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 2012  dicembre 26 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - RAGIONAMENTI INTORNO A MONTI


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Massimo rispetto per Monti, ma aspettiamo di vedere se sarà sopra lo parti oppure no". Non è certo all’insegna dell’entusiasmo il messaggio che Pierluigi Bersani invia al presidente del Consiglio attraverso un intervista al Tg2. "Lo abbiamo sostenuto in momenti molto difficili - aggiunge - Ora aspettiamo di vedere se si collocherà al di sopra o piuttosto con una parte. Questo andrà chiarito".
L’Agenda secondo il Pd. Quanto all’Agenda del premier, Bersani chiarisce che "ci sono alcune cose condivisibili, altre un po’ meno, altre su cui si può discutere". " La nostra - precisa - contempla anche più lavoro, più equità e più diritti". Parlando invece con il Finacial Times, il leader democratico sostiene di essere "pronto a discutere" la proposta tedesca per un supercommissario Ue all’economia che monitori le politiche di bilancio nazionali, piano che "non mi spaventa purché l’intenzione sia di costruire fiducia e permetterci, pur in maniera controllata e selettiva, politiche di più ampio respiro" volte alla crescita. Bersani chiarisce quindi che "non voglio rinegoziare il fiscal compact né nessuno degli accordi raggiunti nell’ultimo anno, ma è necessario guardare avanti". "Ora - sottolinea - mi piacerebbe che l’Europa si concentrasse sulla crescita e combattesse la recessione con la stessa tenacia con cui ha difeso l’unione monetaria. In caso contrario l’austerità, che è necessaria, nel lungo periodo potrebbe diventare un rischio nel lungo periodo".
L’Agenda secondo il Pdl. Dalla fredda cautela del Pd all’aperta ostilità del Pdl, che ha di fatto chiuso oggi la tregua natalizia. Gli stati maggiori del partito di Berlusconi sono tornati ad attaccare Mario Monti duramente, sia sul piano del metodo che del merito. "Agenda Monti, un’agenda, tre certezze: Imu, patrimoniale, più Iva. Verificare per credere", scrive sul proprio profilo di Facebook il segretario Angelino Alfano.
L’attacco di Cicchitto. Fabrizio Cicchitto se la prende invece non con il programma del premier per il futuro dell’Italia, ma per il fatto stesso di essere "salito in politica", come ha scritto oggi il Professore in un twitt. Con la "salita" in politica del premier, accusa il capogruppo a Montecitorio, "ci troviamo già oggi di fronte ad un vulnus politico e istituzionale e ad una forzatura che diventerebbe lacerante qualora Monti sviluppasse una campagna elettorale alla guida di uno schieramento centrista - ovviamente contro il Pdl - e la facesse utilizzando la carica di presidente del Consiglio alla quale è stato nominato proprio con il concorso dello stesso Pdl".
L’offerta di Berlusconi alla Lega. Ma il problema della destra, più che le mosse di Monti, sembra rimanere la difficile ricucitura con la Lega. "Non ho obiezioni ad un vicepresidente leghista se il Carroccio ci darà un contributo elettorale", rilancia oggi Berlusconi in un’intervista al Tg4. "Resto convinto - aggiunge - che la soluzione migliore sia la maggioranza assoluta del Pdl, ma se la maggioranza si raggiungesse con un solo alleato, che è la Lega, con cui abbiamo lavorato bene, questa potrebbe essere una soluzione". Intervenendo al telefono ad un’iniziativa di don Gelmini, l’ex premier rilancia poi i suoi temi di campagna elettorale. "Non vorremmo assistere, con l’avvento della sinistra al potere, al proliferare di matrimoni gay e all’apertura delle nostre frontiere agli emigranti irregolari", afferma.
Il centro in fermento. Continua invece a sostenere Monti senza riserve la fondazione Italiafutura di Luca Cordero di Montezemolo. "Il discorso del presidente del Consiglio rappresenta sopra ogni altra cosa un passo fondamentale verso il percorso di modernizzazione dell’Italia", scrive sulla prima pagina del sito web. "Le persone che rappresentano le competenze settoriali della nostra associazione, prosegue la nota, "hanno dato disponibilità a un impegno diretto che implicherebbe la rinuncia o la sospensione di percorsi professionali di successo. Siamo pronti. Siamo pronti a impegnarci per dar vita ad un nuovo soggetto politico che rappresenti il cambiamento e che dia solidità e fondamento democratico ad un’agenda riformista e liberale".
(26 dicembre 2012)

MESSAGGI - REPUBBLICA.IT
ROMA - Telefonate al mattino, un "cinguettio" di sera. Negli ultimi minuti del Natale Mario Monti manda in rete due tweet per rilanciare la sua agenda politica: "Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politca. Lamentarsi non serve, spendersi sì", scrive il premier in uno dei messaggi. Al quale ne fa seguire subito un altro: "Insieme... saliamo in politica". Un nuovo appello a a sostenere la sua "Agenda per l’Italia" e una rinnovata disponibilità al suo impegno, se chiamato direttamente (come aveva annunciato nel discorso di fine anno).
E al mattino telefonate di cortesia. C’è anche Silvio Berlusconi nella lista di autorità e leader politici che il presidente del Consiglio dimissionario Mario Monti ha chiamato per gli auguri di buon Natale. Nei giorni scorsi il Cavaliere si era lamentato apertamente nei confronti del premier, colpevole di non avergli telefonato in occasione della formalizzazione delle dimissioni al Quirinale. Oggi Monti ha voluto invece chiamare Berlusconi per gli auguri e per esprimiere "apprezzamento per l’impulso" impresso all’attività del Parlamento in questo periodo "di emergenza nazionale".
Stessa telefonata il presidente del Consiglio l’ha fatta anche ad Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Al capo dello Stato il premier ha voluto esprimere invece "profonda riconoscenza per l’alta guida morale e istituzionale". "In occasione del Santo Natale, il presidente del Consiglio Mario Monti ha telefonato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per formulare a lui, alla consorte signora Clio e ai familiari, i più fervidi auguri, unitamente alla profonda riconoscenza per l’alta guida morale e istituzionale che il Presidente ha esercitato anche quest’anno nei confronti dell’intera comunità nazionale e del Governo" si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.
"Il presidente Monti ha poi telefonato ai presidenti del Senato, Renato Schifani e della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ai quali ha porto gli auguri insieme con il grande apprezzamento per l’impulso che hanno impresso per tutto l’anno all’attività del Parlamento, in sinergia con l’opera del Governo in questo periodo di emergenza nazionale". "Sincero apprezzamento - prosegue la nota - il presidente Monti ha voluto anche ribadire alle forze politiche, in occasione delle telefonate da lui fatte per gli auguri natalizi al presidente Silvio Berlusconi, al segretario Alfano e al dottor Gianni Letta per il Pdl, al segretario del Pd Pierluigi Bersani e al leader dell’Udc Pierferdinando Casini".
Mancano dalla lista i leader delle forze di opposizione, circostanza che il segretario della Lega Roberto Maroni ironicamente ha mostrato di apprezzare. "Ha chiamato tutti tranne che me, buon segno: basta Monti, basta tasse", ha scritto su Twitter l’ex ministro dell’Interno.
Affidati alla Rete oggi anche gli auguri del leader Udc Pier Ferdinando Casini che su YouTube ha postato un videomessaggio natalizio in cui dice di sperare "che nel 2013 gli italiani non ricadano negli inganni riproposti in questi giorni da Berlusconi e dai suoi alleati: li abbiamo visti alla prova e hanno fallito", ma prosegue Casini nemmeno "nella tentazione opposta" di una "coalizione troppo ’sinistra’, con Vendola e le sue ricette ideologiche che pensavamo confinate nel passato".
Poi la spiegazione: "Noi siamo entrati 5 anni fa in Parlamento, battuti in partenza e emarginati. Ma i fatti, che sono più importanti delle nostre chiacchiere, hanno progressivamente portato la ragione dalla nostra parte e siamo riusciti a creare questo governo di responsabilità nazionale che è stato indispensabile per evitare che Roma facesse la fine di Atene", continua Casini nel videomessaggio ribadendo l’esistenza di "un’agenda Monti". "C’è un lavoro iniziato - conclude il leader Udc -, ci sono i sacrifici che gli italiani hanno fatto: non disperdiamo tutto questo. C’è ancora molto da lavorare, continuiamo il lavoro nell’anno prossimo".
(25 dicembre 2012) © Riproduzione riservata

NON HA RITENUTO NEMMENO DI FARMI UNA TELEFONATA, MI VEDO COSTRETTO AD ESSERE ANCORA IO IL FEDERATORE DEI MODERATI (21 DICEMBRE 2012).

LE PRIMARIE DEL PD REPUBBLICA.IT
ROMA - Pausa natalizia per la macchina organizzativa del Pd, ma l’avvicinarsi della scadenza per le primarie parlamentari incalza. Sabato già si vota in molte regioni chiave, dalla Lombardia al Piemonte, alla Campania, senza dimenticare Abruzzo e Umbria. Altrove seggi e gazebo saranno aperti invece domenica 30.
Pausa non solo organizzativa, ma anche nelle polemiche quella di oggi dopo che nei giorni scorsi sono emersi nel partito diversi malumori sul regolamento e sulla composizione delle liste. Al centro del dibattito interno, soprattutto il tema delle deroghe ai parlamentari con oltre tre mandati e le scelte della segreteria per la formazione del "listino bloccato". Le richieste di deroga accettate sono state dieci: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Mauro Agostini, Maria Pia Garavaglia, Giorgio Merlo, Franco Marini, Cesare Marini, Gian Claudio Bressa, Beppe Lumia e Beppe Fioroni. Fissata al 10% la quota protetta (più i capolista) a disposizione di Bersani, in accordo con le segreterie regionali, per garantire la rappresentanza della società civile, di competenze ed esperienza sul campo (soprattutto nelle commissioni parlamentari e in Aula), ma anche di rapporti di forza interni. Alla fine saranno all’incirca un centinaio tra deputati e senatori ad avere il pass assicurato per il Parlamento.
La formazione delle liste di candidati alla competizione del 29 e 30 dicembre sono comunque ormai formate, seppure con recriminazioni per la difficoltà a reperire le firme necessarie, cosa che si è portata dietro anche la contestazione in molte regioni di liste molto "brevi" (candidato poco più numerosi dei posti disponibili) e molto poco aperte a nomi nuovi.

SPECIALE: LE LISTE REGIONE PER REGIONE

Ma lo scontro più duro è stato quello che ha fatto seguito alle rinunce eccellenti, dai tre ambientalisti Realacci, Ferrante e Della Seta, a quella di Pietro Ichino, che dopo aver fatto campagna per Matteo Renzi alle primarie dello scorso 25 novembre, ha deciso di passare con Mario Monti, scatendo le ire di molti miltanti. Nel mirino delle critiche, come detto, soprattutto lo strettissimo tempo a disposizione per la campagna elettorale e la data scelta, che l’accelerazione delle crisi politica ha imposto di anticipare proprio a ridosso del Capodanno, con molte persone lontano dal luogo di residenza (e quindi di voto) in occasione delle feste. A poter partecipare al voto saranno gli elettori già registrati alle primarie per la candidatura a Palazzo Chigi che si dichiarino votanti del Pd, come spiega nel dettaglio il sito dei democratici.
Qualche mugugno anche in casa Sel, che svolge le sue primarie in contemporanea con il partito alleato. Casi spinosi sono scoppiati in particolare a Bologna, con l’esclusione dell’assessore comunale Amelia Frascaroli, e in Sicilia dove il componente della segreteria regionale Franco Cantafia, ex capo della Cgil palermitana, ha denunciato ieri "la deriva antidemocratica sulla gestione delle primarie".
(25 dicembre 2012)