ROBERTO PELLEGRINO, Libero 23/12/2012, 23 dicembre 2012
«La crisi in Spagna durerà altri venti anni» – Da ieri la Spagna conta su una manciata di milionari in più, dopo che “El Gordo”, “il ciccione”, il soprannome della lotteria di Natale, ha distribuito equamente decine di milioni di euro in quasi tutte le comunità, dai Paesi Baschi all’Andalusia
«La crisi in Spagna durerà altri venti anni» – Da ieri la Spagna conta su una manciata di milionari in più, dopo che “El Gordo”, “il ciccione”, il soprannome della lotteria di Natale, ha distribuito equamente decine di milioni di euro in quasi tutte le comunità, dai Paesi Baschi all’Andalusia. Una magra consolazione in un Paese che sembra ancora non aver toccato il fondo. Come sono una magra consolazione le 1600 nuove assunzioni in uffici pubblici decise dal Governo per voce del vice primo ministro Soraya Saenz de Santamaria. Una goccia nell’oceano di disoccupati che chiuderanno il 2012 sfiorando la quota di 5 milioni, con un tasso di crescita che è dell’1,54% al bimestre. E a sconvolgere ancora di più le festività degli spagnoli, arriva il rapporto sulla povertà di Intermón Oxfam, “Crisi, disuguaglianza e povertà”, realizzato con la collaborazione di Médicos del Mundo, UNICEF e Caritas. Il risultato è tanto chiaro quanto spietato: serviranno almeno vent’anni per annullare i disastrosi effetti della crisi economica e ritornare al livello di benessere vissuto tra fine anni Novanta e prima decade del Duemila. Il rapporto è un verdetto di condanna ed è la fotografia dell’attuale Spagna, al secondo anno di recessione, con migliaia di aziende incenerite, famiglie indebitate, sfratti (+10% di senza tetto nell’ultimo anno), mutui finiti in tribunale e debito pubblico in salita. Sul banco di accusa, secondo il rapporto, siede la politica di tagli e austerità del Governo conservatore di Mariano Rajoy e imposta dall’Unione Europea (e dalla Merkel). Un Paese dove il confine tra chi ha e chi non ha è sempre più marcato: i poveri più impoveriti, i ricchi più arricchiti e la classe media depredata dalla crisi. Attualmente 2.267.000 bambini vivono sotto la soglia della povertà (sono il 27,2% della popolazione) e uno spagnolo su quattro non ha lavoro, ma se si va avanti così «Nel 2022 ci saranno 18 milioni di indigenti e il 40% di nuovi poveri », spiega il direttore di Intermón José María Vera. Il rapporto prende come metro di paragone l’America Latina e il Sud-Est Asiatico, zone geografiche che subirono crisi molto simili: furono attuate le medesime misura di austerità, senza alcun effetto, se non quello di impoverire la società e disintegrare i consumi, ma fu utilizzato, soprattutto, lo strumento della svalutazione delle monete nazionali (operazione non consentita allaSpagna dell’Euro) per recuperare un minio di competitività a livello internazionale. Il Governo spagnolo ha deciso una serie di misure che stanno rastrellando denaro ovunque, dalla sanità alla giustizia. Dopo l’aumento dell’Iva di tre punti (dal 18 al 21%), il ticket di un euro sulle ricette per salvare la disastrata Sanità della Catalogna, ora anche la giustizia batte cassa: 300 euro in più per la domanda di divorzio, 200 per contestare una multa. E, intanto, i ristoranti self service dell’Ikea di Spagna hanno aumentato del 40% i loro coperti: con i menù a 1,99 euro, i nuovi poveri ne approfittano per mettere assieme il pranzo con la cena.