Mario Ajello, Il Messaggero 22/12/2012, 22 dicembre 2012
I TREDICI MESI DI SUPER MARIO
«La prova del budino è nel mangiarlo». Il budino del Professore è durato fino a ieri, poco più di tredici mesi. Lungo i quali la politica in loden ha cambiato la dialettica pubblica, che solo alla fine ha ricacciato fuori i muscoli e non vedeva l’ora, e ha lanciato una scommessa di cui ancora però non si capisce la soluzione. «E’ falso - ecco il leit-motive di Monti - che provvedimenti anche dolorosi non vengano poi compresi dagli italiani». Non lo sono stati? Non lo sono?
LE IMMAGINI CHOC
La «lacrime e sangue», le «medicine amare», il «rigore» ma anche - un po’ meno, secondo i democrat - l’«equità». Comunque la retorica del baratro - «Ci siamo fermati sull’orlo» - è quella che ha nutrito più di altre il discorso pubblico del governo dei tecnici anche se non esistono governi tecnici come disse proprio Monti nel 2007, cioè prima che cominciasse e che finisse tutto: «I tecnici sono i veri politici». Così è stato nell’anno che si conclude con la fine dell’esecutivo della discontinuità riassumibile in due formule di forte impatto: la prima, Salva Italia, coniata per la legge sulle pensioni quando la lune di miele tra l’Italia e il Professore brillava senza opacità; la seconda, Cresci Italia, quando il Paese cominciò ad accorgersi che l’Uomo della Provvidenza non esiste e che le lobby conservatrici sono capaci di frenare anche le migliori intenzioni liberalizzatrici.
PROFESSOR GRILLO
La parola «verità» - «Agli italiani bisogna dire la verità» - è comunque tornata nel lessico della cosa pubblica. Anche la verità sulla condizione in cui versano le forze politiche e Monti una volta da Tokyo è stato particolarmente sferzante: «I sondaggi dimostrano che il governo ha il consenso e i partiti no». Putiferio. Un Professor Grillo? Così è stato definito Monti, come un fautore di una sorta di grillismo pacato e ragionevole. Il paragone non è del tutto azzeccato, perchè il premier non ha voluto, nè poteva farlo, mettere tra parentesi la politica o addirittura umiliarla dall’alto della competenza tecnocratica inchiodandola ai suoi deficit. «Siete voi che avete chiamato me, non mi sono proposto io», ha detto più volte il premier alla sua «strana maggioranza». Nei confronti della quale però ha avuto capacità di ascolto e dimostrato una duttilità di cui non si pensava fosse capace, maggiore di quella mostrata con i sindacati: e adieu concertazione.
IL TWEET DI PIER
Fin quando è riuscita a durare, la politica della responsabilità è stata una continua dialettica anche aspra tra palazzo Chigi, il Pd, il Pdl e l’Udc e insieme un sodalizio riassunto da quel famoso tweet del leader centrista, ossia la foto che ritrae Monti insieme ad ABC (Alfano, Bersani, Casini) a colloquio di notte nella stanza del premier.
FRAU ANGELA
Ci si è chiesti più volte: ma la Merkel lo ama personalmente, quasi ci si volesse fidanzare? Amenità, naturalmente. Ma «io sono il più tedesco degli italiani», parola di Mario, che ha sedotto la Cancelliera e insieme è diventato l’idolo di quella «internazionale montiana» che vorrebbe vedere l’Italia affidata sempre a lui. E questo è il sentiment anzitutto di Obama che ha accolto Monti a Washington salutandolo come «the best». Il vertice Ue di fine giugno, con la proposta dello scudo anti-spread, segna la consacrazione della tigna di Monti. Anche se con il passare dei giorni si capisce che l’esito dell’euro-summit è meno risolutivo di quanto si fosse sperato.
Poi ci sono i tormentoni. Tanti, troppi. Quello sull’anti-corruzione, che dopo tanti tira e molla diventa legge. Quello sulla Rai, che i partiti consideravano intoccabile, ma il governo ha messo il management che gli è sembrato più adatto. Quello, un po’ noioso, sui poteri forti di cui prima Monti nega l’esistenza e poi davanti alle critiche di Confindustria si lamenta: «Abbiamo perso il loro appoggio». E il direttore del Corriere della sera ironizza via Twitter: «Poteri forti, poteri storti, poteri morti».
CORTINA STYLE
L’Italia si divide in due, ma sono più i pro che gli anti, a proposito dei blitz della Finanza nei luoghi dei ricchi in vacanza, a cominciare da Cortina. La lotta anti-evasione è «il primo dovere morale del mio governo»: assicura Monti.
NO LODEN
Il cappotto degasperiano come simbolo del non nazional-popolare. Ma gradualmente il piacere della visibilità e il piacere di piacere - anche semi-sottraendosi al pressing degli entusiasti in coro: decidi di decidere se accetti di accettare le nostre richieste del bis - lo hanno spinto a chiedere alla bella conduttrice di UnoMattina: «Vuole venire sotto la mia sciarpa?». E ad andare a caccia di telecamere. E a presentarsi al summit del Ppe a Fiesole dicendo: «Sono uno di voi». E a partecipare a Bruxelles alla riunione politica di quel partito. A politicizzare il suo Io. Sostituendo nel proprio lessico l’ironia british o cavourriana con metafore simil-dannunziane: «Bisogna avere una fantasia più liberante e coltivare la gioia turbinosa dell’iniziativa». Ma quali saranno le sue prossime iniziative?