Massimo Tosti, ItaliaOggi 28/12/2012, 28 dicembre 2012
NATALE 2012 AL RISTORANTE, MA NON C’ERA NESSUN ALTRO
Chissà quanti italiani, tre giorni fa, si sono svegliati di pessimo umore e hanno recitato (magari con parole diverse, ma è il senso quello che conta) le battute del capofamiglia Luca, nel primo atto di Natale in casa Cupiello (uno dei capolavori di Eduardo De Filippo, scritto un’ottantina di anni fa): «Ci siamo: è Natale... Brrr. Che bella schifezza!». Perché, dando fede alle stime immediatamente diffuse dalla Coldiretti, dalla Federconsumatori e dal Codacons, la povertà si è fatta sentire quest’anno, come nella casa di Luca Cupiello. I consumi si sono ridotti mediamente del 14%, e hanno colpito più o meno tutti i settori nei quali le festività rappresentano una manna per i negozianti. Persino i giocattoli hanno subito una contrazione del 3%, e molti genitori (preoccupati per le reazioni dei più piccini) avranno scaricato la responsabilità su quello spilorcio di Babbo Natale. L’abbigliamento e le calzature hanno segnato un calo del 16%. Il Codacons ha diffuso una nota nella quale afferma che «chi sperava in una impennata delle vendite grazie agli acquisti dell’ultim’ora è rimasto deluso. Le famiglie hanno fortemente tirato la cinghia, riducendo il numero di regali e la loro entità, e tagliando anche sulle spese per la casa, sempre più spesso riciclando gli addobbi degli scorsi anni». Gli unici esercizi commerciali che hanno registrato un più 10% nelle vendite sono stati gli alimentari. Ma l’unica spiegazione che si può trarre da questa controtendenza è che (per risparmiare) un gran numero di italiani ha rinunciato al cenone o al pranzone al ristorante. Meglio raccogliersi dentro casa. Io, che non ho rinunciato al cenone, in trattoria, sono nel mio piccolo testimone della tendenza. Il mio tavolo (quattro coperti con moglie e due figli) era l’unico in una sala in grado di contenere trenta o quaranta tavoli. E il proprietario (che ha sicuramente chiuso in perdita la serata) scuoteva la testa, per raccontarci le disdette dell’ultima ora. Se l’avesse saputo prima, non avrebbe sicuramente tenuto aperto il locale. Insomma: un Natale da tempo di guerra. E questo (se gli italiani ne conservassero la memoria, in genere scarsa) non gioverebbe elettoralmente al governo dei tecnici, colpevoli agli occhi della pubblica opinione di questo rigurgito di miseria generalizzata.