Roberto Giardina, ItaliaOggi 22/12/2012, 22 dicembre 2012
I TEDESCHI RISCOPRONO LE PELLICCE
Una signora passeggia per la Kurfürstendamm, il grande viale elegante di Berlino, avvolta in una vaporosa pelliccia di volpe rossa. Una ragazza l’affronta e le urla: «Assassina!». Una scena a cui ho assistito, ma parecchi anni fa. Da tempo nessuna osa sfoggiare visoni o persiani.
E le pellicce erano scomparse dalle vetrine. Eppure, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, i pellicciai hanno ricominciato a vendere, all’estero, soprattutto ai nuovi ricchi di Pechino e di Shanghai, e anche in Germania. Negli ultimi quattro anni, nonostante gli animalisti, le vendite sono aumentate del 10%. La crisi? I prodotti di lusso, si sa, vanno meglio quando il resto va male.
Andreas Lenhart, 71 anni, capo della storica pellicceria che porta il suo nome a Francoforte, è appena tornato da un lungo viaggio in Oriente, dal Vietnam alla Cina. «Da tre anni», riferisce, «la domanda è aumentata vertiginosamente. Anche le signore russe non hanno paura di sfoggiare un visone o un chinchilla». La pellicceria è sempre stata un’attività complessa: le pelli si comprano alle grandi aste a Toronto e a Copenhagen, luoghi sicuri, vengono inviate in Ucraina per il trattamento, e lavorate e cucite in Cina, nella Repubblica ceca e in Grecia. «È sempre il visone il più richiesto», dice Lehnart, il 60% delle clienti lo preferisce.
E i tedeschi? Si comportano in maniera contraddittoria. Gli animalisti sono sempre molto attivi e radicali, ma le vendite sono riprese anche a Berlino, a Monaco o a Düsseldorf. Non si osa magari sfoggiare una pelliccia per strada, però si comprano i colletti di volpe, ci si limita a una stola, elegante e da sfoggiare in luoghi riservati, si nasconde l’acquisto proibito come fodera all’interno di un cappotto o di un impermeabile. Il 70% del giro d’affari in Germania viene dagli accessori, dice sempre Herr Lehnart.
I tedeschi, un popolo di ipocriti? «Le signore si dicono: mangio un filetto di manzo, perché non posso indossare una pelliccia?», così spiega l’atteggiamento delle tedesche Susanne Kolb-Wachtel, direttrice dell’Istituto per la pelliccia di Francoforte. Gli animalisti vorrebbero mettere al bando i piumini imbottiti da leggerissime e calde penne d’oca, ma i ristoranti in questi giorni di festa offrono la tradizionale oca o l’anatra arrosto.
Ad approfittare della doppia morale sono soprattutto gli allevatori in Danimarca, Olanda e Finlandia: l’anno scorso sono stati uccisi 31 milioni di visoni e due milioni di volpi. In Europa gli allevamenti sono 7.200, ma appena 14 in Germania. La produzione europea rimane la prima al mondo, con il 60%, nel 2011 si è venduto il doppio di pellicce di visone rispetto a cinque anni fa.
In Gran Bretagna, gli animalisti hanno attaccato alcuni allevamenti e liberato le bestie in cattività. In Austria gli allevamenti sono vietati. In Germania, finora, la situazione è più tranquilla, ma gli allevatori sono molto prudenti. «I nostri visoni e volpi non soffrono», tenta di sostenere Alfons Grosser, funzionario dell’associazione degli allevatori tedeschi, «le nuove regole sono assurde. I nostri visoni e volpi vivono meglio nelle gabbie, che sono molto grandi, piuttosto che in recinti in apparente libertà. È anche nostro interesse che le bestie siano in buona salute».
Uno studio della facoltà di veterinaria di Monaco ha dimostrato esattamente il contrario: nelle gabbie i visoni soffrono, com’era prevedibile. «Ma le proteste degli animalisti non rovinano i nostri bilanci, sono appena una puntura di spillo», commenta Frau Susanne. Le previsioni garantiscono che gli affari continueranno a prosperare almeno per i prossimi dieci anni.