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 2012  dicembre 23 Domenica calendario

AZZARDO E POLITICA, INTRECCIO DA SCIOGLIERE

Finanziamenti ai partiti, spon­sorizzazioni di campagne elet­torali, consulenze. L’intreccio tra politica e Azzardopoli ha alle spal­le relazioni collaudate. Ogni tanto i le­gami saltano fuori nelle inchieste del­le procure antimafia. Altre volte ba­sta spulciare nei bilanci dei giganti delle scommesse per scovare mance trasversali: dall’ex tesoriere dei Ds Sposetti al futuro sindaco di Roma A­lemanno. Per finire agli annunci di Berlusconi, che promette sconti sul­le imposte da finanziare con nuovi giochi. Un comparto a cui le holding del Cavaliere non sono insensibili.

Partiamo dal caso Snai. La più im­portante società di scommesse (con 4.400 punti accettazione) già nel 2006 – come confermò il consigliere d’am­ministrazione Maurizio Ughi – ave­va finanziato la Margherita: 150mila euro. L’anno dopo, 30mila euro al­l’Udc. Nel 2008 il destinatario è stato il Comitato elettorale per “Alemanno Sindaco”: 60mila euro. Ma i benefi­ciari «purtroppo non hanno mai fat­to nulla per la nostra società – la­mentò Ughi alla trasmissione Report –, malgrado gli interventi ’di relazio­ne’ ». E questo, a sentire lui, nono­stante in quegli anni i destinatari dei bonifici fossero davvero di ogni schieramento: come i 45 mila euro a Ugo Sposetti (oggi Pd) e altrettanti al­l’allora presidente della regione Sici­lia Raffaele Lombardo. Che da parte delle società concessionarie vi sia sta­to il tentativo di ottenere ascolto dal­la politica, lo confermano le parole dello stesso Ughi: «Nella mia attività tante volte ho cercato di far uscire delle leggi e non ci sono mai riusci­to, mai una volta mi hanno dato sod­disfazione ». Talvolta le frequentazioni tra i pa­droni del banco e gli amici d’Aula e di Transatlantico hanno generato e­pisodi imbarazzanti. Come quando il senatore del Pdl Amedeo Laboc­cetta (componente della Commis­sione antimafia) fu costretto alcuni mesi fa dalla Giunta per le autoriz­zazioni ad affidare alla Guardia di fi­nanza un computer che il parla­mentare stesso si era rifiutato di con­segnare durante una perquisizione. Laboccetta è stato indagato insieme al suo ex assistente Francesco Coral­lo nell’inchiesta sui finanziamenti della Banca popolare di Milano, il pri­mo per favoreggiamento e il secon­do per falso. Corallo è considerato ti­tolare di fatto della società “Atlan­tis/ Bp Plus”, uno dei marchi più no­ti nel settore delle slot machine. Ten­tando di respingere la perquisizione, l’ex collaboratore di Laboccetta ac­campò l’immunità diplomatica, so­stenendo di essere ambasciatore presso la Fao per conto della Repub­blica Caraibica di Dominica. Al Fon­do dell’Onu per l’agricoltura e l’ali­mentazione però non ne sapevano nulla. Già il padre di Francesco, Gae­tano Corallo, costretto a frequentare i tribunali sotto il peso dell’accusa di intrattenere ottimi rapporti con il boss catanese Nitto Santapaola, era stato condannato a sette anni di re­clusione per associazione a delin­quere a causa dei suoi affari nel ramo dell’azzardo.

Quanti tra i politici corteggiati dai si­gnori di Azzardopoli siano anche dei giocatori non è dato saperlo. Alcuni noti sono delle vere autorità. Come Mario Adinolfi, esponente del Pd che nel circuito pokeristico internazio­nale si è guadagnato fama di gran competitore, tra i migliori tre in Ita­lia. Da tempo Adinolfi invoca la “le­galizzazione” del discusso poker dal vivo. Diversa la sorte di Vincenzo Ma­riuccio Maruccio, tesoriere già capo­gruppo dei dipietristi dell’Idv nella Regione Lazio, che rischia di passare alla storia come «il bombardiere». Così lo chiamavano i gestori dei cen­tri scommesse che frequentava con assiduità, ordinando le puntate an­che via telefono e utilizzando, se­condo l’accusa della procura di Ro­ma, fondi del partito. Se al centro scommesse si entra spe­ranzosi, a pagare le tasse ci si reca a denti stretti. Sarà anche per questo che il Cavaliere ha avuto un’idea ec­centrica: eliminare l’Imu compen­sando i minori introiti con il gioco d’azzardo. L’ex premier, prometten­do la cancellazione dell’imposta sul­la prima casa, ha spiegato di voler fa­re affidamento su nuove concessio­ni e altre occasioni per scommette­re.

Chissà se pensava anche al modello imprenditoriale messo in campo da Glaming, una società piuttosto gio­vane che strizza l’occhio alle massaie, a cui si propone come «il luogo idea­le per divertirti e informarti con con­tenuti editoriali originali e curiosità dal mondo del gossip». Una delle no­tizie che si apprendono dal sito di Glaming è che il 70% appartiene a Mondadori, a sua volta controllata dalla Fininvest del Cavaliere.

Che negli emicicli del Parlamento si possa essere insensibili alla dea ben­data è difficile anche solo immagi­narlo. Si tratta pur sempre di un vi­zio nazionale: nel 2011 il giro d’affa­ri ha sfiorato gli 80 miliardi di euro, con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. E per la chiusu­ra del 2012 non si prevedono cifre in ribasso, anzi… Con i suoi 80mila di­pendenti (ma i rappresentanti con­findustriali di questo mondo spara­no, con l’indotto, la cifra di 140mila addetti) quella del gioco rappresen­ta anche la terza industria per fattu­rato, preceduta solo da Eni ed Enel.