Pierluigi Battista, Corriere della Sera 24/12/2012, 24 dicembre 2012
RIESUMARE CADAVERI SENZA SCOPRIRE NULLA
Dicono che, causa complicate controversie ereditarie, vogliono disseppellire i resti di don Gianni Baget Bozzo per sottoporli a non si comprende bene quali esami scientifici, comunque degni di una puntata macabra di «Csi». Allora è una mania. Sono anni che, per i motivi più futili o per lugubri complottismi ideologici, non si fa che chiedere bare scoperchiate, sepolcri violati, cadaveri riesumati. La follia ossessiva fa crollare ogni rispetto per i morti. Cosa pensano di trovare nelle ossa del povero Baget Bozzo, stroncato da una malattia nel 2009 (lui si definiva con sublime e coraggiosa autoironia «il tumorato di Dio»), la prova provata di un assassinio, di una cospirazione, di una congiura? Ma lasciatelo in pace, quel corpo oramai disfatto. E andate a inseguire i vostri tetri fantasmi da qualche altra parte.
Recentemente, animati da una mania del complotto e dal protagonismo giudiziario di magistrati che vorrebbero diventare angeli vendicatori della vita e della morte, hanno profanato i resti del bandito Salvatore Giuliano. Per trovarne cosa, dopo tanti decenni? Ma naturalmente niente. Ovviamente niente. Desolatamente niente. I disseppellitori hanno avuto spazio nei giornali e qualche titolo: ecco tutto. Naturalmente a spese dello Stato che si deve sobbarcare i costi di un’ossessione che diventa ingiunzione giudiziaria. A spese dello Stato, cioè a spese nostre, per non trovare nulla di significativo. È stata riesumata dopo 33 anni dalla morte anche la salma di Enrico Mattei, l’uomo del petrolio nazionale che sfidò la potenza delle «sette sorelle» e che perse la vita nel bireattore precipitato nei pressi di Buscapé. Nell’ottobre del ’62. È stato trovato dopo tanti anni qualche elemento capace di gettare un po’ di luce su una vicenda ancora avvolta nel mistero? Ovviamente no, ma a volte sembra che la riesumazione delle ossa di un uomo morto tanti anni prima possa svelare chissà quali conturbanti segreti. E la stessa cosa capita per Pier Paolo Pasolini. Da più parti si esige che i suoi resti mortali vengono fatti oggetto di analisi del Dna che purtroppo non sono state in grado nemmeno di chiarire aspetti essenziali di delitti molto recenti (da Perugia a Garlasco). Sempre la stessa credenza superstiziosa, alimentata dal grande successo della letteratura alla Dan Brown, che dentro qualche cripta oscura si nasconda chissà quale Verità fondamentale e inconfessabile. La Prova del Grande Complotto.
Una mania forsennata che ha spinto per esempio i giudici belgi impegnati nelle indagini su alcuni casi di pedofilia a scardinare le tombe di due cardinali. E non sembra nemmeno che siano stati fatti molti passi in avanti per capire il mistero di Emanuela Orlandi dopo che è stata riaperta la tomba del boss della Banda della Magliana presso la basilica di Sant’Apollinare a Roma: grandi aspettative e pochi risultati. Oggi il contagio necrofilo ha raggiunto i parenti di Baget Bozzo. Un’altra tomba profanata. Ma per cosa?
Pierluigi Battista