Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 27/12/2012, 27 dicembre 2012
I CINESI ALL’ATTACCO DELLE COOP
I cinesi all’attacco delle coop. Portano la guerra perfino nel cuore del loro impero, l’Emilia-Romagna. I vertici cooperativi, a cominciare dal numero uno di Coop Italia Vincenzo Tassinari, sono in subbuglio perché il segmento del consumo risente del calo del potere d’acquisto e registra la prima crisi dei fatturati dal dopoguerra. Sarebbe tempo di leccarsi le ferite e reagire. Invece arrivano i cinesi e potrebbero assestare un duro colpo alla grande distribuzione italiana, cioè alle Coop ma anche a Esselunga e a Conad, Carrefour, Auchan.
I cinesi si sono messi in testa di conquistare una fetta del mercato italiano della grande distribuzione, sicuri di riuscire ad offrire un rapporto qualità-prezzo in grado di attirare i consumatori. In effetti a Ferrara hanno già avuto successo, hanno aperto un ipermercato e i concorrenti dopo l’iniziale sorpresa stanno cercando di reagire. Il fatto è che questa volta i cinesi non copiano né fanno operazioni subdole. Si presentano con un proprio marchio, Yi Gou, e nel loro neo-megastore ferrarese è possibile trovare veramente di tutto e a poco prezzo.
Su una superficie di oltre 1.400 metri quadrati sono presenti più di seicento articoli, dalla casa all’abbigliamento, dalla cancelleria al make-up. Il centro commerciale è aperto ogni giorno dalle 9.00 alle 20.00, con orario continuato.
La struttura ferrarese è un ipermercato-pilota, è l’anello di una catena che dovrebbe in breve tempo ramificarsi lungo la penisola. Altre sedi commerciali Yi Gou sono operanti tra l’altro a Senigallia, nelle Marche, e a Osimo, dove è avvenuto un singolare episodio: un uomo che aveva rubato merce per 200 euro quando è stato scoperto da una della cassiere ha iniziato a denudarsi e masturbarsi, nel tentativo di spaventare le donne presenti all’interno del locale e crearsi una via di fuga. Ma poco distante stava transitando una pattuglia dei carabinieri, fermata da alcune donne che erano fuggite piangendo dal supermercato. Così il ladro masturbante è stato arrestato.
Il fiore all’occhiello dello sbarco cinese nella grande distribuzione italiana è comunque per ora l’ipermercato di Ferrara, che sorge accanto a Pittarello e a un ristorante sushi, ha prezzi di poche decine di euro, anche per l’abbigliamento, ed è stato affollatissimo in questi giorni poiché propone pure un grande assortimento di prodotti natalizi. Tutto il personale è cinese, ma commesse e cassiere parlano correttamente l’italiano.
Niente a che vedere coi negozi cinesi di oggettistica presenti in molte città. Qui vi è la complessa organizzazione che sta dietro a un ipermercato e un business di rilievo.
Yi-gou è presente anche in Inghilterra, a Cardiff possiede un ipermercato che ha sbaragliato la concorrenza locale tanto che ha pure aperto un sito Internet in cui gli abitanti possono fare la spesa che gli viene recapitata a casa, in pratica lo stesso servizio che in Italia fanno le grandi catene e che tra poco anche a Ferrara i cinesi proporranno.
La globalizzazione fa arrivare in Europa i cinesi anche in un settore, gli ipermercati dello stesso stile di quelli europei, finora appannaggio di italiani e francesi. Tremano le coop e non solo. Perché sugli scaffali dei concorrenti con gli occhi a mandorla si trovano anche le marche pubblicizzate e famose. Quindi una concorrenza a tutto campo.
La proprietà di Yi-gou è di fondi d’investimento cinesi, difficile sapere di più. A tirare le fila sono alcuni magnati orientali, nessuna joint venture con imprenditori locali (quello che invece in Cina spesso è un obbligo). La catena ha un massiccio piano di insediamenti in Europa. Coi suoi prezzi bassi che le tradizionali catene occidentali non riescono a praticare tenta di intercettare una fascia di consumo strappandola agli ipermercati.
Chinatown è un lontano ricordo. Yi-gou si presenta con arredi griffati e luminarie e solo quel tocco di cinese che fa chic, mette sugli scaffali le marche pubblicizzate, ammicca ai consumatori come fanno le coop e pensa a campagne pubblicitarie per fare conoscere le proprie insegne. Il cinese in doppiopetto si presenta in Europa, e in Italia, inaspettato: sarà meglio incominciare a «pensare diverso» sulla Cina e sulla sua capacità di fare business, a spese nostre.