Cristina Bassi, il Giornale 23/12/2012, 23 dicembre 2012
GOFFI E FRIVOLI: I DEPUTATI VERSIONE TWEET
La XVI legislatura è archiviata e molti dei suoi attori non passeranno alla storia. Facce e cognomi che dopodomani avremo già dimenticato. Ma per provare a non farsi cancellare, le comparse repubblicane dell’era social hanno un’arma in più: i 140 caratteri di Twitter .
Nella Prima Repubblica c’era la Navicella, il volumone preziosamente rilegato che raccoglieva le biografie dei parlamentari dalla Costituente ai giorni nostri. Paginate dove deputati e senatori si autodescrivevano in modo molto serioso, elencando titoli e riconoscimenti. Dove Giulio Andreotti riportò tutte le lauree ad honorem ricevute fra Salamanca e l’Indiana e Paolo Emilio Taviani (parlamentare dc dalla prima alla XIV legislatura), che di lauree ne aveva venti, fece aggiungere un capitolo ad hoc . La Navicella sopravvive, è arrivata a 7mila profili, ma oggi gli inquilini del Palazzo preferiscono navigare in altre acque: quelle del web. Per gli autoritratti su Twitter hanno a disposizione solo due o tre righe, che dedicano alla patria, alla moglie, alla squadra del cuore. Beppe Grillo, che dei social network è il campione, ha scelto una frase secca ed efficace: «Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere». Ma purtroppo non ha fatto scuola. I profili dei parlamentari infatti affogano spesso nell’autocelebrazione, sono goffi e a volte pretenziosi.
C’è chi mette in fila cariche, incarichi e pure passioni e hobby. È il caso di Nunzia De Girolamo: «Mamma di Gea, avvocato, dottore di ricerca, parlamentare Pdl, coordinatrice provinciale Pdl Sannio. Appassionata di cinema, viaggi, arte moderna». Qualcuno riesce a condensare in 140 caratteri la propria filosofia di vita: «Un’ora, o anche un minuto, che passi senza imparare qualcosa, o aiutare qualcuno, o migliorare te stesso o quel che ti circonda, o amare, è tempo mal speso», declama Lucio Malan, senatore Pdl. I più creativi la buttano decisamente sul personale. Pina Picierno, del Pd, si vede così: «Caratteraccio. Dico sempre quello che penso e sono testarda come un mulo. Insonne a fasi alterne. Però cucino bene». Guido Crosetto: «Adoro confrontarmi, sempre, soprattutto con le persone che hanno idee. Odio gli insulti... e sono 2mt x 118 kg» e Paola Concia: «Abruzzese di nascita e di temperamento».
Rocco Buttiglione sceglie l’ understatement : «Professore prestato alla politica», il piddino Andrea Sarubbi si definisce «metà uomo e metà tweet» poi mette le mani avanti: « #opencamera è roba seria, tutto il resto è roba mia». Lorenzo Cesa consegna ai posteri internettiani che ama l’Italia «da Nord a Sud», mentre Giorgia Meloni si conferma dura e pura: «Sempre, ovunque e prima di tutto, italiana». Il bello viene quando si parla di matrimonio. Sì, perché l’Udc Luca Volonté tiene a sottolineare che è «sposato una sola volta», al contrario del pidiellino Luca D’Alessandro che ammette di essersi sposato due volte. Ma con la stessa donna: «Sono (bis)sposato con Paola». Non poteva mancare il tifo calcistico. Quello, ad esempio, di Massimo Corsaro «juventino sfegatato» o di Maurizio Lupi «tifoso del grande Milan ».
Vola alto il democratico Pierangelo Ferrari, «tra la Camera dei deputati e Montale. Tra Gadda e il Pd». Dietro l’uomo politico Savino Pezzotta c’è un nonno amorevole: «Cattolico, sindacalista nel cuore, temporaneamente prestatosi alla politica. Felicemente sposato con Renata, due figli e un nipotino carinissimo: Francesco». Roberto Maroni non rinuncia a essere padano neppure in Rete e cita Gianfranco Miglio: «Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro Paese, formarne uno nuovo».
Sono tanti i parlamentari che arricchiscono il curriculum professionale con note private. Mario Adinolfi è «poker player», la senatrice Pd Roberta Pinotti è stata «capo scout per molti anni», Pancho Pardi ama «la motocicletta (senza lo Zen)», Laura Ravetto invece «lo yoga, Mirò e Bach». Tra gli eletti che cinguettano c’è anche un enfant prodige : Giorgio Holzmann, del Pdl, scrive di fare politica «dall’età di 13 anni». Emanuele Fiano (Pd) infine non si dilunga né in autocelebrazioni né in manifesti politici. Si limita a una lapidaria dichiarazione: «Io sono sicuro che ce la faremo». La rilettura democrat di Io speriamo che me la cavo ?