Davide Vecchi, ilFattoQuotidiano 23/12/2012, 23 dicembre 2012
I DEPARDIEU LOMBARDI CHE SCELGONO LA SVIZZERA
Di Depardieu è piena l’Italia. In particolare la Lombardia. Negli ultimi sei mesi ottocento italiani hanno stracciato il Passaporto del bel-paese per prendere quello della Svizzera. E oggi, nel solo Canton Ticino, sono quasi diecimila gli ex cittadini italiani. Con un aumento di oltre il 50% negli ultimi due anni, in particolare da Varese e Como. Non che sia difficile diventare cittadini svizzeri, è indispensabile un solo requisito: dimostrare di potersi permettere di vivere nel ricco territorio elvetico. Il modulo per richiedere il “permesso di dimora B” prevede, oltre alla figura del lavoratore (dipendente e autonomo), anche quella del redditiero.
LE GARANZIE sulle entrate, spiegano al municipio di Lugano, servono solo a non ritrovarsi persone che poi vivranno a carico dello Stato. E qui il welfare è reale e funziona. L’assicurazione, così qui chiamano gli assegni di disoccupazione, equivale all’ultimo stipendio percepito. Per fare un esempio. C’è poi la sanità, il servizio di assistenza per i poveri, le agevolazioni per i meno abbienti. Per dire, la pressione fiscale, che qui è graduale a seconda del reddito percepito, varia dal 7 al 23%.
Quindi italiani benvenuti in Ticino, come lo sono i francesi nel cantone di Ginevra, ma quelli con un reddito di almeno 4000 franchi Svizzeri mensili. Perché ovviamente la disponibilità di mezzi finanziari deve essere documentata.
“Non siamo noi a cercare in Italia nuovi cittadini né aziende”, ci tiene a dire Lorenzo Quadri, deputato 38enne della Lega Ticinese. “I molti imprenditori che si spostano nel nostro cantone ci spiegano come spesso sia impossibile nel vostro Paese investire e sviluppare un’azienda”. Prima arriva l’impresa poi si trasferisce il titolare, con famiglia. Qui l’iva è al 7%. Per tutti e una volta sola. “I servizi sono ottimi - prosegue Quadri - ma il costo della vita è alto rispetto a quello italiano”.
Così, per diecimila nuovi residenti ci sono altri 56mila italiani che ogni giorno passano il confine per venire a lavorare in Svizzera. Sono i cosiddetti frontalieri. Camerieri, operai, muratori, artigiani. Persone a cui l’Italia ha destinato una sola sorte: “La disoccupazione o lavori sottopagati”, Roberto sintetizza così i suoi 20 anni da frontaliere. Ha 58 primavere e tutti i giorni si sveglia a Como e viene a Lugano dove fa il cameriere. “Noi frontalieri siamo solo forza lavoro e i tempi sono cambiati: quando ho cominciato io mi pagavano il doppio perché avevano bisogno di noi, adesso siamo troppi e considerati quasi degli approfittatori”, dice. Quadri conferma: “Il fenomeno è sempre esistito ma è diventato ormai insostenibile. Negli ultimi anni la disoccupazione è aumentata, ci sono 16 mila svizzeri senza lavoro proprio nelle zone di confine dove le aziende possono assumere i frontalieri, che costano meno”. Spesso, aggiunge, si tratta di vera e propria “concorrenza sleale da parte di artigiani”. Che aumentano. Nel 2008 i permessi concessi per lavoro temporaneo erano 7mila, nel 2011 sono raddoppiati (15.300) e nel 2012 quasi triplicati superando i 20mila. Una sorta di esodo se si considera che a Lugano i residenti sono poco più di 60 mila.
IL PROBLEMA “rimane uno ed è tutto italiano: voler tenere la Svizzera ancora nella black list”, dice Marco Reguzzoni, che oltre a essere l’ex capogruppo alla Camera della Lega è un imprenditore della provincia di Varese, polmone della forza lavoro in Svizzera. Reguzzoni a Montecitorio ha presentato mozioni su mozioni proprio per risolvere la questione. “Noi avremo potuto seguire l’esempio dell’Austria che ha siglato un patto con il governo Elvetico per il rapporto fiscale con le zone di confine e invece Giulio Tremonti, nonostante le rassicurazioni fornite anche in aula, non si presentava neanche ai tavoli bilaterali”.
Chi può dunque scappa di là, oltre confine. Come Depardieu, un esercito di ricchi o di produttori di ricchezza, ben visti e ben accolti. Mentre per gli altri c’è e ci sarà sempre meno posto.