Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 21/12/2012, 21 dicembre 2012
GOOD MORNING FIORELLO
[Ogni mattina, all’alba, il mattatore va all’edicola sotto casa e commenta le notizie insieme con amici e passanti] –
Basta digitare #edicolafiore perché tutto risulti plasticamente semplice e spaventosamente contemporaneo. Scrive Deborah (con l’h): “È la prima cosa che dà allegria la mattina! In fondo dite cose vere ma con il sorriso!”. Marco va giù pesante: “Forza Fioreeeeeeeeeee, famoli a pezzi questi ladri patentatiiiiiiii”. Giuliana auspica invece una fase più programmatica: “Meno male che c’è Fiore: tutto quello che non c’è in radio e tv, e di cui ci sarebbe un gran bisogno. Vi vogliamo anche in tivù, su Rai 1, perché anche per questo paghiamo il canone”.
Ma, in perfetta par condicio, se salti una riga trovi Clemente Mimun, il direttore del Tg5 citato perché ha fatto un servizio sul fenomeno del momento, che retwitta un “grazie a voi” a tutta la compagnia. Cioè i 32 mila follower che si scatenano ogni giorno a commentare l’edicola di Fiorello, e altri migliaia di clic per i video che ogni mattina lui gira dal giornalaio sotto casa in compagnia di passanti, abitanti del quartiere, personaggi metafisici come Agonia o John Wayne, l’Hobbit e il parroco della chiesa lì di fronte, gli imbianchini Degas e Monet coi loro berrettoni di lana ben calcati sulla testa.
Ogni mattina, quando il cielo è ancora scuro, Fiore mette in fila le notizie del giorno riprendendo col telefonino i titoli dei quotidiani. E scatta il commento dei singoli, il coro goliardico (“Intuculo ai Maya!” va molto in queste ore), la schitarrata di gruppo per prendere con un minimo di leggerezza le mazzate puntualmente pubblicate in prima pagina. “Ecco, guardate qua, hanno proprio deciso: si vota a Carnevale. Tanto alle maschere ci pensa Fiorito, no?” lancia il sasso Fiore restando ben dietro la microcamera, inquadrando a striscio le facce degli astanti, le smorfie più vere, la negazione dell’estetica televisiva ad alta definizione.
VINCE LA RISATA, un tocco di malinconia, l’atmosfera da bar di una volta con lazzi e cadute nel profondo. “Per esempio – continua Fiorello – qua non vedo da nessuna parte le immagini di Reggio Calabria sommersa dall’immondizia. Come mai? E l’Ilva dov’è finita?”. Aizzati a dovere, gli accoliti concordano: l’Italia è un macello, meglio ridere amaro che restare inermi. Meglio tirar fuori un cornetto rosso per sanare in anticipo il 2013 invece di avvelenarsi il cuore con l’Imu. Per scacciare ogni tristezza c’è Er Pompa che disserta sul futuro e dà la medaglia a Berlusconi: “Lui è un grande , nun more mai, se candiderà pe’ sempre!”. Perché siamo messi così, a guardare la realtà dal marciapiede: destra, sinistra, ognuno dice la sua e si sente meno solo se attorno c’è chi annuisce o lo manda a quel paese, recuperando la dimensione materiale, corporea e caciarosa della collettività. È Fiorello a guidare le truppe dell’impegno poco impegnato, del cazzeggio che punta in alto: “Avete visto quanti tagli? Fanno sale da poker per far spendere fino all’ultimo soldo e poi tagliano la scuola, la cultura. Invece la cultura non va mai tagliata, mai. Magari va ignorata, come ho fatto sempre io”.
Il mito dell’ignorante, l’uomo della strada che afferma di non capire i sofismi del sistema ma ne azzecca tutte le pecche, passa così da Celentano a Fiorello, con una spruzzata di Mike Bongiorno quando la clip si chiude con un bel “Allegria, le cose che dovevamo dire le abbiamo dette, ciao a tutti”.
SUBITO S’ACCODA la carovana dei nuovi tweet, il tributo di Claudio Cecchetto e le battute del Trio Medusa per giungere al nonno di tal Gianluigi sparato nel web mentre canta “Mo’ vene Natale”. I fuochi d’artificio sono le battute di Fiore, buttate lì a colorare la giornata che s’annuncia con un delirio di frustrazioni. Esempio: Ruby? É andata in Messico, lì è famosa come la nipote di Speedy Gonzales”. Oppure: “Oggi è salito lo spread, è scesa la Borsa, e mi è partito pure l’allarme della macchina”. Cultura pop, altro che.