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 2012  dicembre 20 Giovedì calendario

A Brescia prove di Italia multietnica - Forse basterebbe Brescia per spiegare l’Italia che cambia, forse basterebbe Balotel­li per spiegare Brescia che cambia: multietni­ca, multicolore, con una inflessione da gna­ro inconfondibile, a denominazione di origi­ne controllata

A Brescia prove di Italia multietnica - Forse basterebbe Brescia per spiegare l’Italia che cambia, forse basterebbe Balotel­li per spiegare Brescia che cambia: multietni­ca, multicolore, con una inflessione da gna­ro inconfondibile, a denominazione di origi­ne controllata. La capitale della nazione che sarà, domani o dopodomani, sta a cento chilometri da Mi­lano, nel cuore dell’economia pedemonta­na. Qui, più che altrove, si sperimenta il cam­biamento, con i suoi innegabili vantaggi e i suoi inevitabili effetti collaterali. Brescia è da sempre una terra da Pil pesante, ai livelli del­la meglio Europa. La crisi sta soffiando anche sugli allevamenti intensivi della pianura e sulle storiche fabbriche delle valli, ma al net­to d­ella crisi questa resta una provincia di la­voro e di benessere. La fama di Brescia e la fa­me delle genti immigrate: come due poli op­posti, si sono attirati e hanno prodotto il risul­tato messo a fuoco dal censimento. Tra i gran­di comuni d’Italia, Brescia è quello con il più alto tasso d’immigrazione: su mille abitanti, gli stranieri residenti sono 166,1. Non siamo al picco nazionale di Rocca de’ Giorgi, picco­la realtà del Pavese, che ha il 36,7, ma nel set­tor­e delle città storiche e strategiche è il valo­re comunque più significativo. Puntare uno zoom su Brescia significa così osservare una miniatura, come un plastico al­la Vespa, fedele fino ai minimi dettagli, del­l’intero Paese, se non proprio quello di ades­so, certamente quello che sarà quanto pri­ma. Brescia è il luogo dove i primi immigrati, arrivati più o meno vent’anni fa, oggi sono in tantissimi casi imprenditori affermati, capa­ci all’inizio di imparare, quindi di rischiare con coraggio e fantasia in proprio, spinti dal­la grande voglia di riscatto e di affermazione che purtroppo a molti di noi autoctoni impi­griti e sazi comincia a difettare. Gli immigrati sono mungitori negli allevamenti bovini, so­no operai nelle fonderie, sono lavapiatti nei locali, ma sono anche presidenti di cooopera­tive, artigiani e padroncini, concorrendo or­mai in modo sensibile all’invidiato Pil locale. Purtroppo, la velocità del cambiamento provoca anche pesanti crisi di assestamen­to. Le differenze di cultura e di mentalità non si superano nell’arco di una sola generazio­ne. Brescia ha fatto i conti con la diffidenza di tanti bresciani e con la chiusura di tanti stra­nieri. Così, mentre il tempo lavorava con i suoi modi da fiume carsico, sottotraccia, den­tro l’animo degli individui, per corrodere le reciproche differenze, non sono mancate le grandi cronache. Nel bene e nel male. Crona­ca bianca e cronaca nera. Buone notizie e no­tizie tremende. Mario Balotelli segna chiaramente in sen­so positivo questa storia complessa, ragazzi­no accolto dalla famiglia bresciana e poi dal­l’intera comunità, fino alla gloria assoluta della maglia azzurra, e lasciamo perdere per una volta l’extrasportivo. Se non è la più lumi­nosa, questa parabola è sicuramente la più fa­mosa e la più popolare, metafora semplice e perciò perfetta di una città capace di crescere e di cambiare. Il punto più basso, per noi così difficile da capire, è invece il pietoso destino di Hina Sa­lem, la ragazza pakistana uccisa dalla fami­glia e poi macabramente sepolta in giardi­no, per la sola colpa di inseguire il suo amo­re occidentale. Le chiamiamo contraddizioni, sono i punti di frizione tra mondi che si guardano, si annusano, si studiano e poi finalmente si concedono e si completano, salvo i casi de­stinati all’incomprensione perenne. Il tempo, però, lavora. Anche nei casi più insolubili. Fa il suo corso e abbatte gli osta­coli. E’ fatale: arriverà presto il giorno in cui Brescia, come l’Italia intera, nemmeno più conterà il numero e le percentuali degli stra­nieri. Perchè quel giorno davvero nessuno sarà più considerato straniero.