Andrea Morigi, Libero 27/12/2012, 27 dicembre 2012
I PISTOLERI DI NEW YORK SPUTTANATI SU INTERNET
[Giornale mostra dove vive chi ha il porto d’armi per una rivoltella. Se hai un fucile non c’è bisogno di licenza] –
Una testa, un’arma da fuoco. A ben vedere, dalla mappa pubblicata su The Journal News, quotidiano delle contee di Westchester e di Rockland, nello Stato di New York, sono ben 44 mila gli adulti che hanno ottenuto il permesso di detenere una rivoltella.
Un piccolo esercito di pistoleri, corrispondente a circa un adulto su ventitré, cioè il 4,3% della popolazione. Mancano i dati più interessanti sulla diffusione a Manhattan e soprattutto nei quartieri di New York City divenuti celebri in tutto il mondo per l’alto tasso di violenza e criminalità, come il Bronx, Brooklyn, Harlem e il Queens. Tuttavia chi si predispone alla legittima difesa di sé, della propria famiglia, dei propri beni e del focolare domestico, d’ora in poi è avvertito: il suo indirizzo di casa potrebbe essere inserito su Google Maps e visto da chiunque.
Eppure non è detto che quel campione limitato preso in esame indichi con precisione l’orientamento della maggioranza, anche se pare rappresentativo di gente in possesso di argomenti molto convincenti. Inoltre, il dato è molto parziale. Non sono stati forniti dettagli né sul numero né sul tipo di armi presenti sul territorio. Ma è stato sufficiente a scatenare una valanga di proteste presso la redazione, accusata di aver violato la privacy di cittadini che si limitano a esercitare una propria prerogativa.
Qualche minaccia, ma nessuno ha sparato, comunque, anche se in base al Freedom of Information Act, la legge sulla trasparenza amministrativa, su richiesta dell’organo di stampa locale, gli uffici dello sceriffo hanno messo a disposizione del pubblico l’elenco nominativo e perfino i recapiti delle persone che, volendo, possono legittimamente acquistare semiautomatiche o revolver.
Dai tempi della famosa 44 Magnum per l’ispettore Callaghan, che circa quarant’anni fa diede il titolo a un film poliziesco di successo interpretato da Clint Eastwood, la realtà ha superato di gran lunga perfino la fantasia cinematografica. Se, alle Smith & Wesson e alle Colt, si aggiungessero fucili, carabine e altre armi a canna lunga, per le quali non è previsto alcun permesso da parte delle autorità, la lista potrebbe coincidere più o meno con il registro anagrafico.
Del resto, secondo una ricerca del Council on Foreign Relations (Cfr), negli Stati Uniti, dove vive meno del 5% della popolazione mondiale, la popolazione civile possiede oltre il 35% delle armi da fuoco possedute dai civili in tutto il mondo. Gli Usa sono in testa anche per numero di armi pro-capite (88 armi ogni 100 abitanti) e per omicidi da armi da fuoco (3,21 ogni 100 mila abitanti). La legge federale sulla detenzione d’armi - spiega il Cfr - regola solo gli standard minimi, delegando la materia ai singoli Stati che, solo in alcuni casi, hanno aggiunto ulteriori restrizioni.
Dopo la recente strage nella scuola elementare di Sandy Hook, a Newtown, costata la vita a venti bambini e a sei adulti, anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha creato un gruppo di lavoro guidato dal vicepresidente Joe Biden per valutare possibili modifiche alla legge sulla detenzione di armi. E lo stesso Obama ha espresso il suo sostegno ad un’iniziativa contro le armi d’assalto semiautomatiche.
Eppure, da quando si è aperto nuovamente il dibattito sull’opportunità di limitare il Secondo emendamento della Costituzione statunitense, che dal 1791 tutela il diritto di portare le armi, le vendite di armi sono improvvisamente schizzate in alto. E lo stesso fenomeno si registra in occasione di omicidi di massa. Quando si verificano entrambi i casi, l’effetto boom è assicurato. La stampa statunitense riporta casi di acquisti selvaggi nel Minnesota. Per Natale, i commercianti sono rimasti senza forniture di armi da guerra. Se fino alla settimana scorsa i fucili d’assalto semiautomatici rappresentavano circa il 5% del fatturato del Fisherman’s Corner di Pine Lake, riferisce all’Associated Press, il proprietario del negozio, Scott Van Valkenburg, ora occupano circa la metà del suo business. Non si può escludere che tra i suoi clienti si nascondano i prossimi serial killer. Darlo per scontato, tuttavia, è altrettanto azzardato quanto accusare nove americani su dieci di progettare una carneficina.