Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 21/12/2012, 21 dicembre 2012
STAZIONE TIBURTINA RESTA UN GUSCIO VUOTO
[Su una superficie di 35 mila metri quadrati solo otto esercizi commerciali sono aperti] –
Quando Il Fatto Quotidiano scrisse in beata solitudine che l’inaugurazione della stazione Tiburtina a Roma avvenuta in pompa magna alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, era una gigantesca presa per i fondelli, venimmo con veemenza tacciati di disfattismo dai capi delle Ferrovie. Sono passati quasi 13 mesi da quel lunedì 28 novembre, e quella cerimonia avvenuta in un clima surreale con le auto blu incolonnate da una parte e dall’altra una specie di stato d’assedio, con i cronisti rinchiusi in un recinto e i familiari dei morti alla stazione di Viareggio controllati dalla polizia come delinquenti, si è rivelata per quel che effettivamente era: una messa cantata in onore del nulla.
LA STAZIONE Tiburtina era un enorme guscio vuoto e tale purtroppo è rimasto. A metter il sigillo dell’ufficialità sopra questa desolante verità ora ci pensa nientemeno che Fabio Battaggia, l’amministratore delegato della società Grandi Stazioni, l’azienda mista Ferrovie-privati che gestisce pure Tiburtina. Nel corso di una conferenza stampa il manager ha informato che al momento sono in «funzione otto esercizi commerciali», che messo in chiaro significa: niente.
Otto esercizi commerciali sono poche centinaia di metri quadrati che come noci in un sacco vuoto si perdono all’interno della superficie gigantesca della stazione pari a circa 35 mila metri quadrati. Se qualcuno avesse voluto confessare il fallimento non avrebbe potuto trovare un esempio migliore. A ben vedere il fiasco è al quadrato perché l’inaugurazione fa-sulla di un anno fa era stata organizzata dopo che un anno prima c’era stata un’altra cerimonia memorabile per Tiburtina all’insegna della farsa, con anfitrione sempre l’amministratore delegato delle Fs, Mauro Moretti, ma con un altro invitato di rango: non Napolitano, ma Silvio Berlusconi.
QUELLA VOLTA inaugurarono l’atrio della stazione: come dire che durante la costruzione di una casa si invitano amici e parenti per stappare lo champagne perché sono state piazzate le piastrelle del bagno. Il nuovo obiettivo della sfortunata stazione romana ora è per il Natale dell’anno prossimo. Sotto l’albero nel 2013 l’amministratore Battaggia promette che ci sarà l’80 per cento dei negozi aperti, cioè una sessantina su un totale programmato di 70.
E’ un traguardo ambizioso e l’unica speranza, viste come sono andate le cose, è che i dirigenti Fs non vogliano sottolineare gli stati d’avanzamento, cioè ogni singola edicola o ristorante aperto, con un nuovo taglio del nastro scomodando il capo dello Stato o quello del governo. La vicenda di Tiburtina si inserisce in un contesto fallimentare che riguarda Grandi stazioni, paralizzata dai litigi continui tra le Fs di Moretti che detengono il 60 per cento della società e i privati, Francesco Gaetano Caltagirone e i Benetton che detengono il 40 per cento, ma nominano l’amministratore. Grandi stazioni avrebbe dovuto rifare o ammodernare i 13 maggiori scali nazionali. Dopo quasi 15 anni ne hanno rifatti solo 3.