Elisabetta Reguitti, ilFattoQuotidiano 21/12/2012, 21 dicembre 2012
PICCOLA E INFELICE, LA FIABA “ITALIANA” DELLA SLOVENIA
I giornalisti della televisione pubblica slovena sono stati accusati di “connivenza” con il popolo degli “arrabbiati” che anche oggi protesta nelle piazze e lungo le vie delle principali città del Paese in quella che viene definita la “Rivoluzione dei fiori”.
È una settimana calda per la Slovenia pronta per le celebrazioni dell’indipendenza, sancita dal referendum del 23 dicembre 1990, ma secondo molti osservatori a rischio default. L’intera nazione è attraversata da manifestazioni senza alcun colore politico, se non quello dei garofani che vengono distribuiti anche alle forze dell’ordine. Una rabbia popolare tale per cui lo stesso Martin Schultz, presidente dell’Europarlamento, ha dichiarato di “giudicare molto grave la mancanza di fiducia degli sloveni nelle istituzioni”. Tra i deputati europei sta circolando la similitudine tra la Rivoluzione dei fiori slovena e quella arancione in Ucraina. In realtà gli arrabbiati sloveni si ispirano più al modello islandese dove ai primi segnali della crisi economica è stata creata un’Assemblea popolare per riscrivere la Costituzione; così i giovani di Lubiana che si organizzano su Facebook, si mobilitano contro istituzioni e governo alla vigilia del suo insediamento previsto per domani dopo le elezioni dell’11 novembre scorso.
IL FUTURO È INCERTO: da Svizzera dei Balcani a paese della lista nera dell’Unione europea che pare destinata a doversi accollare un nuovo fardello visto che la Slovenia deve assolutamente ottenere nuovi crediti considerando che lo Stato e le banche dovranno rimborsare qualcosa come 5,5 miliardi di euro. I Btp hanno superato quota 7%, per la sanità si parla di una voragine di 48 milioni di euro e la nuova legge di bilancio approvata prevede il licenziamento dei dirigenti pubblici che a fine anno presenteranno un bilancio in rosso delle realtà che gestiscono come asili, case di riposo , scuole e ospedali. Di questi giorni poi la decisione della Corte Costituzionale di bocciare il referendum per alcuni capitoli della stessa legge di bilancio. “Una decisione che certo aggrava la situazione sociale” assicura Franco Yuri giornalista ed ex deputato sloveno. Gli arrabbiati scendono in piazza in modo del tutto autonomo “a volte scoordinato nel loro spirito anti-casta che in qualche caso però può essere anche facilmente manipolato” ammette Yuri parlando di infiltrati che poco hanno a che fare con i manifestanti che lo scorso 7 dicembre, nella splendida Lubiana, hanno radunato circa 10 mi-la persone. Per molti poi il Governo starebbe minimizzando la portata del malessere popolare mettendo il bavaglio ai giornalisti, in particolare di Rtv Slovenija, accusati di aver “fomentato” la protesta. In un comunicato gli stessi cronisti hanno rivendicato il loro ruolo “non di difesa del governo in carica e neppure dei manifestanti, bensì di informazione nel raccontare tutti gli avvenimenti che sono significativi e interessanti per l’opinione pubblica”. L’Eldorado degli imprenditori che dal nord-est hanno spostato le loro produzioni, non gode di buona salute.