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 2012  dicembre 27 Giovedì calendario

IL PROF VIEN DI NOTTE PER FREGARCI MEGLIO

[Il premier lavora con fusi orari sospetti: convoca conferenze stampa alle 3 del mattino, fa annunci alle 23, si candida via Twitter a mezzanotte della vigilia di Natale. Forse pensa che, così facendo, non ci accorgiamo dei suoi danni. Ma il nostro risveglio è amaro] –
Un tempo, quando la società era più educata, il senso dello Stato più alto e la morale non un ricordo, in politica si ascendeva e il linguaggio dei suoi protagonisti non era ancora stato abbruttito dai vaffa web di Grillo e dai vaffanbicchiere Rai di Santoro, per esprimere brusco dissenso si usava dire: «Ma va’ a dormire».
Il sobrio invito si potrebbe rivolgere oggi al premier rientrante Mario Monti, solito comunicare solo a tarda notte i suoi progetti personali e di salvezza della nazione. A cominciare da quello delle dimissioni, annunciate ma non rassegnate - quindi non urgenti - all’ultraottantenne Napolitano alle 23 di sabato. A lui, che comprensibilmente si lamenta di «faticare a seguire la linearità del ragionamento di Berlusconi» bisognerebbe far presente che gli italiani faticano ad allinearsi al suo fuso orario, e forse anche per questo in 99 su cento ancora non hanno capito se intende candidarsi o no e almeno nove su dieci non si capacitano di come mai, se come dice il Prof «il governo ha salvato il Paese», loro stanno peggio e i dati fondamentali dell’economia ancor di più.
La spiegazione potrebbe essere proprio una questione di lancette. Quelle di Monti, abbiamo disgraziatamente scoperto in quest’anno, non girano come quelle degli altri prof universitari, la cui vita lavorativa ha il picco al mattino e difficilmente si protrae oltre le 19. No, lui è sei ore indietro, non si sa se sintonizzato con Goldman Sachs, a New York, o perfettamente sincronizzato con i ritmi da tiratardi della Casta romana con cui ha dovuto scendere (o salire?) a patti.
Comunque, che sia per omaggio al sole di Wall Street che tutto muove o che sia per cedimento alle serate capitoline che tutti corrompono, è un fatto che da quando è premier, le cose più importanti Monti le fa a orari più da Olgettina che da De Gasperi. A cominciare dalla famigerata Agenda (si dice in pelle di contribuente) contenente il programma per l’Italia che il premier invita tutte le forze politiche a sottoscrivere. Annunciata per giorni, Monti nonne ha rivelato i dettagli né nella conferenza stampa di fine anno né nelle interviste prenatalizie. Salvo poi mettere in rete i suoi comandamenti («Così si cambia l’Italia», inizia l’agenda-decalogo) alle 23 del 23 dicembre, con il Paese in ferie, gli elettori che si preparavano al cenone, i tiggì della notte finiti e i giornali chiusi per tre giorni; del tutto incurante dell’orario, in verità più consono a un golpe che a una proposta programmatica con conseguente dibattito politico.
Sgradevole, ma non sorprendente, visti i precedenti. Anche le lacrime della Fornero, alla presentazione della riforma delle pensioni, e il conseguente allungamento della vita lavorativa di noi tutti, erano arrivati dopo cena, la domenica, a tradimento. Gli amanti della notte ricorderanno poi la conferenza alle 3 del mattino sulla spending review, o quelle notturne sul taglio dell’Irpef e sulla produttività. Orari dettati dall’urgenza e dall’importanza dei provvedimenti, penseranno gli estimatori del premier, magari anche commossi per l’abnegazione e lo spirito di servizio dell’uomo, che alle 23.30 del giorno di Natale tweettava solenne. «Abbiamo salvato l’Italia». E poi ancora: «Saliamo in politica». «Lui e chi altro? Si sarà chiesta la gente normale». «Che lavoratore » avrà invece pensato di se stesso il Prof, «che sobrietà, l’unico italiano attivo la sera del 25, non appanzato da pranzi e cenoni... Che bell’esempio per tutti».
Propaganda, si può però pure azzardare. O finanche si può malignare che comunicare a certi orari, quando le luci sono spente tradisce in realtà una ferrea determinazione a non volere essere chiari. Colpire di notte, con gli italiani rintanati nelle loro case, stanchi, distratti e senza nessuno che possa dare loro spiegazioni, è un cinico costume della nostra politica più bassa. Altrove, è addirittura la regola numero uno dei colpi di Stato, da noi possiamo meno drammaticamente chiamarli blitz, che comunque non sono il massimo esempio di democrazia. In Germania, faro di Monti, alle 23 si dorme da un pezzo e le conferenze stampa si tengono al mattino, così che tutti siano informati e i media abbiano tempo di capire, domandare e spiegare. Gli orari in cui Monti usa rendere noto il proprio pensiero sono invece quelli tipici dei PIGS, di Spagna e Grecia, nazioni cicala, scialacquatrici e irresponsabili, sull’orlo del fallimento, per evitare la cui sorte il Prof ci strizza di tasse come limoni.
Per spirito patriottico, forse è il caso di consigliare a Monti, se vuol continuare a governare, di cambiare anche lui le abitudini notturne. Non serve conoscere tedesco, inglese e francese per sapere che «il mattino ha l’oro in bocca» ma soprattutto che «chi la sera è leone la mattina è poltrone» e che «i sogni svaniscono all’alba». Sarà per questo che le conferenze su spending review e produttività si sono poi risolte in poco o nulla di fatto e quella sul taglio dell’Irpef il governo se l’è poi dovuta rimangiare in tutta fretta, o che giacciono a Palazzo Chigi più di 70 decreti attuativi di riforme mai convertiti in legge e destinati a cadere con la legislatura.
C’è poi, e questo lascia sperare che il presidente sarà sensibile al nostro appello e cambierà stile, una questione estetica. Quando si amministra la cosa pubblica, si chiedono sacrifici, si invoca trasparenza, moralità e pulizia, meglio agire alla luce del sole, agli orari in cui lavorano le persone perbene, come direbbero quelle figure di vecchi lombardi di cui l’educazione del premier è di certo ricca. Il Paese è stato messo in ginocchio da un anno di tasse e sacrifici, tutte le rilevazioni dicono che gli italiani sono angosciati per il futuro, in certi casi quasi disperati. È vero che da quando lui è premier sono sempre meno quelli che devono alzarsi presto al mattino per andare a lavorare ma tutti noi abbiamo diritto almeno a notti tranquille. Il premier ci lasci andare senza l’ansia che al risveglio ci raggiunga la notizia di una riforma approvata nottetempo, di cui si vocifera ma non c’è traccia sui giornali e che comunque è stata già illustrata a una setta di adepti. Non ci faccia rivivere l’incubo di Amato, che aspettò che ci coricassimo per ripulire il nostro conto corrente. Perfino i pignoramenti si fermano di notte, perfino le cartelle di Equitalia non vengono recapitate oltre le 18.
Di notte colpiscono i ladri e si muovono le escort. Monti no, almeno lui che è sobrio, dia un segnale di sicurezza, che rifletta l’immagine di un Paese condotto «fuori dalla guerra». Vada a dormire presidente, così risparmia anche sulla bolletta, che ci ha aumentato pure quella e pure quella di Palazzo Chigi la paghiamo noi.