Paolo Colonnello, la Stampa 22/12/2012, 22 dicembre 2012
APERITIVI, COCKTAIL GELATI E BIGNÈ A SPESE DELLA REGIONE
Per una Rosi Mauro, vicepresidente del Senato, che si precipita in Procura a mezzogiorno con tanto di scorta - «non mi faccio intimidire, non ho ricevuto nessun avviso» - per giustificare «appena» 7.482 euro di rimborsi spese consumati tra aprile e giugno del 2008 a colpi di personal computer (poi diventò senatrice e acquistò dei diamanti), c’è un «Trota» che non delude mai: dagli spazzolini personalizzati al localizzatore di autovelox «Cojote», dai mojto all’Hollyvood, a un mini frigorifero, dalle brioches farcite alle caramelle morositas, dalle sigarette ai tablets, ai cellulari di ultima generazione. Per non parlare di ristoranti, caffè e aperitivi. Una vera festa quella del giovane Renzo Bossi in Consiglio regionale: dove non arrivava con i soldi dei rimborsi elettorali della Lega, utilizzati persino per comprarsi una laurea in Albania, provvedeva con le note spese della Lombardia: sempre Padania è. Fino a totalizzare la bellezza di oltre 22 mila euro spesi in meno di tre anni. Meno male che giusto due giorni fa, il suo legale in una nota, aveva scritto che «tutte le spese di Renzo Bossi sono documentalmente riferibili all’attività politica e non ve ne è alcuna che possa essere ricondotta ad esigenze personali». Si vede che anche 24 Aperol, 5 Sanbitter, diversi Campari e alcuni Negroni, nonchè svariati mojto, rigorosamente consumati tra bar alla moda e discoteche di Corso Como nel solo 2011, contribuivano a tener dritto il timone del Carroccio tra la bella gioventù.
La nuova tornata di indagati del Consiglio regionale della ex virtuosa Lombardia, che porta a 62 il numero di iscritti sul registro degli indagati per peculato, per ora tutti della Lega e del Pdl, rivela ancora una volta come in Regione gestione del bene pubblico e privilegio personale fossero considerati alla stessa stregua. Prova ne sia il «bestiario» scaturito finora dalle indiscrezioni sugli interrogatori dei primi consiglieri convocati in Procura per giustificare le allegre scorribande in nota spesa. Si va dal consigliere pdl Angelo Giammarco che ha giustificato 92 euro di gelati comprati ad Alassio con un’irresistibile botta di generosità «verso i bagnanti lombardi a cui li ho regalati» (ma come faceva a riconoscerli?), mentre per i 114 mila euro di taxi e noleggio auto ha spiegato che «così, non guidando, potevo leggere e studiare per prepararmi all’attività del Consiglio». Un vero secchione. Quasi inarrivabile anche il consigliere leghista Cesare Bossetti che è riuscito a spendere 15 mila euro tra pasticcini, brioches e cappuccini: «Non erano per me, che per giunta sono diabetico», ha spiegato, «ma per gli amici che incontravo al bar, nel senso che se votavano Lega o parlavano di Lega, per me, erano amici...». Strepitoso anche il capogruppo del Carroccio Stefano Galli che ha preferito confessare su Facebook (ma non in Procura) di aver «provveduto a rimborsare la Regione» dei 6000 euro spesi per il matrimonio della figlia, mentre il suo collega Pierluigi Toscani ha dato la colpa alla segretaria per quei 750 euro spesi per le munizioni del suo fucile da caccia.
Ecco, colpa delle segretarie. Toscani per altro rivendica di non «mettere fuori nemmeno le spese per la benzina» cosa che invece pare riuscisse benissimo al consigliere pdl Roberto Albani che il pieno lo ha fatto regolarmente con i soldi del rimborso, riuscendo inoltre a spendere, oltre che nei soliti ristoranti, 1.250 euro per acquistare (con lo sconto), ben 100 copie del libro «Nome in codice, Ombra»: non esattamente un capolavoro della letteratura ma indubbiamente istruttivo per passare inosservato durante le ricche cene all’Armani Nobu, uno dei più ambiti giappo-ristoranti per vip di Milano; oppure pagare con nonchalanche quasi 2.000 euro di «consumazioni bar» alla cooperativa italiana ristorazioni. E come giustificare il 17 e il 18 luglio del 2011 due ricevute del Coco Beach Club sul lago di Garda? Forse anche il consigliere Albani, inseguiva turisti lombardi per offrire loro una sdraio. Da rilevare infine l’impegno politico dell’ex massaggiatore Giorgio Puricelli (assurto in Consiglio insieme a Nicole Minetti nel listino blindato del presidente) profuso nell’acquisto di un videogioco da 108 euro il 30 agosto del 2010. Che fosse possibile non spendere a vanvera comunque è stato dimostrato dal consigliere Pdl Enzo Lucchini che in tre anni di legislatura ha chiesto il rimborso per una raccomandata da 5 euro. Dalla prossima settimana dovrebbero arrivare i risultati anche dei controlli sui rimborsi spese delle opposizioni. E si vedrà se ha ragione Roberto Formigoni a dire che le opposizioni «hanno speso di più di quanto ha fatto la maggioranza».