaliere. Nelle delibere era previsto la loro reiscrizione ma la passata amministrazione (leggi centrosinistra a guida Mercedes Bresso) l’ha fatto solo in parte (per circa 80 milioni) e stanziando dei soldi per le Asl senza però vincolarli, le aziende così li hanno spesi. Alla fine nei bilanci delle Asl quei 900 milioni hanno continuato ad essere segnati come crediti.
Il 20 aprile dell’anno scorso Cota, Monferino e l’assessore al Bilancio, Giovanna Quaglia, incontrano l’allora viceministro Grilli e illustrano la situazione sottolineando anche le carenze dei controlli da parte del governo. La Giunta decide di affidare un audit alla Deloitte e i risultati confermano la ricostruzione di Monferino.
La caduta del governo Monti sostanzialmente congela «la discussione del problema con Roma», spiega Monferino. Serve un interlocutore politico e forse è per questo motivo che Cota attacca: «I nostri conti sono a posto, abbiamo denunciato il problema ed evidenziato la carenza dei controlli centrali. Il commissariamento, dunque, sarebbe una scelta impossibile da compiere e, soprattutto, difficile da spiegare».
La Regione sa che quel debito deve essere saldato ma chiede di farlo senza il cappio del commissariamento che si porta dietro la possibile introduzione di un superticket o l’aumento delle addizionali regionali, interventi che Cota ha cancellato dalla sua agenda politica. Un piano c’è già e i ministeri competenti ne sono già stati informati.
Aldo Reschigna, capogruppo del Pd in regione, attacca: «Il commissariamento della sanità, considerato da Cota paradossale, non sembra invece tanto lontano». Cota fa spallucce e annuncia la volontà di non candidarsi alle politiche: «Resto in Piemonte per completare le riforme». E chiede di farlo anche ai giovani assessori del Pdl (Coppola e Cirio) che piacciono tanto a Berlusconi: «La continuità dell’azione di governo è un bene». Ma un altro assessore commenta: «Diciamo che, visti i sondaggi, quello delle candidature è uno degli ultimi problemi che ci siamo posti».