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 2012  dicembre 21 Venerdì calendario

Non è l’ultimo arrivato don Dariusz Oko. E per questo il suo studio fa molto pensare anche in Vaticano dove da tempo ne hanno scandagliato i risultati

Non è l’ultimo arrivato don Dariusz Oko. E per questo il suo studio fa molto pensare anche in Vaticano dove da tempo ne hanno scandagliato i risultati. Dottore di ricerca del dipartimento di Filosofia dell’Università pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia, la diocesi dell’ex segretario papale e ora cardinale Stanislaw Dziwisz, don Oko sostiene che nella Chiesa si è infiltrata una potente lobby gay che decide nomine e promozioni attraverso un meccanismo di ricatti e omertà. Una tesi sostenuta in uno studio pubblicato originariamente sulla rivista polacca Fronda, poi sulla rivista teologica tedesca Theologisches,e ripreso ieri con una lunga intervista anche su La Nuova Bussola Quotidiana. Dunque una lobby omossessuale nella Chiesa? «Sì», sostiene il prete polacco, per il quale anche i recenti scandali di pedofilia che hanno coinvolto la Chiesa altro non sono che casi di rapporti omosessuali di preti con minori. Dice: «Negli anni Settanta e Ottanta del Ventesimo secolo i sacerdoti con tendenze omosessuali hanno cominciato a creare molti problemi in tante diocesi ed abbazie nel mondo. Lo scandalo degli abusi sessuali su minorenni, esploso negli anni ’80 negli Usa, è in gran parte dovuto a preti gay e nel 2002 questa situazione ha portato a un vero e proprio terremoto. Nel 1989, don Andrew Greeley, scrittore e sociologo cattolico, ha scritto sul settimanale americano National Catholic Reporter di Kansas City a proposito della «mafia lavanda » (locuzione che indica la lobby gay all’interno della Chiesa cattolica) in un articolo che ha indignato alcuni e ha trovato d’accordo altri. Secondo Greeley «il sacerdozio stava diventando sempre più gay, e non era più rappresentativo della Chiesa universale». Don Oko parla di omoeresia. In sostanza, «un rifiuto del Magistero della Chiesa cattolica sull’omosessualità». I sostenitori dell’omoeresia, tra questi a suo dire diversi sono gli «infiltrati» nella Chiesa, «non accettano che la tendenza omosessuale sia un disturbo della personalità». Mettono in dubbio, insomma, «che gli atti omosessuali siano contro la legge naturale. I difensori dell’omoeresia sono a favore del sacerdozio per i gay. L’omoeresia è una versione ecclesiastica dell’omosessualismo». Don Oko cita alcuni casi eccellenti: quello di monsignor Julius Paetz in Polonia, di monsignor Magee in Irlanda, di Rembert Weakland negli Stati Uniti, oltre al bisessuale fondatore dei Legionari di Cristo. Dice: «La condotta di Weakland, un arcivescovo particolarmente "liberale" e "aperto", che negli anni 1977-2002 ha diretto la diocesi di Milwaukee favorendo diversi sacerdoti pedofili, dimostra fino a che punto possono spingersi i combattenti preti gay in abito talare». Lo studio di don Oko ha suscitato diverse reazioni. Spiega: «Tante persone hanno sottolineato quanto sia importante toccare questo tema perché la degenerazione morale dei sacerdoti distrugge qualcosa di particolarmente importante per la Chiesa, la colpisce al cuore. Ho ricevuto queste risposte soprattutto dagli educatori dei seminaristi. Vescovi, abati e rettori di seminari mi hanno detto che questo articolo è un strumento molto utile per il loro lavoro, perché da una parte ricorda e raccoglie i punti chiave del Magistero sul divieto di ordinazione per le persone di tutte le tendenze omosessuali; dall’altra aiuta la riflessione e a risolvere i dubbi sull’argomento, anche se qualcuno potrebbe averne ancora».