Franco Bechis, Libero 21/12/2012, 21 dicembre 2012
Il Colle cerca una banca per metterci 260 milioni – Prima troverà una banca, subito dopo nominerà un nuovo premier
Il Colle cerca una banca per metterci 260 milioni – Prima troverà una banca, subito dopo nominerà un nuovo premier. Saranno gli ultimi due atti formali di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica. Del secondo avrebbe fatto forse a meno, come ha lasciato intendere, nella vana speranza fossero evitabili le elezioni anticipate. Il primo atto invece è proprio voluto: Napolitano ha deciso di scegliere prima di andarsene via l’istituto cassiere del Quirinale da lasciare in eredità al successore. Proprio questa mattina sarà pubblicato il bando di gara, destinato a ingolosire i grandi istituti di credito del paese. In palio infatti c’è un maxi contratto per gestire un miliardo e 300 milioni di euro di liquidità: 260 milioni di euro all’anno per cinque anni filati. E con i tempi che stanno vivendo le banche italiane, c’è da giurare che la commessa sia fra le più ambite del momento. Come sempre quando si tratta di palazzi della politica, in prima fila ci sarà per il rinnovo l’attuale gestore della cassa quirinalizia: il gruppo Bnl-Paribas di Luigi Abete che spesso in questi anni ha supportato il Quirinale anche con sponsorizzazioni artistiche. Ma il bando di gara formalmente sarà aperto a tutti, e ciascuno potrà presentare la sua domanda entro le ore 12 del prossimo 21 gennaio 2013. Il tempo dunque non è molto per preparare carte e offerta, e tutto si giocherà secondo il disciplinare firmato dal segretario generale del Quirinale, Donato Marra sul tassodi remunerazione dei depositi che le banche aspiranti saranno disposte a concedere. Per partecipare alla gara e convincere Napolitano gli istituti di credito interessati dovranno essere naturalmente in regola con tutte le normative del settore, e avere amministratori “illibati”, senza alcun tipo di pendenza giudiziaria. Già questa condizione restringe il perimetro. Poi dovranno dimostrare lo “svolgimento negli ultimi tre esercizi finanziari del servizio di cassa e/o tesoreria per conto di almeno tre enti pubblici per un importo complessivo annuo non inferiore a 250 milioni di euro, ovvero che abbiano un patrimonio di vigilanza come minimo di 4 miliardi di euro”. E già qui la corsa si restringe ai grandi gruppi. Fra le condizioni poste conteranno al 25% l’avere già lavorato per enti pubblici con particolari attestazioni di qualità, la predisposizione a servizi telematici e la ramificazione degli sportelli sia sul territorio nazionale (sopra i 500 sportelli si guadagnano 2 punti su cento) e soprattutto a Roma (oltre 50 sportelli altri 3 punti su cento). Ma a fare premio in gara sarà l’offerta economica sulla remunerazione di depositi e servizi, che varrà ben 75 punti su cento. E ben 60 punti varrà l’offerta di remunerazione dei depositi. La base di gara è quella del “tasso di interesse annuo creditore lordo riferito all’Euribor tre mesi, base annua 365 giorni, media mese precedente vigente tempo per tempo”,e naturalmente più si sale da quella base, più possibilità ci sono di conquistare la gestione di quel tesoretto da 1,3 miliardi di euro. Vale invece appena cinque punti la migliore offerta sui tassi che si chiederanno a chi va in rosso, perché evidentemente al Quirinale il caso in questione si presenta assai di rado. Gli ultimi dieci punti in palio per la gara sono legati invece all’offerta per il “co - sto di gestione del conto corrente intestato all’Ente”, e quindi meno spese si elencano, meglio è. L’offerta potrà essere inviata per raccomandata con ricevuta di ritorno o anche essere consegnata a mano al Quirinale. Così entro fine gennaio anche Napolitano potrà legittimamente dire: “Abbiamo una banca!”