Chiara Lalli, la Lettura (Corriere della Sera) 23/12/2012, 23 dicembre 2012
IL PROBLEMA DI VIVERE PIU’ A LUNGO
Negli ultimi 40 anni l’aspettativa di vita delle donne è cresciuta di 12 anni, quella degli uomini di 11, ma il prezzo da pagare sembra alto: aumentano infatti le patologie mentali e fisiche. È solo uno dei particolari della fotografia che ci offre uno studio pubblicato da pochi giorni sulla rivista «Lancet», il Global Burden of Disease 2010. Un’indagine ciclopica, durata alcuni anni, che ha coinvolto quasi 500 ricercatori e 50 Paesi: il più ambizioso sforzo mai realizzato finora di descrivere le condizioni sanitarie globali. A partire dagli anni Settanta sono di molto diminuiti i decessi causati dalle malattie infettive, così come sono scese la mortalità di parto e la malnutrizione. Muoiono molti meno bambini rispetto ad alcuni anni fa. Oggi la maggior parte dei decessi nel mondo è provocata da infarto e da patologie cardiache, responsabili di quasi 13 milioni di decessi nel 2010. I principali fattori di rischio sono poi il fumo e l’alcol, particolarmente diffuso nell’Europa occidentale e nell’America latina. A seguire, la scarsa attività fisica e l’alimentazione scorretta, correlate a circa 12 milioni e mezzo di decessi. Le morti legate all’Aids sono passate dalle 300 mila del 1990 al milione e mezzo del 2010, e malattie per noi ormai quasi sconosciute — come la malaria e la tubercolosi — continuano a uccidere milioni di persone in Paesi lontani dal nostro. Al di là delle medie mondiali, ci sono infatti differenze profonde tra le nazioni più ricche e quelle povere, tra quelle più avanzate tecnologicamente e quelle arretrate. All’allungamento della vita sono strettamente correlate le patologie croniche e le disabilità. Viviamo di più, ma non è detto che sia un vantaggio, perché quello che guadagniamo in quantità potremmo perderlo in qualità della vita. Negli ultimi 20 anni una buona percentuale di quel pezzo di vita in più non è trascorsa in buone condizioni, ma è stata caratterizzata da malattie invalidanti, dolore cronico o condizioni psicopatologiche serie. In Italia si è passati da un’aspettativa di vita di quasi 69 anni per gli uomini nel 1970 ai quasi 79 del 2010. Per le donne dai 74,5 del 1970 ai quasi 84 del 2010. L’aspettativa di vita in salute è però molto più bassa: meno di 67 anni per gli uomini, poco più di 69 anni per le donne nel 2010. Come trascorrono quegli anni tra le due medie? Dal punto di vista personale ci troviamo ad assistere — o a vivere in prima persona — al doloroso conflitto tra la durata e la qualità della vita. A questo si aggiunge, dal punto di vista pubblico e sanitario, una sfida forse ancora più complicata: quella che riguarda, da un lato, la gestione e l’equa distribuzione di risorse limitate, dall’altro la valutazione di eventuali rimedi per affrontare le conseguenze sgradevoli della nostra vecchiaia prolungata.
Chiara Lalli