Filippo Ceccarelli, la Repubblica 27/12/2012, 27 dicembre 2012
DALLA TECNOCRAZIA AGLI SLOGAN IN QUEL TWEET DI NATALE LA METAMORFOSI DEL PROFESSORE
DICE Bersani che il senatore Monti, o Montwitter che sia, deve comunque “mostrarsi sopra le parti”. Ma
si può?
Sotto le parti infatti c’è la mischia elettorale, che in Italia al giorno d’oggi è accalorata e buffonesca, seduttiva e anche per questo debitamente regressiva. Così Berlusconi gira come un disperato per i talkshow a parlare di Imu e di fidanzatine, nega le orge e si commuove al ricordo di Mamma Rosa, si alza in piedi e minaccia di abbandonare la ribalta di Giletti, cerca Santoro e intanto incassa con voluttà le occhiate cerbiattesche e i gridolini di Barbara D’Urso.
Mentre Grillo si veste da Babbo Natale, improvvisa comizi su una gru, sospeso nell’aria, oppure si butta a corpo morto sulla folla. E’ accaduto sabato scorso a Spoleto, c’è un video terrificante in cui alla fine del suo “discorso” si vede il leader del M5S che grida il suo desiderio: “Voglio nuotare su di voi, fatevi avanti!”, e incredibilmente si tuffa sulla massa umana che a braccia protese lo fa scivolare sopra le teste per una decina di metri.
E Monti? Scrive Elemire Zolla (Che cos’è la tradizione, Adelphi, 1998) che tutti qualche volta si sono illusi di stare al di sopra della mischia: “A rifletterci, però, quasi nessuno riesce a restarci a lungo: come pochi danzatori sanno tenersi per più di
un istante a mezz’aria, pochi devoti pervengono a non distrarsi dalla preghiera”. Pura illusione, insomma. E così fa notizia che il professor Monti abbia scritto un tweet, anzi due. Ma attenzione: notturni, e per giunta la notte di Natale. Poco meno di 140 battute, poco più di uno slogan, una concessione alla moda giovanilistica e alla semplificazione unilaterale per l’uomo che fino a ieri pareva aver fatto della serietà, della complessità, dell’originalità e dell’approfondimento la propria cifra di governante diverso da tutti gli altri.
E infatti sarebbe sbagliato sottovalutare il mezzo e il messaggio, oltre che il destinatario, giacché proprio quel twitter indica che Monti, finora gelido tecnocrate, corpo estraneo al sistema dei partiti ed emanazione di poteri sovranazionali, si è gettato nella battaglia elettorale. E anche dice, quest’inusitato cinguettare, che adesso per lui il problema non è più tanto o solo quello di “badare alla signora Angela”, sottinteso Merkel, ma alla “signora Maria”, come cioè pochi mesi orsono il
presidente dell’Anci Delrio definì l’idealtipo di elettrice italiana — anche se non necessariamente frequentatrice dei social network.
Qualcosa insomma sta cominciando ad accadere sotto gli occhi del gentile pubblico, altrimenti detto di qui a due mesi: elettorato. Per cui l’Agenda Monti è bella noiosa da leggere, ma la post-politica vive di piccoli indizi che sono al tempo
stesso frivoli e a loro modo rivelatori. Da qualche tempo, per dire, Monti non indossa più il loden, ma un giaccone che il Giornale ha inteso definire “giovanile” e addirittura “gioviale”. Così come prima di un incontro a Villa Madama lo si è visto (e fotografato) mentre cacciava fuori di tasca un pettinino per ravvivarsi il capello.
Nel suo intervento bolognese a La Repubblica delle idee, d’altra parte, è parso
ben consapevole dell’esistenza e anche del valore del body language. Al termine di una manifestazione per il 198° anniversario dell’Arma ha filmato con il telefonino la carica dei carabinieri a cavallo. Ma il punto, se si vuole, di non-ritorno nel regime degli spettacoli si è avuto la scorsa settimana a UnoMattina quando Monti, dopo essersi giocato la storia del nipotino che i compagnucci di scuola chiamano “Spread”, ha prontamente indossato, e “con grande piacere”, una certa sciarpa Telethon recatagli dalla graziosa Elisa Isoardi, cui ha pure offerto di “venir sotto” il benefico indumento, accanto lui, novizio piacione per nulla a disagio, anzi divertito.
Mischia o non mischia, pop o non pop, l’impressione è di trovarsi nel pieno di una mutazione. Una metamorfosi anche piuttosto problematica, per non dire assai delicata sul piano della comunicazione, rischiando il personaggio Monti da un lato l’indifferenza e dall’altro lo snaturamento; per cui se l’ex premier deve assolutamente evitare di confondersi con tutti gli altri uomini, non è affatto conveniente che di qui alle elezioni se ne resti nella turris eburnea del più sdegnoso isolamento.
Intanto sono usciti due suoi libri, ha conosciuto i fischi, gli hanno messo dei bimbi in braccio, ha perfino seguito la nazionale
di calcio, adesso magari comincia pure a twittare di persona, oh quantum mutatus da quello stesso Monti, alfiere della sobrietà e nemico del buonismo, chiamato ad amministrare la penitenza dopo il carnevale. Ma al di sopra delle parti, come vorrebbe Bersani, gli sarà difficile rimanere.
“Alla guerra non si sfugge, quale che sia la scelta. E comunque si scelga — scrive Zolla — si rimane senza pace interiore”. Nelle tavole dell’antica sapienza importa poco se in politica si “sale” o di scende, in ogni caso il destino che attende chi s’impegna a servire l’uno o l’altro dei due eserciti è quello di piangere: “I guerrieri di Omero ne erano edotti, e perfino i loro cavalli piangevano” — mica solo Fornero. Alti orizzonti lascia dunque intravedere l’ascetico twitter del professor Monti, forse troppo alti. Dopo tutto sono solo elezioni, e lì sotto la mischia va in scena lo stesso: surriscaldata, pagliaccesca, si spera non definitivamente rovinosa.