Sergio Romano Corriere della Sera 27/12/2012, 27 dicembre 2012
Come può spiegare l’uso improprio del gasdotto russo South Stream invece di quello europeo Nabucco? E perché l’UE non ha mai alzato la voce contro questo atteggiamento da parte dei nostri governi? Capisco Berlusconi, che non ha mai fatto parte dell’entourage governativo europeo, ma Romano Prodi, che è stato anche presidente della Commissione europea e il professor Monti, che è stato Commissario della UE, avrebbero dovuto avere un poco più di rispetto verso quello in cui credono e manifestano nel mondo
Come può spiegare l’uso improprio del gasdotto russo South Stream invece di quello europeo Nabucco? E perché l’UE non ha mai alzato la voce contro questo atteggiamento da parte dei nostri governi? Capisco Berlusconi, che non ha mai fatto parte dell’entourage governativo europeo, ma Romano Prodi, che è stato anche presidente della Commissione europea e il professor Monti, che è stato Commissario della UE, avrebbero dovuto avere un poco più di rispetto verso quello in cui credono e manifestano nel mondo. Berto Binelli bertobinelli@libero.it Caro Binelli, L e sue domande andrebbero rivolte anzitutto alla Germania di Gerhard Schröder e Angela Merkel. Il primo, cancelliere dal 1998 al 2005, negoziò con Vladimir Putin la costruzione di Nord Stream (il gasdotto che collega la costa russa e quella tedesca sotto le acque del Mar Baltico) e ha assunto un importante incarico nella società di gestione dopo la fine della sua carriera politica. La seconda, cancelliere dal 2005, ha ereditato il progetto e lo ha benedetto partecipando alla cerimonia d’inaugurazione della seconda linea nel 2012. South Stream è la versione meridionale di Nord Stream, ma presenta una importante differenza. Mentre il primo gasdotto è sottomarino e ignora le esigenze di altri Paesi, fra cui in particolare la Polonia, il secondo attraversa la penisola balcanica, l’Adriatico, il territorio italiano sino all’Austria e distribuisce gas a tutti i Paesi che si trovano sulla sua rotta. Mentre il primo è essenzialmente russo-tedesco, il secondo appartiene una società in cui sono presenti, insieme a Gazprom ed Eni, altre compagnie della regione. Nabucco, invece, ha un tracciato che parte dalla costa azera del mar Caspio, attraversa l’Azerbaigian, la Georgia e l’Anatolia, scavalca il Mar di Marmara, prosegue verso Nord toccando la Bulgaria, la Romania, l’Austria, l’Ungheria e forse la Repubblica Ceca. È più «europeo» perché la Commissione di Bruxelles lo ha incluso fra le infrastrutture utili all’UE. Ma presenta due inconvenienti. Il primo concerne le fonti di approvvigionamento. Per svolgere pienamente le proprie funzioni Nabucco dovrebbe potere contare sul gaz azero e su quello iraniano. Il primo dipende da un accordo che non sembra essere stato definitivamente concluso. Il secondo potrà essere utilizzato soltanto quando le sanzioni contro l’Iran saranno state revocate. Esiste poi, caro Binelli, un importante aspetto politico. Mentre Nord Stream e South Stream sono il risultato di una collaborazione russo-europea, Nabucco vuole fare a meno della Russia, quasi che le sue immense risorse energetiche possano venire ignorate o snobbate. Non credo che questa sia una buona politica. L’Unione Europea, a differenza degli Stati Uniti, non può fare e meno del grande mercato russo e deve costruire con Mosca un solido rapporto politico ed economico. Sarebbe meglio tuttavia che tutti questi oleodotti e gasdotti venissero realizzati nell’ambito di una politica energetica condivisa da tutti i Paesi dell’UE. Alle origini dell’integrazione europea vi è la Ceca, vale a dire l’unificazione del mercato del carbone e dell’acciaio. Dovremmo fare altrettanto con il petrolio e il gas. Un passo in questa direzione è stato fatto recentemente con una indagine della Commissione europea che chiede alla Russia, tra l’altro, di rinunciare all’indicizzazione del prezzo del petrolio e di permettere che le proprie reti, nell’interesse della concorrenza, vengano utilizzate anche da altre compagnie petrolifere. La prospettiva non piace a Putin anche perché Gazprom attraversa una fase di strettezze finanziarie che potrebbe avere qualche ricaduta negativa sulla realizzazione di South Stream.