Francesco Tamburini, Lettera 43 24/12/2012, 24 dicembre 2012
LE ARMI COSTANO AGLI AMERICANI 174 MILIARDI DI DOLLARI
In Italia ogni bambino nasce con il fardello del debito pubblico. Negli Stati Uniti con quello delle armi da fuoco. Ogni pistola e fucile in circolazione costa infatti agli americani circa 644 dollari a testa: 174 miliardi di dollari totali.
La cifra risulta da uno studio del centro di ricerca Pacific institute for research and evaluation che ha considerato le spese mediche, assicurative e legali che ricadono sui contribuenti in ragione delle sparatorie che, con tragica regolarità, insanguinano il Paese.
E se i 270 milioni tra pistole e fucili in possesso degli americani hanno ammazzato nel 2012 circa 30 mila persone, nel 2015 le vittime - secondo il centro - potrebbero essere 33 mila, superando così quelle degli incidenti automobilistici.
«Le cifre dimostrano che si tratta di un problema grave che affligge il Paese da molto tempo, imponendo spese che superano quanto incassato dalla vendita e tassazione delle armi», ha commentato Ted Miller, ricercatore del Pacific institute for research and evaluation, in una intervista a Bloomberg. E ha aggiunto: «Il possesso di armi è come il fumo: un’abitudine costosa e pericolosa».
Nel dettaglio, stando allo studio, ogni omicidio commesso con un’arma da fuoco costa 5 milioni di dollari. Di questi, 1,6 sono legati alla perdita di forza lavoro e al suo potenziale produttivo e oltre 3 milioni corrispondono al valore economico della sofferenza delle persone care alla vittima, che comprende la spesa per il supporto psicologico. Quasi 30 mila dollari, inoltre, vengono utilizzati per le spese mediche e altri 397 mila per le spese legali, del carcere e della polizia.
Il costo totale, 174 miliardi di dollari, supera i 129,7 miliardi relativi agli incidenti automobilistici causati da guida in stato di ebrezza.
Il dato è il più elevato tra quelli che risultano dalle numerose ricerche di questo tipo condotte dopo il 20 aprile 1999, quando furono uccisi 12 studenti e un insegnante nella scuola superiore Columbine di Littleton, in Colorado.
Studi che tornano alla ribalta dopo gli ultimi, drammatici episodi del 24 dicembre a New York e a Seattle e soprattutto dopo quello del 14 dicembre scorso, quando il ventenne Adam Lanza ha aperto il fuoco nella scuola elementare di Newtown, in Connecticut, uccidendo 27 persone, di cui 20 bambini, per poi suicidarsi.
Tra le ricerche più significative c’è quella condotta da due docenti universitari, Philip Cook della Duke University e Jens Ludwig della Georgetown University, che nel 2002 hanno pubblicato un libro sui costi delle violenze provocate utilizzando armi da fuoco, basandosi su dati raccolti negli Anni 90.
I due hanno stimato che i crimini commessi con armi da fuoco hanno un costo totale intorno a 100 miliardi di dollari. Annui. «Tutti noi condividiamo questo costo, non importa dove stiamo o cosa facciamo», hanno scritto i docenti nella relazione. «Dalle code in aeroporto per i controlli di sicurezza alle tasse pagate per la protezione di funzionari pubblici»: tutto dipende dalle armi.
Un calo delle armi da fuoco in circolazione farebbe quindi risparmiare parecchio agli americani. Anche in modi insospettabili.
Il centro studi Center for american progress ha infatti ipotizzato che una riduzione dei fucili e pistole farebbe aumentare il valore degli immobili, ridando spinta a un settore che fatica a riprendersi completamente dopo la grande crisi seguita al 2007.
Un calo degli omicidi pari all’1%, stando alla ricerca, comporterebbe un apprezzamento dell’1,52 % delle abitazioni nella zona dove c’è stato il crimine. A Boston, per esempio, il 10 % in meno di omicidi farebbe salire il valore del mercato immobiliare di 4,4 miliardi di dollari.
Ma mentre c’è chi conta i costi, altri ammucchiano profitti. Gli utili delle aziende che operano nel settore, secondo la società di ricerca IbisWorld, nel 2012 sono pari a quasi 1 miliardo di dollari, su un fatturato di 11,7 miliardi.
La corsa alle armi è avvenuta soprattutto negli ultimi giorni, dopo la strage nella scuola Sandy Hook di Newtown. Larry Hyatt, proprietario di uno dei maggiori rivenditori indipendenti di armi, ha detto che ha dovuto aumentare il personale di vendita per fronteggiare la coda fuori dal negozio, in North Carolina, nei giorni dopo la sparatoria.
«È stato come mettere benzina sul fuoco», ha detto ai media americani. Non è un caso che l’arma più richiesta sia il fucile semiautomatico Ar-15, utilizzato nella sparatoria di Newtown. Esaurito in molti punti vendita.